Non profit

Scialatielli, sagre e concorrenza sleale

di Redazione

Scoppia l’estate e scoppiano anche le polemiche. Una in particolare l’ha attizzata la Fipe – Federazione italiana pubblici esercizi contro le sagre di paese. Motivo: farebbero concorrenza sleale. A chi? Ai ristoranti. Ma dài! Il pubblico che va alle sagre non è quello che sceglie il ristorante e poi la sagra è un momento vivo di partecipazione popolare. A patto che non barino sulla qualità. Una soluzione però ci sarebbe: coinvolgere i ristoratori del paese. A Varigotti, ricordo, facevano una sagra con il fritto misto, che non era invitante come quello che si mangia alla Muraglia, sommo ristorante di fronte alla spiaggia, ma la sagra dei frizzulli che ho vissuto nei paesi della Basilicata è stata un momento di conoscenza e di gusto. Ad Alluvioni Cambiò (AL) è spettacolare la sagra del sedano: peccato solo che la bagna caoda la facciano con la panna. Memorabile la sagra del peperone di Carmagnola, e così via. In ogni caso la sagra non può essere disgiunta dalla musica e dal canto, perché è come se si sminuisse il suo valore culturale. È una festa, è un ringraziamento, dove il mangiare insieme diventa un atto beneaugurante per l’intera comunità: giovani e vecchi, ricchi e poveri. Come si fa a liquidare tutto questo come semplice concorrenza sleale?
Però mi piacerebbe dare i voti alle sagre, fino alla denominazione comunale per le storiche, che rappresentano un valore. In attesa che la sagra dei paesi di mare rispolveri pesci dimenticati e non i totani surgelati fritti in un olio improbabile (e qui sì che ha ragione la Fipe) io vado a Noli, al ristorante la Scaletta, dove Francesco Fortunato, di origini salernitane, ha il pesce nel suo dna. E fa un piatto, come gli scialatielli alle alici, che gli ricorda i sapori della sua infanzia. Ma buone sono anche le trofie al nero e ogni tipo di pesce che giunge a riva e passa dalla sua cucina. Il prezzo di un pasto è decisamente onesto. Ed è buona anche la pizza, con tutti ingredienti freschi. Questa Scaletta, in verità, non teme concorrenza. Smettiamola dunque con la guerra fra poveri!

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it