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Dialetto a scuola, la Lega ci prova

Nuovo strappo nella maggioranza durante la discussione della riforma dell'insegnamento

di Franco Bomprezzi

Un altro strappo della Lega, la prova di conoscenza del dialetto per poter insegnare nella regione di assegnazione dell’incarico: una proposta che ha di fatto bloccato l’iter della riforma dell’accesso all’insegnamento e provocato una nuova lacerazione all’interno della maggioranza.

 

 

“«Esame di dialetto ai professori». La lega fa scoppiare un altro caso”, titola in prima pagina il CORRIERE DELLA SERA. Questa la filosofia della richiesta di modifica alla riforma della scuola del Carroccio: «I professori devono conoscere le tradizioni della regione in cui vogliono insegnare». “Un inizio di deriva” è invece il titolo dell’editoriale di Massimo Franco: «Probabilmente non siamo alla vigilia della crisi del centrodestra. Ma certo sta entrando in tensione un centrodestra: quello che riusciva a tenere insieme tutto». I servizi interni alle pagine 5 e 6. Nel pezzo di cronaca di Angela Frenda (“La Lega: test di dialetto ai prof. Fini avverte: rispettare la Carta”), si dà conto delle parola del presidente della Camera Fini: «la prima Commissione e l’Aula valutino il pieno e totale rispetto dei principi fondamentali della nostra Carta». I lunbard però non si fermano anche perché, lo spiega Francesco Verderami nel suo “Il Carroccio lancia la sfida sulle Regionali”, l’obiettivo è anticipare i tempi della campagna elettorale per le regionali. E proprio due governatori del centrodestra, il veneto Giancarlo Galan e il numero uno del Fvg Renzo Tondo, intervengono sul tema degli equilibri interni alla maggioranza. “Tondo: altri nodi. Discutere di questo è soltanto inutile”: «per me l’emergenza politica è la donna che in fabbrica viene licenziata o messa in mobilità». Intanto Galan annuncia una causa contro il ministero dell’Economia «per danno di immagine con diffusione di notizie fasulle per aver dichiarato che la sanità della Regione avrebbe un deficit di oltre 200 milioni di euro». D’accordo il responsabile del Welfare Sacconi: il Veneto è fra le Regioni più virtuose.

 “Dialetto a scuola, bufera sulla Lega”: LA REPUBLICA apre con la proposta del Carroccio e le reazioni politiche anche del Pdl che blocca la riforma della riforma. Ampio spazio all’interno. Si comincia con il resoconto di Carmelo Lopapa: la leghista Paola Goisis in commissione cultura ha proposto l’introduzione di un test di cultura regionale per quei professori che vogliono iscriversi nell’albo regionale (introdotto dalla riforma). L’obiettivo è verificarne la conoscenza «della storia, della cultura e della lingua della regione». Di fronte alla proposta la presidente della commissione, Valentina Aprea, ha portato il tutto in aula e qui è scoppiato il caso. Il commento è affidato a Francesco Merlo: “Il veleno nordista che divide l’Italia”. «È  curioso  che nessuno dei meridionali che stanno al governo, da La Russa alla Prestigiacomo, reagisca agli insulti leghisti… Ma si può continuare a sopportare questo repertorio infinito contro il Sud, contro la scuola, contro la decenza?». «La volgarità gratuita dei leghisti sta sapientemente avvelenando l’Italia», senza che i ministri abbiano il minimo sussulto.

