Non profit

L’impegno preso al G8 si è già perso nel Dpef

Che ne sarà dei 20 miliardi per il sostegno all'agricoltura

di Joshua Massarenti

Berlusconi, all’indomani
del summit, aveva confermato la quota italiana di 580 milioni di dollari.
Ma nel Documento di programmazione economica non ce n’è traccia. E ora?
Trecento milioni di dollari annunciati alla vigilia del G8, addirittura 450 milioni promessi dal premier Silvio Berlusconi in persona in chiusura del summit dell’Aquila. Agricoltori e consumatori del Sud del mondo possono dormire tranquilli: a garantire la sicurezza alimentare per tutti ci pensa l’Italia, che assieme agli altri sette Paesi più potenti del mondo promette di sborsare entro i prossimi tre anni circa 20 miliardi di dollari per scongiurare le scene drammatiche (intra)viste nel 2008 quando in Africa, Asia e Caraibi centinaia di migliaia di persone manifestarono contro l’aumento vertiginoso dei prezzi dei beni alimentari. Con i tempi (economici) che corrono, le Nazioni Unite hanno preso atto e salutato positivamente l’iniziativa, con il vicedirettore del Programma alimentare mondiale, Staffan de Mistura, pronto a definire l’impegno del G8 «ampiamente al di sopra delle aspettative». Un impegno rispetto al quale «non prevedo delusioni».
Promesse, sorrisi, pacche sulle spalle e bollo di garanzia Onu. Che volete di più? «Nulla», rispondono in coro le organizzazioni non governative presenti a L’Aquila, «se non che alle parole devono seguire i fatti». I fatti? Eccoli qua, Italia in primis. Spulciando l’ultimo Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013 deliberato dal Consiglio dei ministri il 15 luglio scorso, ovvero appena cinque giorni dopo la chiusura del G8 in cui Berlusconi annunciò a mezzo stampa 450 milioni di dollari da parte dell’Italia a favore della sicurezza alimentare, si scopre che il tema “Cooperazione e sviluppo” spicca per l’assenza totale di dati indicativi sui fondi da destinare. Tutt’al più, il Dpef indica a pagina 26 che «per l’anno 2009 vengono assicurate le risorse necessarie per la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo». «Il presidente Berlusconi si è assunto di fronte alla comunità internazionale un impegno a recuperare il ritardo in materia di aiuto pubblico allo sviluppo», ricorda il portavoce di ActionAid, Luca De Fraia, «ma l’Italia deve chiarire subito in che modo le risorse finanziarie verranno trovate perché, con la riduzione dei fondi della cooperazione, si rischia la cannibalizzazione delle iniziative per la lotta alla povertà».
Finora lo stesso silenzio stampa è prevalso tra i leader del G8 su come e quando i loro governi intendono stanziare progressivamente i 20 miliardi di dollari promessi a L’Aquila. «Stiamo indagando», rivela a Vita Livia Zoli, responsabile del dipartimento Policy and Lobby di ActionAid Italia. In mancanza di prove, ci si accontenta degli indizi, che purtroppo non fanno ben sperare.
Ma, secondo ActionAid, al problema di quantità si sovrappone un problema di qualità. «Osservando nei dettagli le voci che hanno assorbito i fondi erogati dagli otto Paesi più potenti del mondo tra gennaio 2008 e luglio 2009», insiste Zoli, «ci accorgiamo che una parte dei circa 13,5 miliardi di dollari che il G8 dichiara di aver speso hanno poco o nulla a che fare con un piano anti crisi alimentare». Sotto accusa sono i dollari destinati a favore della riforma Fao o, peggio ancora, dei biofuels. «In quest’ultimo caso, l’iniziativa è addirittura controproducente in quanto ben si sa che la produzione di biocarburanti minaccia la sicurezza alimentare», conclude Livia Zoli.


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