Formazione

La Dote, un’idea per guardare oltre la crisi

Parla l'assessore all'Istruzione Gianni Rossoni

di Redazione

«Per ripartire occorre ricostruire la fiducia perduta: fiducia negli individui, nelle relazioni sociali, nei corpi intermedi, nella capacità di risolvere insieme i problemi comuni. Non bisogna restare ingessati in una divisione rigida tra pubblico e privato». Così Gianni Rossoni, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro in Regione Lombardia, sintetizza la filosofia che ha portato all’idea della Dote, un meccanismo nuovo che ha riscosso un notveole successo. In questa intervista ne fa un bilancio
Qual è la filosofia che ha portato al varo della Dote?
Gianni Rossoni: Quella di trovare nuove forme di integrazione e collaborazione tra pubblico e rpivato secondo il principio di sussidiarietà. Il compito della politica è favorire la nascita e la crescita, dentro alla società, di risposte adeguate ai bisogni che emergono, valorizzando tutte le energie creative presenti sia nel mondo del profit sia in quello del non profit.
In cosa consiste la novità della Dote?
Rossoni: La Dote, nelle sue tre espressioni (Dote scuola, Dote formazione, Dote lavoro), è un tassello importante all’interno di un ampio disegno di riforma del settore dell’istruzione, formazione e lavoro lombardo. Negli ultimi tre anni abbiamo scritto e attuato due leggi regionali, la 22/06 sul mercato del lavoro e la 19/07 sul sistema educativo, che danno un quadro unitario al sistema in una logica di piena integrazione. La Regione cerca di favorire l’incontro tra le esigenze delle persone e i servizi offerti da una pluralità di attori, pubblici e privati. Per questo abbiamo introdotto nuovi strumenti di governance e di erogazione dei contributi, come l’accreditamento, che garantisce standard di qualità che tutti gli operatori devono rispettare, e la Dote, che sposta il finanziamento dall’offerta alla domanda.
In che senso?
Rossoni: Le risorse oggi seguono la persona: ognuno può decidere dove spendere la sua Dote all’interno della rete degli accreditati e così si favoriscono la libertà di scelta, la responsabilità dei singoli e la capacità della società di auto organizzarsi.L’acuirsi della crisi economica e le sue ripercussioni sul mondo del lavoro hanno modificato le vostre politiche?
Rossoni: Regione Lombardia si è mossa in una duplice direzione: sostenere i lavoratori, perché nessuno sia lasciato solo nel momento del bisogno, e consolidare il tessuto produttivo, perché solo chi si rafforzerà puntando su innovazione, formazione e qualità potrà tornare a crescere in tempi rapidi, favorendo la ripresa. Il modello della Dote lavoro si è sposato perfettamente alla proposta del ministro Sacconi di unire risorse nazionali e Fondo Sociale Europeo per estendere gli ammortizzatori sociali ai settori, alle tipologie di imprese e ai lavoratori precedentemente esclusi, come apprendisti e interinali. Abbiamo creato una Dote lavoro ammortizzatori sociali, grazie alla quale i lavoratori non ricevono solo un sostegno al reddito, ma sono accompagnati in un percorso personalizzato di riqualificazione, attraverso brevi corsi formativi e interventi per la ricollocazione, in sintonia con le esigenze individuali, dell’azienda e del tessuto economico.


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