Politica

Al voto, nonostante tutto

"La popolazione è intimorita ma andrà a votare in massa". La testimonianza di un cooperante del Cesvi

di Daniele Biella

Afghanistan, martedì 18 agosto 2009: un giorno terribile. Dieci morti, tra cui un militare dell’Isaf, la forza Onu sul territorio, e 52 feriti per un’autobomba scoppiata alla periferia di Kabul. Almeno quattro morti, e due ferite, per un kamikaze, nella provincia di Nangarhar, a est. Dieci i feriti a Jalalabad, mentre nella provinica di Jawzian, a nord, uno dei 72 candidati al Consiglio provinciale locale è stato assassinato. Infine, il “simbolico” attacco al palazzo presidenziale del premier uscente Hamid Karzai, con un razzo che ha colpito l’edifico senza causare vittime ma con grande effetto mediatico.

A meno di due giorni dal voto, i ribelli talebani sono scatenati, e dopo le minacce di ieri (dita e arti mozzati a chi si sarebbe recato a quello che considerano un “voto-truffa”) oggi sono passati agli eccidi. La situazione sembra degenerare, nonostante ciò l’Isaf ha annunciato lo stop alle azioni militari (facendo eccezione per quelle di natura difensiva) fino a dopo la consultazione, venendo incontro all’appello di Karzai affinchè l’election day venga visto come un “giorno di pace”. Ma come arriva all’appuntamento del voto la società civile afgana? E come si stanno muovendo, in questi giorni traumatici, le poche ong presenti sul territorio? Vita ha intervistato in tal senso Stefano Piziali, responsabile della Sicurezza del personale espatriato dell’ong italiana Cesvi, presente in Afghanistan con Intersos e Gvc.

Con che spirito arriva al voto la popolazione afgana?
Di sicuro vogliono votare, ancora più delle scorse elezioni (le presidenziali si sono svolte nel 2004, le parlamentari l’anno seguente, ndr). Vedono il voto come un passaggio necessario, lo sentono vicino. C’è molta attenzione soprattutto verso il rinnovo delle cariche dei Consigli provinciali, ovvero verso i loro prossimi amministratori locali.

Come reagiscono le persone agli attentati sempre più frequenti?

La preoccupazione è sicuramente ai massimi livelli, la gente è intimorita. Il problema della mancanza di sicurezza genera sfiducia e pessimismo, nonostante questo percepiscono l’importanza di andare alle urne, per il loro futuro. Sono coscienti che quello che sta accadendo nelle ultime ore è frutto dell’avvicinarsi del giorno elettorale, chi compie gli attentati vive l’evento come un’occasione per avere maggiore visibilità.

I cooperanti del Cesvi come stanno vivendo questi momenti?
Noi siamo presenti a Herat con un progetto di formazione professionale, per almeno 200 tra donne e giovani disoccupati, che coinvolge due operatori espatriati, uno italiano e l’altro albanese, più venti cooperanti locali. A scopo preventivo, già da tempo e in previsione di un peggioramento della situaizone che poi effettivamente c’è stato, avevamo stabilito l’allontanamento dalle zone più a rischio dei nostri lavoratori.

In che modo?
I due cooperanti internazionali si trovano uno in Pakistan, l’altro in ferie in Italia. Dei locali, chi non è di Herat è tornato nelle proprie zone d’origine fino a dopo le elezioni, mentre la maggior parte, che risiede in città, è rimasta nelle proprie case.  Abbiamo necessariamente ridotto le attività, senza però sospendere il progetto, che è di sviluppo e non d’emergenza, quindi può essere gestito con più calma. Nel caso si vada al ballottaggio, adotteremo le stesse indicazioni. L’obiettivo rimane quello di mitigare il più possibile i rischi, ed è condiviso da tutte le ong presenti nel paese, riunite nel coordinamento di sicurezza Anso, Afghanistan ngo safety office.

Nelle ultime ore avete ricevuto indicazioni dal Governo italiano?

Nessuna. Agiamo come sempre, seguendo le procedure standard, ovverco comunicando tutti gli spostamenti del nostro staff all’Unità di crisi della Farnesina.

Si può fare una previsione per l’esito del voto?
Dal nostro punto di vista non sappiamo chi tra i due candidati abbia più possibilità di vincere.


AFGHANISTAN, I NUMERI DEL VOTO
Sono almeno 6.500 le postazioni elettorali installate in tutto il Paese, dove si recheranno a votare i 16,7 milioni di elettori già registrati (la popolazione totale è di 28 milioni, il 68% dei quali è sotto i 30 anni). Il 41% dei votanti è donna. Nel 2004 le persone registrate erano state 12 milioni. I candidati presidenziali sono 36, salvo ritiri dell’ultimo momento, tra cui 2 donne, ma sono pochi quelli con reali chances di successo, primo fra tutti il presidente uscente Hamid Karzai. Nella stessa tornata elettorale di giovedì 20 agosto si voterà anche per il rinnovo dei 34 Consigli Provinciali: i candidati sono 3.324, di cui 342 donne. Nel 2005 erano stati 3.200, con 286 donne. Le prime informazioni sugli esiti delle urne arriveranno entro fine agosto, una volta saputi i primi dati parziali dai seggi più remoti. L’annuncio ufficiale dei risultati è previsto per il 7 settembre.


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