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Che L’Aquila sarà?

In edicola un numero speciale di Vita magazine a quattro mesi dal terremoto

di Redazione

Sono passati quattro mesi dal terremoto. Settembre è alle porte. per la città devastata si prepara un passaggio cruciale. Come lo sta vivendo? Quali sono le vere sfide che deve affrontare? Sul numero di vita magazine in edicola  un rapporto completo, raccontata in presa diretta da tutti i protagonisti. Con i conbtributi di: Riccardi Bonacina, Toni Capuozzo, Guido Bertolaso, Giustino Parisse, Marco Vitale e Raymond Lorenzo. Per scaricare il numero completo clicca qui.

 

GLI INGEGNERI DELL’AQUILA: SULLA RISCOSTRUZIONE CI SENTIAMO ESAUTORATI

interlvista di Francesco Dente

 

Liberi professionisti, specialisti di calcoli statici e di tecniche della costruzione. Ma anche volto ufficioso delle istituzioni. Nell’Abruzzo distrutto dal terremoto, gli ingegneri, come gli architetti e i geometri, non sono soltanto degli esperti al servizio dei privati. Interlocutori privilegiati dei cittadini alle prese con la ricostruzione delle case e con gli intoppi della burocrazia ma, soprattutto, intermediari di fatto di una pubblica amministrazione ancora alloggiata in roulotte o uffici di fortuna. Nonostante, questo il punto, il distacco delle istituzioni. «Ci sentiamo esautorati», accusa il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia dell’Aquila, Paolo De Santis (in foto). Difficile intavolare discussioni sul futuro. Il futuro non è quel che sarà fra qualche anno o le idee tanto care agli urbanisti su new town sì o no. È domani mattina e quell’incontro che non si farà più. È quella circolare interpretativa promessa e ancora ferma nel cassetto.

Presidente, siete fiduciosi sulla ricostruzione quattro mesi dopo il sisma?
La speranza è l’ultima a morire ma se continua così non ci resterà che scommettere sul giorno in cui la speranza si spegnerà. Il progetto Case per gli alloggi prefabbricati, gestito dall’alto, procede. È ferma, invece, la ricostruzione privata. Il dramma è che nessuno si chiede perché non parta. Pochi cittadini hanno presentato le domande agli uffici tecnici comunali. Il quadro normativo delineato con le ordinanze sulla ricostruzione, infatti, non è chiaro. Sorgono dubbi ogni giorno. Si chiede, ad esempio, di presentare fatture quietanzate per il rimborso ma la gente non ha i soldi per i lavori. Il prezzario delle opere, inoltre, non è ancora completo.

Da dove ripartire, allora?
Sedendosi intorno a un tavolo e mettendo, con umiltà, da parte preconcetti su ruoli e sfere di potere. Siamo tutti nella stessa barca e solo discutendo insieme ripartiremo. Altrimenti l’Aquila sarà destinata a morire.

Avete più timori che speranze?
Inizia a farsi strada il timore, preoccupato, che la fase di stallo serva in fondo a dimostrare che il territorio non è in grado di procedere autonomamente e che sarebbe bene accentrare ulteriormente le procedure e la gestione della ricostruzione. Un modo, insomma, per colonizzare tutto dall’alto. C’è un indirizzo politico ben chiaro. Si spendono 1,3 milioni al giorno per far stare la gente sulla costa. Ma se i cittadini non tornano a spendere nelle città colpite dal terremoto l’economia di quelle zone non ripartirà mai.

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