Economia

Coldiretti: il trampolino dalla filiera corta

di Redazione

«Il turismo è stato fortemente penalizzato. Si è parlato di terremoto dell’Abruzzo e non dell’Aquila. In questo modo è passata l’idea che l’intera regione fosse distrutta e già da Pasqua il 90% delle prenotazioni negli agriturismi è stato annullato». Punta il dito contro l’informazione sommaria il presidente regionale di Coldiretti, Domenico Pasetti, e contro l’assenza di iniziative mirate di promozione: «Manca coordinamento tra gli enti locali e non si è fatta alcuna campagna significativa».
Crisi su crisi, dunque, per l’agricoltura abruzzese (nella provincia aquilana sono 4mila le imprese Coldiretti, circa 400 delle quali, oggi ferme, sono nei comuni del cratere). Agli effetti negativi della congiuntura mondiale si sono sommati quelli dovuti al sisma, lentezza burocratica inclusa. «La risposta sta nel promuovere all’esterno la realtà Abruzzo, non le singole province», continua Pasetti. «Dobbiamo», gli fa eco Michele Errico, direttore della locale Coldiretti, «ritrovare una solidarietà fra le province, mostrandoci coesi nel valorizzare un territorio bellissimo e molto vario».
Alcune iniziative sono del resto già in corso. La trasformazione della Centrale del latte dell’Aquila in una struttura che servirà tutto l’Abruzzo, ad esempio. «Si realizzerebbe una filiera del latte tutta autoctona con benefici sia per la categoria che per l’intera regione. Lo stesso si potrebbe fare per l’olio», precisa Errico. Un’operazione alla quale, pare, stiano guardando con favore anche gli enti locali che potrebbero privilegiare questa nuova centrale per rifornire ospedali, scuole e università. Un modo a costo zero per sostenere la ripresa. Sottolinea Coldiretti: «Gli agricoltori non chiedono denaro, ma l’apertura di strade o meglio di autostrade che ci aiutino a dare dignità ai nostri prodotti». Una strategia aggregativa potrebbe essere risolutiva per la produzione agricola e per le imprese dell’agriturismo. La conferma dal presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini: «La riconoscibilità del territorio rappresenta una piccola consolazione. Gli effetti non mancheranno anche sul turismo. L’Abruzzo è una regione che ha grandi distintività e grandi eccellenze ancora poco conosciute. Per questo abbiamo aperto un focus sulla regione, dove costruire una filiera tutta italiana – che è uno dei nostri obiettivi strategici nazionali – potrebbe essere, paradossalmente, più semplice, dovendo ricominciare da zero».


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