Welfare

IRAN. Diversi ayatollah condannano le violenze

I racconti degli abusi subiti in carcere da chi si è opposto al risultato del voto non passano inosservati: alcuni tra i più influenti capi religiosi chiedono che sia fatta loro giustizia

di Redazione

Continuano a suscitare polemiche le denunce giunte nei giorni scorsi in merito a presunti abusi subiti in carcere dai manifestanti arrestati dopo le elezioni iraniane del 12 giugno. Il grande ayatollah Bayat-e Zanjani ha espresso profonda preoccupazione per la condizione dei prigionieri politici, auspicando che “le voci sulle torture e sugli stupri dei prigionieri non vengano confermate”. Altrimenti, ha aggiunto Zanjani citato dal sito riformista ‘Mowjcamp’. “la Repubblica Islamica necessiterebbe di una radicale e profonda riforma interna, in modo da poter eliminare tutti gli elementi corrotti che con la loro condotta infangano l’Islam”. Sempre secondo ‘Mowjcamp’ anche il grande ayatollah Shobeyr-e Zanjani, maestro della Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, avrebbe espresso più volte la sua preoccupazione per la condotta del governo di Mahmoud Ahmadinejad, condannando la repressione dei manifestanti e l’uso della tortura nelle prigioni. “La Repubblica Islamica non potrà andare avanti basandosi sull’ingiustizia”. Una settimana fa il grande ayatollah Yosouf Sanehi aveva criticato duramente l’operato del governo di Ahmadinejad, suscitando le proteste dei sostenitori del presidente. Secondo alcune fonti di Najaf, città santa sciita irachena, anche il grande ayatollah Hosseini Sistani, il più autorevole ayatollah vivente nel mondo sciita, avrebbe espresso perplessità sulla condotta del governo iraniano.

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.