Formazione

Una cooperativa da salvare

Dopo lo scandalo-educatrice, il Comune di Milano vuole 'licenziare' la Diapason

di Daniele Biella

“Interveniamo in relazione al gravissimo fatto commesso da un’operatrice del Centro diurno Azimut gestito, per conto del comune di Milano, dalla cooperativa sociale Diapason. Riteniamo opportuno, dopo aver espresso smarrimento, incredulità e sofferenza per quanto accaduto, che si scinda con attenzione l’operato di un singolo da quello degli altri cento soci della cooperativa”. Si apre così l’appello con cui il Cnca, Coordinamento nazionale comunità d’accoglienza, e una ventina di altre sigle della cooperazione sociale lombarda (Arci, Acli e Auser Lombardia, Forum regionale del terzo settore, varie associazioni e coop sociali tra cui Aeris, La grande casa, Comunità nuova) esprimono solidarietà alla Diapason dopo il caso della dell’educatrice 30enne, dipendente della coop, sorpresa lo scorso martedì 21 luglio in atteggiamenti inequivocabili con un utente 13enne e per questo prima rinchiusa a San Vittore ora agli arresti domiciliari.

“Questo increscioso fatto, per altro non avvenuto in orario di servizio, non può cancellare con un colpo di spugna i 25 anni di lavoro efficace svolto da Diapason in città”, è un ulteriore estratto dell’appello (consultabile anche qui, sul sito della coop), “nel corso di questa lunga storia molti bambini e ragazzi in difficoltà, con le loro famiglie, sono stati affiancati con professionalità e dedizione. Riteniamo per questo inopportuna l’intenzione espressa dal comune di Milano, come riportata sui mezzi di stampa, di sospendere i rapporti di collaborazione in atto con la cooperativa”. Vita.it ha chiesto a Paolo Cattaneo, 43 anni, presidente della cooperativa Diapason dal 1997 e attuale referente del Cnca per la Lombardia, in che contesto si inserisce l’appello e qual’è la situazione attuale.

Da dove nasce l’appello?
È stato scritto spontaneamente dagli aderenti del Cnca Lombardia, e naturalmente ci fa molto piacere sapere che c’è qualcuno che abbia a cuore la nostra situazione, anche attraverso le centinaia di messaggi che ci sono arrivati. C’è anche un altro appello che circola in questi giorni, altrettanto efficace, scritto da un educatore di un altra cooperativa di Milano, Demetrio Conte (lo si può leggere cliccando qui, ndr) della Comunità progetto.

Che giorni sono questi per la cooperativa Diapason?
Stiamo malissimo. Da una parte facciamo molta fatica per sostenere il dolore dell’evento, dall’altra sia mo abbattuti per l’atteggiamento che ha tenuto il Comune di Milano nei nostri confronti. Nonostante collaboriamo con l’amministrazione comunale dal 1987, due anni dopo la fondazione della cooperativa, l’unico passo che ha compiuto finora il Comune è stato quello di dichiarare sospeso il nostro rapporto di lavoro, con una comunicazione immediata a cui per ora non è seguito alcun atto formale. Io ho provato a chiedere al direttore di settore Daverio di trovare una soluzione comune, ma in tal senso non ci hanno ascoltato.

Avete fermato le attività?
Dopo aver emesso un comunicato (in allegato in altro a sinistra) dove si esprimeva la posizione della coop sulla vicenda, abbiamo chiuso per almeno una settimana il centro educativo diurno destinato a 20 ragazzi delle medie inferiori dove lavorava l’educatrice con altri tre educatori e un coordinatore. Il problema è però che, dopo la presa di posizione dell’amministrazione Moratti, in particolare dell’assessore ai servizi sociali Moioli, ora è a rischio anche l’impiego dei nostri altri 60 lavoratori. Siamo stati questo lunedì mattina all’ufficio dei servizi sociali per avere chiarimenti in merito, ma complice il periodo di ferie, non abbiamo ottenuto risposte.

Come vi siete mossi con l’educatrice?
Non ci siamo più sentiti da quando è successo il fatto, la ragazza è stata subito licenziata e i nostri rapporti si sono interrotti lì. Io la sera dell’arresto sono andato al comando dei carabinieri a chiedere informazioni, nulla più di questo. Tutte le notizie che ora riceviamo sulla sua situazione le leggiamo sulla stampa. È chiaro che, comunque, ci sentiamo umanamente coinvolti nella vicenda.

Quali prospettive per l’immediato futuro?
Visto quanto successo, abbiamo dato l’incarico a due avvocati, uno penalista e l’altro di diritto amministrativo, per tutelare anche la cooperativa e i lavoratori. Ci è stato confermato che eventuali provvedimenti come lo stop immediato del rapporto lavorativo sono illegittimi, in quanto la responsabilità del caso è individuale, quindi non della cooperativa. Questo ci tranquillizza, per ora.

 

Nota: Nella foto di copertina, un momento delle attività nel Centro diurno gestito dalla cooperativa sociale Diapason


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