Cultura
Una rompiscatole in cima all’Europa
Dalle battaglie transnazionali davanti a Montecitorio alle pernacchie fatte ai militari birmani. La vera storia di Emma
Per Sandro Pertini era ?il monello di Montecitorio?. Per i suoi meno poetici avversari una fanatica rompiballe, e le avrebbero volentieri tappato la bocca. A lei, e a quel suo inossidabile compagno di provocazioni. Con Marco Pannella, in 25 anni, ha fatto ogni genere di battaglia. Poi, una mattina del 1994, il governo italiano chiese a Emma Bonino di partire per Bruxelles, per fare il ministro europeo. Il Commissario, come si dice, per i Diritti umani e le politiche di Difesa dei consumatori. Ciao Marco. Dopo tanti anni di lotte radicali ?transnazionali?, che alla gente normale suonavano un po? astruse, il suo campo di battaglia è diventato il mondo. Bruxelles, lo sapeva, è solo una porta d?ingresso.
Se la sua fama l?ha preceduta fin su nell?uggioso Belgio (e lei che il freddo e le brume le odia, poveretta), i suoi paciosi colleghi del Governo europeo ci saranno rimasti male. Qualche vecchia foto la tramandava variamente imbavagliata o digiunante contro i ladri d?informazione, o ai banchetti di cento e cento referendum, o strillonante per una nuova campagna internazionale nelle strade di Roma o fuori dal Palazzo di Vetro.
Invece i navigati burocrati si sono trovati davanti una sofisticated lady, una signora raffinata che ama le metropoli e le comodità, che non disprezza l?eleganza e sa come si tratta nel bel mondo. Poi, però, l?hanno sentita tuonare. L?hanno sentita sferzare un?Europa che è «un gigante economico, ma un verme politico», e quasi non credevano alle proprie orecchie. Hanno scoperto che il Commissario è più documentata di una banca dati e che prenderla in castagna è praticamente impossibile. Un osso duro, questa Madame Bonino.
Dei ruggenti anni Settanta, che anche grazie alle sue battaglie diedero un calcio a quel che rimaneva dell?Italia nazional-cattolica, le è rimasto quasi tutto: la grinta e le idee, forse un po? di intransigenza in meno. E il viso magro, dietro gli occhiali da professoressa, è quello di chi non molla mai il lavoro. Gli occhi chiari, invece, sono giovani. E il sorriso da birba. Parla degli affetti con la malinconia sobria di una che ha letto buoni libri, e che ha pagato qualche prezzo alle sue scelte. Se ha dei crucci, li nasconde nell?aria indaffarata da signora che ha compiuto i cinquanta e ha troppo da fare per starci a pensare.
E allora smette il tailleur, e non ha neanche un po? di paura a farsi arrestare in Afghanistan, dove i Talebani hanno deciso di «desertificare le donne» in nome del Corano. O a litigare con la polizia serba del Kosovo, quando è andata di persona a vedere cosa succede laggiù, lontano lontano, a un tiro di schioppo da noi. «Cose normali», dice. Quando proprio vuol stare tranquilla, Emma Bonino si arrampica sull?Hilamaya per incontrare il Dalai Lama, o va a fare pernacchie alla giuntaccia militare della Birmania, giusto per dare man forte al Premio Nobel Aung San Suu Kyi, la signora della democrazia in gabbia nell?Asia delle Tigri.
L?Economist, da tempo, fa il tifo per lei. Scrive che è il Commissario alle politiche ?soft?, che sarebbero poi quelle che non contano niente nell?hardware dell?Europa futura, nel suo cuore duro di business. Ma sono le tematiche che interessano alle persone: le loro libertà e quelle di tutti gli altri. Per questo, ha scritto innamorato il settimanale della business community globalizzata, sarà lei il «Commisario europeo del futuro».
Qualcuno, la vuole Presidente della Repubblica. Fa un po? strano immaginarla prigioniera nei lunghi corridoi e nei silenzi ancor più lunghi del Quirinale. Sembrerebbe una tigre in gabbia. Ma pensate che ruggiti, lassù sul Colle.
Marco Griffini (presidente Ai.Bi.): troppo protagonista e distratta
Un Quirinale in rosa sarebbe certamente più efficiente e soprattutto sensibile a temi, come quelli sociali, che spesso vengono considerati di secondo ordine. Tuttavia, nonostante la stima che Emma Bonino merita per ciò che ha fatto nel campo della cooperazione e dei diritti umani, non la voterei come presidente della Repubblica. Ritengo infatti che il Commissario Europeo non sia stato capace di rendere trasparente la gestione di Echo, l?Organizzazione europea per gli aiuti umanitari da lei presieduta, di cui oggi alcuni funzionari sono sotto inchiesta per aver ?intascato? dei finanziamenti destinati alla cooperazione. Riconosco che dirigere un?organizzazione grande e delicata come Echo non è certo un compito facile e che il Commissario è occupato anche su altri fronti, ma proprio perché gli aiuti e gli interventi umanitari sono così importanti, perché da essi dipendono la sopravvivenza e lo sviluppo di uomini e intere culture, non si può lasciarli in mano alle pressioni delle lobbies. Di qualunque paese esse siano e soprattutto se a finire nelle tasche dei funzionari non sono noccioline ma milioni di ECU. Insomma, qui bisogna fare chiarezza su come vengono investiti i fondi. Mi chiedo inoltre se Emma Bonino, che senza dubbio ha dimostrato grande determinazione e soprattutto la capacità di portare i problemi della cooperazione sotto gli occhi di tutti, saprebbe caversela altrettanto bene in un altro contesto. Per intenderci, se invece di lottare appassionatamente per la causa dei profughi o dei rifugiati, il suo compito fosse di saper mediare e mettere d?accordo i partiti per il bene del nostro Paese. Se dovessi scegliere non avrei alcun dubbio. Il mio presidente della Repubblica sarebbe Maria Pia Garavaglia. Perché stimo la sua professionalità e soprattutto la discrezione con cui, senza manie di protagonismo, da molti anni si impegna nel campo della solidarietà. Il governo dovrebbe essere fatto da persone di sostanza come lei, di attori protagonisti ce ne sono fin troppi e non sappiamo più cosa farcene.
