Bisogna saper vivere il mare, ma il modo per banalizzarlo credo sia esattamente quello che vede le persone accalcate sulla spiaggia, uno di fianco all’altro, scambiandosi gli odori delle creme che riparano le scottature.
Ho conosciuto una ragazza, a Varigotti, che si alza la mattina presto per cogliere la luce e imprimerla nei suoi acquerelli. La coglie dalle altezze della chiesa di San Lorenzo, ma anche da una barca di un compiacente pescatore. Si chiama Anna L’Atrella e vive nella casa vacanza San Francesco, dove espone i suoi quadri. Nessuno ci pensa, ma i ruderi, le torri, i castelli, sono assai distanti dal mare e le popolazioni antiche diffidavano parecchio della spiaggia, luogo abitato dal nemico che arrivava da lontano e in un battibaleno avrebbe depredato la comunità intera, se ci fosse stato un pertugio. Toirano è un bel paese dell’interno, famoso per le sue grotte e a me noto per un ristorante che mi ha commosso: il Cappello di Guguzza. Mi ricorderà per sempre il piatto più semplice: la parmigiana.
A Castelbianco, paese dell’interno che da Albenga porta a Garessio, in Piemonte, c’è il ristorante albergo Scola, una bella novità, dove i piatti sono quelli saporosi della cucina dell’interno. Quindi funghi e coniglio ripieno da abbinare a un corroborante rosso. Infine a Noli, che fu Repubblica Marinara, la sosta riposante è alla Scaletta: fanno una pizza di scuola salernitana, ma anche piatti di pesce eccezionali (chiedete gli scialatielli) e una torta di ricotta e pere che non si dimentica. Sì certo, da qui il mare non si vede, ma era questa la scommessa: cercare il fascino della Liguria di Ponente anche nei luoghi interni, per scoprire un produttore di olio (a Varigotti il numero uno si chiama Domenico Ruffino), oppure di vino (qui un altro Ruffino, Paolo, produce il raro Mataossu). Una miniera sconfinata è nell’Intemelia, in provincia di Imperia, passando per paesi come Dolceaqua, Pigna, Isolabona e Castelvittorio. E qui si beve Roccese di Dolceacqua e si mangia il turtun. Ma è già un’altra storia.
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