Welfare

Comunità non sarà armonia

Le previsioni di Remo Bodei, filosofo

di Maurizio Regosa

Quest’anno il Festival della Filosofia di Modena terrà al centro proprio il tema delle forme di convivenza e di appartenenza. Il direttore spiega il perché della scelta Ènei momenti più difficili che si mette alla prova la tenuta della comunità e si constata, una volta di più, la sua importanza. Prendete il caso aquilano. Fra mille problemi, quella comunità si è stretta attorno alle macerie del capoluogo e ha riattribuito loro quel significato simbolico di appartenenza che il terremoto aveva così brutalmente scosso. In qualche modo anche la crisi economica è assimilabile a una scossa di altissimo grado. Ha smantellato consuetudini, messo in crisi relazioni ma al tempo stesso ha messo a nudo, e quindi valorizzato, quei meccanismi essenziali cui sempre ci si deve appoggiare. Ma, se di comunità continueremo ad avere sommammente bisogno, resta un interrogativo: che comunità avremo nel dopo-crisi? Forse non è per caso se questa conversazione con il filosofo Remo Bodei prende avvio sul binomio comunità – equità: «fin qui la crisi», premette il professore, «ha mostrato sostanzialmente l’impunità dei potenti che controllano i mercati, i limiti del liberismo selvaggio appoggiato dalla Thatcher e dai due Bush? Il risultato è che negli Usa è aumentato enormemente il divario fra i super ricchi e i super poveri. La classe media è rimasta stritolata».
Vita: Squilibrio che non si sposa con l’idea di una buona comunità.
Remo Bodei: Proprio il contrario. La comunità anche etimologicamente implica diritti e doveri. Non so se ha presente il ciclo di Ambrogio Lorenzetti intitolato Il buon governo. È nel Palazzo pubblico di Siena e rappresenta la concordia tra i cittadini. Uomini e donne che tirano una corda in cerchio. Un’immagine che suggerisce lo sforzo, la tensione comune verso l’interesse generale. L’idea di concordia non è legata solo a un aspetto armonico, ma anche a una tensione, alla mediazione tra i conflitti. Ciascuno tira dalla propria parte e alla fine tutti tengono in tensione la comunità. È utopico pensare che tutti i cittadini si comportino così. A pensarci bene, che la società si mantenga è un miracolo, dovuto a mille componenti, che fanno sì che qualcosa di così complicato sussista con tutte le sue pecche. È un fatto che secondo me deve creare meraviglia.
Vita: Dunque che comunità avremo?
Bodei: Nessuno ha la palla di vetro. Ma il futuro è anche frutto di eventi che possiamo entro certi limiti modificare. Per esempio dipende dal nostro atteggiamento nei confronti dei migranti. Vanno evitate l’assimilazione e la ghettizzazione. Il problema dell’integrazione è difficile. Inutile farsi illusioni. Una questione legata non solo alla pur importante buona volontà dei singoli ma anche alle politiche.
Vita: Chi oggi è in grado di svolgere una mediazione efficace?
Bodei: Il fascismo ha stanato personaggi che non avevano mai fatto politica, i bambini, le donne, i contadini, e li ha immessi forzosamente nella scena pubblica. Nel dopoguerra i partiti di massa, Dc Pci Psi, hanno goduto di questa capacità di mobilitazione, un’onda lunga anche se declinante che ancora ci accompagna. Questi partiti predicavano un ethos specifico anche se poi razzolavano male, fungevano da anelli di collegamento tra la dimensione individuale e quella collettiva. Piano piano questa funzione è stata smontata. Il rapimento Moro è stato l’ultimo sussulto di difesa degli interessi pubblici. Successivamente è cominciata la corruzione, i partiti sono diventati impresentabili, sono diventati comitati d’affari nel caso peggiore, collettori di opinioni mutevoli nel migliore. In seguito l’avvento della tv, specie commerciale, ha ulteriormente cambiato la politica che non è più fatta di programmi, è diventata una politica fai-da-te legata a forme di individualismo di massa, se vogliamo di narcisismo.
Vita: Oggi il fattore unificante è spesso il respingimento: gli operai inglesi non vogliono gli italiani, questi ultimi non vogliono gli extracomunitari.
Bodei: Con una differenza che lei conosce benissimo. Noi siamo il paese di Machiavelli ma abbiamo dai 4 ai 7 milioni di volontari. Il che non solo fa ben sperare, ma indica il fatto che l’impegno verso gli altri non coincide più con l’impegno politico. Mi sembra una grande novità. C’è anche nello stesso tempo qualcosa di una realizzazione individuale rispetto a quella collettiva, che i partiti di massa promettevano. Il singolo fa certe cose per la collettività senza aspettarsi remunerazioni.
Vita: C’è bisogno di comunità.
Bodei: Sì, ma il raggio di queste comunità è ristretto, esclusivo. Sono comunità che più escludono più sono compatte. E questo non risolve il problema della democrazia, che è una comunità di senza comunità, per così dire. L’incognita semmai, e lo sarà anche dopo la crisi, è far convivere comunità diverse tenendole nei limiti. Il nostro compito è integrare le piccole comunità nelle grandi lasciandogli però uno spazio. L’immagine migliore è quella di inclusioni eccentriche, tanti cerchi che non hanno un unico centro e che però obbediscono a un set di regole e principi.
Vita: Una libertà in movimento.
Bodei: Non dobbiamo demonizzare la ricerca delle cosiddette radici né creare cittadini completamente sradicati dalla comunità. Sono sardo e ci tengo, ma contemporaneamente credo di essere italiano ed europeo. Dobbiamo avere appartenenze plurime. Forme regressive come quelle leghiste vanno condannate, ma non va criticato l’amore per la comunità, per le tradizioni o per il cibo. Quale sarà la comunità futura? Dovrebbe essere quella di tante comunità che riescono a integrarsi, non si assimilano, non perdono le loro radici migliori e nello stesso tempo sono in grado di essere rispettate.
Vita: Cosa facilita l’inclusione?
Bodei: Per le comunità straniere, una delle prime cose è l’apprendimento della lingua. Dobbiamo aiutare i bambini che parlano altre lingue, istituendo gruppi di professori che svolgano un lavoro di mediazione. Poi si potrebbe creare una struttura del Ministero del lavoro che sottragga i migranti alle varie camorre, che segnali le opportunità di lavoro. Certo facendo anche i necessari controlli.


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