Andrea Petrucci (Segretario Generale Summit della solidarietà):
con lei i diritti umani sono entrati nel Palazzo
Si vede lontano un miglio che Emma Bonino è una persona limpida, senza peli sulla lingua. Non è il solito politico che cerca solo di mediare. Sono sicuro che sarebbe un inquilino ideale per il Quirinale. Oltre che all?impegno profuso nel campo dei diritti umani e delle emergenze umanitarie il mio voto va alle capacità organizzative e gestionali della Bonino. Se tutti gli uffici pubblici fossero organizzati come il suo saremmo a posto. Ha dato un?impronta alternativa, tutto lo staff deve lavorare almeno quanto lei e i suoi collaboratori sono efficienti, precisi e versatili. Per intenderci, quanto di più lontano esista della burocrazia. D?altronde i risultati lo dimostrano. Se non fosse stato per la determinazione e la bravura del nostro Commissario, la Corte Penale Internazionale non si sarebbe fatta. Era un progetto vagheggiato da tempo, ma è stata la Bonino trasformarlo in realtà durante la recente conferenza di Roma.
È una che punta dritto al sodo, l?ho incontrata di recente e sembra sempre più attiva e dinamica. Siamo sinceri, è anche grazie a lei se oggi la classe politica italiana ha riacquistato credibilità all?estero. Inoltre, se come Commissario Europeo non fosse stato alla guida di Echo, oggi certi temi della società civile non avrebbero trovato l?attenzione che meritano. Basta pensare alle cifre raccolte per i profughi del Kosovo, i bambini della Corea e, in generale, per la cooperazione. Mi ha sempre impressionato l?energia e la passione con cui sposa le cause per cui si batte, l?abbiamo vista tutti in Ruanda, nell?Europa dell?est e nella campagna contro la pena di morte negli Stati Uniti. Ma anche in Italia, dove tra i diritti dei più deboli ha difeso anche quelli dei consumatori. E in un Paese in cui certi politici si comportano come star dello spettacolo, ben venga una donna che senza tanto rumore e cerimonie inutili infila gli occhiali, prende il passaporto e va dove c?è bisogno.
Gavino Sanna: cara signorina coraggio, ti porterò sul colle
Se Emma Bonino fosse un prodotto… be?, sarebbe un prodotto che mi piace. Un prodotto per cui farei volentieri una campagna pubblicitaria. Come? Non lo so, dovrei pensarci bene, certo mi piacerebbe sedermi a un tavolo davanti a un prodotto così e sfogliarlo, gustarlo, assaggiarlo per vedere che sapore ha. Un po? me lo immagino: sicuramente non sarebbe avariato, sicuramente non dovrebbe neppure essere condito molto. Insomma, va bene così com?è.
Di aggiustamenti o trucchi per catturare l?attenzione dei suoi possibili acquirenti, gli elettori, non ne avrebbe bisogno: e poi in generale vale la regola per cui il pubblico deve avere un?idea precisa di quello che compra, deve sapere cosa sceglie. Aggiustare il tiro strada facendo è sbagliato perché la gente si sentirebbe ingannata, e poi non mi sembra che sia nelle corde di Emma Bonino presentarsi diversa da quello che è. Lei non ha bisogno di un trucco pesante per farsi accettare.
I suoi punti di forza? Sono sotto gli occhi di tutti: è seria, si è data molto da fare, è una lottatrice, non molla mai finché non ha ottenuto ciò per cui si è impegnata. Una vera ?signorina coraggio?. Il problema dunque non sarebbe tanto lei quanto gli italiani, che secondo me farebbero fatica ad accettare una candidatura di questo tipo per il Quirinale. Non è una candidatura facile, la sua.
Dal punto di vista pubblicitario la definirei un prodotto ?misto?, a due facce. Da una parte ci sono i suoi trascorsi, la sua militanza, l?appartenenza politica forte a un colore che non sbiadisce facilmente: tutti sanno chi è, chi è stata, chi sono i suoi amici. Dall?altra c?è invece il suo presente, che lei si è costruita con grande tenacia, è stata in grado di lucidare la medaglietta per presentarsi con una veste nuova, che le si adatta mirabilmente, pur senza rinnegare il passato. Insomma è stata brava.
Non so se tutto questo basterebbe per portarla al Quirinale in un Paese chiamato Italia. Ma questo non è un problema suo. È una sfida difficile in cui però, ripeto, mi butterei volentieri. Sempre che lei fosse d?accordo.
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