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IMMIGRAZIONE. Il CIE di Ponte Galeria (Roma) è al limite del collasso

La denuncia è del Garante dei Diritti dei detenuti del Lazio Marroni

di Redazione

Il Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria (Roma) è al limite del collasso al punto che alcuni immigrati fermati dalle forze dell’ordine sono stati trasferiti, per mancanza di posti,direttamente in carcere. La denuncia è del Garante dei Diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni secondo cui «nei giorni scorsi, ad esempio, un immigrato marocchino trovato senza documenti è stato portato a Regina Coeli perché a Ponte Galeria non c’era posto. La realtà è che la stretta del governo sull’immigrazione, il sovraffollamento e la concomitanza del periodo estivo con il caldo insopportabile e le ferie degli operatori stanno creano una miscela potenzialmente esplosiva».  

 

Negli ultimi venti giorni, praticamente conl’annuncio dell’inasprimento delle norme in tema d’immigrazione, la popolazione del CIE di Ponte Galeria, il più grande d’Italia, è salita di circa 80 unità, da 246 a319 ospiti (175 uomini e 143 donne) a fronte di una capienza tollerabile di 330 posti. Per la maggior parte si tratta di cittadini nordafricani in attesa di essere rimpatriati.

 

Il caldo di queste settimane, i lunghi tempi di attesa per ottenere i colloqui con le ambasciate di origine, il fisiologico calo degli operatori legato al periodo feriale, il sovraffollamento, il fatto che, ad esempio, i nuclei familiari al momento dell’arrivo nei Centri vengano divisi nei settori maschile e femminile con evidenti problemi di convivenza 

«Ieri – ha raccontato Marroni – si sono a lungo rincorse voci di un decesso all’interno del Centro. Per fortuna non è stato così, ma eventi drammatici all’interno del CIE cene sono già stati nei mesi giorni. Il vero equivoco di fondo è che i C.I.E. sembrano sempre di più centri di reclusione che, con la possibilità di protrarre la permanenza degli immigrati fino a 180 giorni, sono peggiori delle carceri. A Ponte Galeria, ad esempio, non c’è un grande appoggio esterno del volontariato che è una delle cose buone che si ritrovano in carcere. In queste condizioni è assai facile che possa prendere il sopravvento la disperazione. Per questo auspico che le istituzioni si adoperino per disinnescare al più presto questa situazione potenzialmente esplosiva»

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