IL GIORNALE bolla come «Nuova provocazione» la richiesta della Lega  e titola “Ora la Lega vuole i test in dialetto ai prof”. Anche se già nell’occhiello precisa  che si tratta di test dal quale emerga la conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare». La Lega vuole che questi test siano inseriti nella normativa della riforma della scuola ora all’esame della commissione cultura della Camera. Questa novità «rischia di far impantanare la riforma del reclutamento dei docenti. In commissione cultura si sta esaminando il ddl Aprea che detta nuove norme sull’autogoverno delle istituzioni scolastiche, sulla libertà di scelta educativa, lo stato giuridico dei docenti ed è piombata la proposta “indecente” della Lega». La leghista Paola Goisis spiega perché il test  è irrinunciabile «avevamo presentato una proposta di legge di riforma  della scuola, ma non è stata condivisa da tutta la maggioranza, così abbiamo chiesto che ne venisse recepita almeno una parte. Abbiamo rinunciato a tutto tranne a un punto:  ci dovrà essere un albo regionale al quale potranno iscriversi i prof. Che lo vogliono. Ma prima dovrà esser fatta una pre-selezione che attesti la tutela e la valorizzazione del territorio». Scopo della iniziativa? «Punta ad ottenere una sostanziale uguaglianza fra i prof.  del Nord e del Sud». Ma il punto è che la Lega darà  il suo sì alla riforma e in particolare all’istituzione  degli albi regionali solo se verranno inseriti i test sulla cultura locale». IL GIORNALE riporta infine le parole di Cicchitto che assicura «che non esistono ragioni di divisioni sulla scuola fra Lega e Pdl».

La notizia è lanciata da un piccolo strillo in prima pagina su Il SOLE 24 ORE: “Scuola: per la Lega esame di dialetto, stop al testo”. IL SOLE cita l’intervento di Fini, che ha invitato a «valutare il pieno e totale rispetto dei principi fondamentali della Carta Costituzionale» ma si sofferma più che altro sui contenuti del testo in discussione, quello sulla riforma della scuola presentato dalla stessa Valentina Aprea, presidente della Commissione cultura, che «presenta elementi di novità assoluta». Il testo prevede infatti che la cabina di regia dei singoli istituti sarà il Consiglio di indirizzo, nel quale siederanno – accanto a insegnanti e genitori – anche esponenti del mondo produttivo. Per il reclutamento dei prof è previsto un albo regionale. I concorsi saranno banditi da reti di scuole, secondo i posti realmente disponibili: il reclutamento durerà tre anni e avrà il vincolo di permanenza nella scuola di assegnazione. Al termine dei tre anni sarà la stessa scuola a decidere se riconfermare il prof, valutando l’attività svolta. Parte la carriera dei professori: ci saranno docenti ordinari, esperti e senior.

IL MANIFESTO dedica alla proposta della prova dialettale la pagina 6: “«Test di dialetto per i prof». La Lega stoppa la riforma”. Alessandro Braga, che firma l’articolo, evoca il Tre uomini e una gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo, suggerendo ai professori di andarsi a riguardare la scena in cui «il vampiro-meridionale finisce nella casa dei due leghisti “cacciatori di terroni”». Ironizza poi sui titoli di studio, «che tanto, secondo i leghisti, “non garantiscono un’omogeneità di fondo”. Poi, si sa, soprattutto al Sud, “spesso risultano comprati”. Magari come quello del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che il suo esame di stato per diventare avvocato lo è andato a fare a Reggio Calabria». Boutade a parte, la Lega insiste per avere «criteri padani» nella selezione del corpo docente. E se il testo della riforma sulla scuola dovesse venire calendarizzato in Aula, scavalcando l’esame della commissione Cultura alla Camera, «il Carroccio si metterà di traverso». Lo scopo, secondo Braga, neanche troppo velato, dell’introduzione di un albo regionale al quale potranno iscriversi tutti i professori, previa preselezione «che attesti la tutela e la valorizzazione del territorio da parte degli insegnanti», è quella di «limitare i professori meridionali nelle scuole del nord». Uno stop netto arriva da Gianfranco Fini. «Se la Lega preferisce, un padanissimo va a da via i ciapp».

