Welfare

È cominciato l’autunno caldo

Alla Innse di Milano da giorni si registrano scontri fra operai e forze dell'ordine. C'è chi giura che è solo l'inizio

di Redazione

di Daniele Bettini

Due operai della Innse di via Rubattino a Milano sono riusciti a forzare il blocco delle forze dell’ordine, sono saliti su una gru e minacciano di lanciarsi se le operazioni di smontaggio dei macchinari della fabbrica non saranno interrotte. E purtroppo è solo l’inizio di uno scontro che sembra destinato a protrarsi a lungo.
Quello di quest’anno sarà un autunno che sarà difficile dimenticare, sarà lungo e molto caldo. A Silvano Genta, il rottamatore, sostenuto dall’ex ministro della giustizia Castelli sta riuscendo quello che non riuscì ai nazisti in fuga dall’Italia, smontare le macchine dell’INNSE, da più di mezzo secolo simbolo della Milano produttiva.

Infatti, domenica 2 agosto gli operai che per 14 mesi hanno presidiato la fabbrica di via Rubattino a MIlano sono stati sgomberati pochi giorni dopo aver ricevuto assicurazioni da Provincia e Regione che niente sarebbe accaduto e che, almeno in agosto, si sarebbero potuti rilassare.

E sono proprio le istituzioni e i partiti i veri sconfitti, dal momento che poche ore prima dello sgombero il consiglio regionale all’unanimità aveva  approvato un ordine del giorno in cui si diceva che:«l’Innse è un “patrimonio consistente” e dunque bisogna attuare “tutte le iniziative utili per rilanciare l’azienda e salvarla” e continuava invitando la Giunta regionale a “proseguire nelle azioni di sostegno alle condizioni dei lavoratori, al proseguimento della loro riqualificazione professionale e attuare tutte le iniziative per salvare la fabbrica”.
Detto fatto, dopo poche ore alle 6.30 di domenica 2 agosto le forze dell’ordine sgomberavano il presidio degli operai permettendo l’inizio delle operazioni di “smontaggio” di 7 macchine.
Poi la tregua, tante promesse mai mantenute, qualche politico famoso, due telefonate, una dichiarazione tanti impegni, tutti disattesi. Nessuno sembra poter fare niente, tutti sono complici di un’operazione che lascia tante ferite aperte e che annuncia un autunno di scontri; la durezza e la difesa di posizioni insostenibili da parte delle istituzioni e soprattutto del governo è esagerata come a non voler aprire spiragli per le vertenze dei prossimi mesi.
E se la linea è questa lo scontro sarà durissimo.

Le commesse storiche

L’INNSE è una fabbrica gioiello ha macchinari di precisione ad alta tecnologia con know-how e specializzazioni produttive richieste in tutto il mondo. Se si leggono solo alcune delle storiche commesse c’è da rimanere stupiti:
gennaio 1986 la fabbrica di autoveicoli Vaz di toggliattigrad commissiona all’INNSE-Innocenti Santeustacchio, che fa parte di Italimpianti, due moderni centri di stampaggio per la produzione automatica di pannelleria (componenti di carrozzeria).
24 gennaio 1986: l’INNSE vince l’appalto per un grande telescopio astronomico di nuovo tipo destinato ad un osservatorio sulle Ande cilene.
17 gennaio 1987: l’Innse firma un contratto per realizzare per l’ente sovietico Stankoimport due centri di lavoro destinato a uno stabilimento di Leningrado specializzato nella produzione di macchine utensili, il contratto vale 7 miliardi
20 gennaio 1988 l’INNSE ottiene 4 commesse per un totale di 20 miliardi di lire per ammodernare laminatoi a caldo in Spagna, Usa, Algeria, battuta la concorrenza giapponese.
Insomma, un gioiello della metalmeccanica che i cinesi, solo per fare un piccolo esempio, sarebbero disposti a comprare a peso d’oro, ma non solo loro, infatti Genta l’INNSE la pagò, tre anni fa circa 700.000 Euro, mentre, da una stima sommaria, solo i macchinari oggi valgono circa 7 milioni di Euro.
E allora forse è il caso di ricordare che la famiglia Castelli, quando presentò il signor Genta alla Provincia (presidente era Filippo Penati) aveva più del 20% della Aedes l’immobiliare che proprietaria del terreno dove la INNSE è insediata, e che adesso ha in mano il cerino. Castelli se n’è andato, Genta è rimasto e con lui l’affitto del terreno mai pagato, in tre anni più di tre milioni di Euro (ma c’è chi dice fino a 6).
Però le forze dell’ordine, (rigorosamente meridionali, nota di colore, ma che si inserisce nel contesto, visto che stanno sostenendo un amico del leghista Castelli), oltre a svolgere il loro lavoro in maniera impeccabile, va dato loro atto, sono state costrette a manganellare gli operai che difendono il loro posto di lavoro da chi vuole portare a termine una pura speculazione.

Siamo tutti più poveri

Se tra qualche mese la INNSE sparirà Milano tutta sarà più povera, una attività produttiva famosa nel mondo, capace di produrre reddito sarà cancellata, al suo posto, prima o poi, il disegno non è particolarmente originale, sorgeranno palazzi o centri commerciali, sempre che i costruttori, con la crisi di liquidità di questo periodo abbiano le risorse per bonificare e costruire veramente.
Questo però è poco importante, oggi la priorità è dare l’esempio; piegare la resistenza dei 49 operai dell’INNSE vuol dire cercare di fiaccare le speranze di chi a settembre inizierà le nuove lotte e le nuove vertenze. Peccato, siamo il Paese delle occasioni sprecate, anche il governo avrebbe tutto da guadagnare nel rilanciare una vera attività produttiva, salvare posti di lavoro (risparmiando su cassa integrazione e altri oneri accessori) e dando il buon esempio punendo gli imprenditori disonesti e appoggiando chi veramente vuole compiere degli investimenti (lontani dall’ormai inflazionato mattone). Questo però sarebbe accaduto in un altro Paese, qui siamo in Italia.

E la lotta continua

In ogni caso la lotta degli operai procede tra mille difficoltà, oggi i tecnici di Genta incominceranno a smontare le macchine 24 su 24, sarà un lavoro lungo e faticoso che gli operai dell’INNSE cercheranno di ostacolare in ogni modo. Si prevedono scontri, il prefetto si dice disposto a interrompere lo smontaggio solo a fronte di un imprenditore pronto a rilevare le attività dell’INNSE, in caso contrario la situazione è destinata ad aggravarsi in un agosto caldo, preludio di un autunno bollente.

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