Welfare

Espulsi dove nessuno li aspetta

di Redazione

Non c’è niente di più efficace del racconto di un detenuto che ha visto da vicino il dolore di un suo connazionale espulso in Albania, nonostante la sua famiglia viva in Italia, per spiegare quanto la sorte degli immigrati in carcere sia segnata dall’assenza di speranza: «”È incredibile come il mio bambino più piccolo sta crescendo a vista d’occhio. Una volta al mese si misura l’altezza e poi al colloquio mi aggiorna su ogni centimetro guadagnato”, mi ha detto quel giorno Nico raccontandomi l’ultimo colloquio con la moglie e i tre figli. Aveva fatto ricorso contro l’ordinanza di espulsione per non essere separato dalla propria famiglia, ma dopo un paio di mesi, poco prima del fine pena, lo hanno rimpatriato. La moglie e i figli continuano a vivere a Genova, e lui per un po’ ha continuato a scrivermi raccontandomi come aiuta telefonicamente i figli a fare i compiti».

Misure esterne? Troppo poche!
«La cultura si forma e si promuove anche con la conoscenza ed allora è bene che venga ribadito quanto sia utile a ricostruire una personalità disarticolata l’ammissione ad una misura alternativa alla detenzione e come, al contrario, sia quasi certa la recidiva qualora la scarcerazione avvenga per la piena espiazione della pena in carcere. La scarsità di risorse ed il rigore della legislazione non possono giustificare un arretramento nel ricorso a misure esterne al carcere per l’espiazione della pena»: parola di Maria Longo, sostituto procuratore a Bologna.

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