Dopo i campi di battaglia in Afghanistan, è la scuola il nuovo terreno di scontro all’interno della maggioranza. Le cannonate della Lega che spinge per i testi sulla padronanza di dialetti locali e gli scudi della  Pdl per bloccare l’avanzata leghista in Commissione Cultura alla Camera sono ampiamente spiegati nell’articolo “Test di dialetti ai prof. Strappo leghista, è scontro” che LA STAMPA pubblica nella sezione Cronache. L’articolo del quotidiano di Torino dà anche la giusta visibilità al tentativo di mediazione di Fini «Durante l’esame della riforma la prima commissione e l’aula valutino il pieno e totale rispetto dei principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale, si tratta di questione che non può essere opinabile ma che deve essere soltanto riferita a quel che c’è scritto nella Carta» e al tentativo di buttare un po’ di sana benzina sul fuoco da parte dell’opposizione che tramite la responsabile scuola del PD Manuela Ghizzoni ha precisato che «La proposta è l’ennesimo tentativo di inserire nel nostro ordinamento norme incostituzionali che discriminano  sulla base del territorio di provenienza. L’istruzione è un tema troppo serio e non può diventare oggetto di pericolose incursioni ideologiche dal sapore tutto nordista». Mentre Lega e Pdl litigano, a godere sono però 647 nuovi presidi. Secondo il pezzo “E la Gelmini assume seicento presidi del Sud”, sono 647 i nuovi presidi che inizieranno a lavorare nelle scuole da settembre. «E se si va a guardare la tabella degli idonei pubblicata sul sito dell’Associazione nazionale presidi» precisa LA STAMPA «è facile capire i motivi del mal di pancia della Lega. Gli idonei sono per metà campani (346). Poi pugliesi (147) e siciliani (135) e calabresi (91). Insomma quasi tutti meridionali».

E inoltre sui giornali di oggi:

ECONOMIA
LA REPUBBLICA – “Lo stop di Napolitano al lodo che imbavaglia la Corte dei Conti”.  Ieri Tremonti è salito al Quirinale per promettere che sarà cambiato il pacchetto anticrisi, e in particolare l’emendamento Bernardo e la questione badanti (ovvero la sperequazione di trattamento fra loro e gli altri migranti). È il terzo stop del presidente dopo intercettazioni e sicurezza. La maggioranza mugugna, ma Berlusconi preferisce non andare allo scontro.

IL SOLE 24 ORE – È boom in Francia di imprenditori. Nei primi sei mesi del 2009, per colpa o grazie alla crisi, 182mila cittadini hanno scelto di diventare autoimprenditori. Complice la microriforma in sordina voluta da Sarkozy: bastano 15 minuti sul web (www.lautoentrepreneur.fr) e l’impresa è aperta, con il regime agevolato “niente redditi, niente oneri”. La scommessa del Governo era arrivare a quota 200mila entro fine 2009. «Il successo sottintende un cambiamento di mentalità in cui la crisi economica svolge un ruolo da catalizzatore».

AMBIENTE
IL SOLE 24 ORE – Il Governo rivedrà il decreto anti-crisi nel passaggio sulle autorizzazioni alle centrali nucleari e restituisce almeno in parte i poteri di controllo al Ministero per l’Ambiente anche se «la riformulazione del testo in una versione che plachi la rabbia del ministro Prestigiacomo senza deludere le ambizioni dei colleghi Scajola e Calderoli è ancora in fieri». Resta da chiarire il ruolo della Commissione Via (valutazione di impatto ambientale), mentre pare certo che anche l’Ambiente avrà un ruolo consultivo per il commissariamento.

SUD
IL MANIFESTO – Il quotidiano diretto da Parlato cavalca ampiamente la questione meridionale, aprendo su “Mezzogiorno di fuoco”. Originale la visione di Franco Piperno, docente di Fisica della materia all’Università della Calabria, intervistato da Eleonora Martini, secondo cui una questione meridionale non esiste. Per il professore continuare a guardare il divario nord-sud in termini di reddito pro-capite come se fosse l’unica fonte di felicità, è un errore. Perché il problema non è che Cosenza debba diventare come Bergamo. «Quello di cui soffre il sud è che gli si è strappata un’anima legata ai luoghi», o, come lo definisce lui, lo «spirito pubblico meridionale come opzione antiliberista», una sorta di «ricorso orgoglioso alla razionalità della vita urbana e contadina del Sud, antica di secoli. E diversa quella del profitto capitalistico perché basata sull’autonomia e la sovranità alimentare e non sulla produzione finalizzata al mercato». Secondo Piperno, non solo il lavoro nero per il Sud  è «evidentemente una risorsa perché se fosse stato emerso con la fiscalità che c’è in Italia non ci sarebbe stata sopravvivenza», ma non è nemmeno detto che la fuga di cervelli verso il nord sia per forza un fenomeno negativo e «il federalismo sarebbe un’ottima cosa per il Sud, soprattutto in forme radicali: non tra regioni, ma tra comuni, tra città. Questo vuol dire prendersi in mano il proprio destino». Il problema della mafia, dice, non sono le leggi speciali, ma il fatto che gode del consenso popolare. Associazioni come Libera, dei giovani siciliani, di Roberto Saviano? «Riconosco le ottime intenzioni, ma credo sinceramente che ci sia una terribile dose di ipocrisia. Perché si traduce in risposte astratte, in manifestazioni contro la mafia a cui non partecipa la popolazione locale ma i pionieri portati dal nord. I giovani invece si affiliano alle cosche non solo per convenienza ma anche per aderire ad un universo valoriale esistente, anche se deprecabile». Giudizio ancor più pesante per gli eventuali Partiti o regioni del Sud.

