Volontariato

Anpas: il primo ostacolo? le tende bifamiliari

di Redazione

Nei «campi profughi», come lui stesso li definisce, Luciano Dematteis, capo della protezione civile delle Pubbliche assistenze, ci ha trascorso gran parte degli ultimi quattro mesi. «E tutto mi fa pensare che andremo avanti sino a fine ottobre». Lo stadio del rugby di Acquasanta, Collebrincioni e il piccolo Poggio Picenze. In queste tre aree l’Anpas, con 64 operatori impegnati per settimana, accoglie ancora oggi oltre 1.500 sfollati.
Vita: Quali sono le difficoltà maggiori?
Luciano Dematteis: Da sempre siamo abituati a lavorare con tende monofamiliari di quattro metri per quattro. All’Aquila il dipartimento ci ha fatto arrivare tende di quattro per otto in cui far convivere due nuclei. Questo ha comportato prima difficoltà nel montaggio del campo e finora soprattutto di convivenza. In situazioni di totale mancanza di privacy anche una borsa messa male può far scoppiare la scintilla.
Vita: Avete assistito a molti litigi?
Dematteis: Per fortuna un nostro gruppo delle Marche ha fatto arrivare alcuni psicologi. Che, se anche non si sono mai integrati con gli altri nostri volontari, ci hanno dato una grossa mano.
Vita: Su quali servizi può contare il campo di Acquasanta, il più grande fra quelli gestiti da voi?
Dematteis: Un ambulatorio medico, uno pediatrico, la banca, la posta, un’area ludica per giovani e per gli anziani e un tendone per riunirsi e guardare la televisione. Direi che ci sono più servizi ad Acquasanta che in un paesino di montagna.
Vita: Molti però lamentano la mancanza di libertà. Non crede che alcuni controlli “militareschi” siano eccessivi, soprattutto sotto la gestione di un’associazione di volontariato?
Dematteis: Il dipartimento ci ha fornito un regolamento. Alcune regole le stiamo applicando, altre no.
Vita: In che senso?
Dematteis: Noi non vietiamo a nessuno di visitare il campo. Ma credo sia necessario avere il nominativo di chi entra e chi esce e sapere che cosa sia venuto a fare. Altrimenti finisce come nel campo di Piazza d’armi dove ha preso piede lo spaccio di droga e la prostituzione.
Vita: Ci può dare un esempio di norme che invece avete scelto di non rispettare?
Dematteis: Il dipartimento voleva che i pasti fossero forniti solo agli sfollati del campo. Ma queste tende oggi sono la casa degli aquilani. E uno in casa è libero di offrire un pranzo a chiunque voglia. Ed è quello che abbiamo fatto.
Vita: Altro problema: i tempi morti. Nei campi le giornate non passano mai?
Dematteis: Ci stiamo attrezzando. Abbiamo un accordo col Miur per la gestione del doposcuola. Poi, insieme al Centro servizi al volontariato, stiamo programmando una serie di eventi ricreativi nei vari campi: attività ludiche e piccoli spettacoli. Devo dire che su questo punto il dipartimento non ci ha aiutato. Una mano sulla logistica e la gestione del vitto e dell’alloggio di artisti e ospiti l’avremmo accolta volentieri. E invece in via Ulpiano si sono concentrati esclusivamente su grandi eventi da allestire fuori dalle tendopoli.
Vita: Che tipo di rapporti economici avete col dipartimento?
Dematteis: Escluse le tende, tutte le altre attrezzature, a partire la cucina da 500 pasti l’ora, sono di Anpas. Su questo versante i conti li faremo alla fine. Il vitto e l’alloggio e i rimborsi per i volontari, invece, arrivano direttamente da Roma.


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