ABRUZZO
IL SOLE 24 ORE – Un piccolo articolo nella sezione Norme e Tributi su Guido Bertolaso, responsabile della Protezione Civile, che denuncia ritardi nella ricostruzione. «La Protezione civile ha emanato nei tempi stabiliti le ordinanze: tocca però ad altri applicarle, e ciò non sta avvenendo», ha detto. Sotto accusa i sindaci: un’ordinanza della Protezione civile infatti – spiega Bertolaso – prevede che se il sindaco non dà l’autorizzazione ai lavori entro 30 giorni, il proprietario della casa può iniziare da solo e poi presentare la fattura al sindaco, che la paga. «Noi abbiamo dato i soldi ai sindaci, ma mi sembra che finora siano state presentate 2-3mila domande: pochissime, mi sembra strano». Il sindaco dell’Aquila però respinge le accuse: i soldi sarebbero stati accreditati solo il 13 luglio e sarebbero 20 milioni di euro: solo per le case classificate in fascia A, secondo lui, ne servirebbero 120.

PILLOLA ABORTIVA
LA REPUBBLICA – Il focus di R2 è dedicato alla Ru486: domani l’Agenzia italiana del farmaco deciderà se dare il via libera definitivo alla pillola abortiva già diffusa in Europa. Il fronte del no sta facendo di tutto per bloccarne l’adozione. La questione è ancora aperta: ci sono il 50% di possibilità che l’Aifa dica subito di sì. Nel frattempo, negli ospedali, cresce l’esercito dei medici obiettori.

INFLUENZA A
IL SOLE 24 ORE – La Germania gioca d’anticipo e molte imprese stanno diramando ai propri dipendenti dei decaloghi di comportamento con misure di precauzione per evitare il contagio. I tecnici della Deutsche Telekom, per esempio, dovranno disinfettarsi le mani prima di entrare in mensa, mentre chi è fuori per lavoro dovrà sempre indossare guanti e mascherina. La Bcc invece, in Gran Bretagna, potrebbe rivedere il suo palinsesto autunnale: nel caso la riapertura delle scuole fosse rinviata, il canale statale trasmetterà lezioni via etere. È l’idea del Governo britannico, che fa leva su una clausola d’emergenza prevista dall’accordo di gestione della rete, mai usata fino ad oggi.

SCUOLA ARABA

IL GIORNALE – “La scuola araba sfrattata dalle Acli” è il titolo della singolare vicenda che riguarda la scuola di via Ventura a Milano. « L’istituto italo-egiziano nato dalle ceneri di quello contestatissimo di via Quaranta è stato sfrattato dalla proprietà l’Enaip, ente di formazione vicino alle Acli, deve cambiare sede e aspetta che il Comune metta a disposizione una struttura così come ha fatto per la scuola ebraica». Inoltre «gli alunni oggi sono 200 ma potrebbero diventare 500, quanti erano quando la scuola era in via Quaranta, lo conferma Ali Sharif responsabile della moschea di via Quaranta». La scuola di via Ventura ha avuto successo «una scuola bilingue basata su di un intreccio fra programmi egiziani e italiani con docenti arabi e italiani, che rilascia un titolo di studio valido per l’Egitto e per l’Italia».


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