Welfare

INFORTUNI SUL LAVORO L’ANNO NERO DI COLF E BADANTI

Incidenti del personale domestico non italiano: 25%

di Francesco Dente

Il boom si registra proprio mentre calano gli incidenti che riguardano gli italiani. Le ragioni? «Occorre valutare, ma il poco riposo sicuramente incide», dice Raffaella Maioni delle Acli Mai così pochi dal dopoguerra. Il 2008, negli annali statistici dell’Inail, sarà ricordato come un anno “storico”. Per la prima volta dal 1951 gli incidenti mortali sono scesi sotto la soglia dei 1.200 casi segnando un meno 7,2% rispetto all’anno precedente, mentre gli infortuni si sono fermati a 874.940, meno 4,1% rispetto al 2007. Un anno storico per i lavoratori italiani. Ma non per gli stranieri. E, in particolare, per colf e badanti.
La percentuale di infortuni del personale domestico non italiano ha registrato infatti un’impennata del 24,53% contro una crescita complessiva degli incidenti degli immigrati solo del 2%. Cinquecento infortuni in più in un anno, mille in quattro anni. Nelle cucine, nei bagni e nelle camere da letto della penisola. Le vittime, sia italiane che straniere, dei guai fra le mura domestiche sono passate da 2.596 nel 2005 a 3.576 nel 2008. Un tributo di fratture, lividi e ustioni che gli stranieri hanno pagato più degli italiani. Gli incidenti dei nostri connazionali si attestano infatti più o meno stabilmente fra gli 800-1.000 all’anno, quelli degli immigrati invece sono saliti nell’ultimo quadriennio da 1.664 a 2.584. Numeri, purtroppo, che sembrano destinati a crescere.
Gli infortuni subiti da colf e badanti stranieri, che rappresentavano il 64% del totale degli eventi infortunistici domestici nel 2005, l’anno scorso hanno superato il 72%. Numeri dietro cui si celano le storie e, soprattutto, i corpi delle donne. Se si dà un’occhiata alle qualifiche professionali si scopre, ad esempio, che le domestiche sono al terzo posto (6,5%) dopo le pulitrici (19,8%) e le infermiere (6,8%) nella classifica degli infortuni occorsi a immigrati di sesso femminile. Insomma, un quadro poco rassicurante. Anche se, osserva la neopresidente di Acli-Colf, Raffaella Maioni, occorre valutare con attenzione i dati prima di formulare giudizi. «Bisogna capire», spiega, «se è una crescita proporzionale ai contratti dichiarati. Potrebbe essere anche la spia di un incremento del numero di contratti regolari. Chi non è in regola, infatti, non denuncia l’incidente». Nel 2007, ad esempio, dai dati Inps sui lavoratori domestici emerge che c’è stato un aumento di 123mila unità rispetto al 2006. Soprattutto romeni che, dal 2007, non sono più extracomunitari. Tuttavia, se si guarda il biennio precedente risulta che, nonostante una diminuzione di 5mila lavoratori domestici, fra il 2005 e il 2006 c’è stata una crescita degli infortuni di colf e badanti di quasi il 7%. «Le assistenti familiari, purtroppo, hanno poca professionalità e sono costrette a fare esperienza direttamente sul campo», ammette Maioni. Un’esperienza che si traduce, riportiamo i dati più importanti dell’Inail, in lesioni causate nel 54,5% dei casi da cadute, urti e collisioni; nel 23,2% da un agente contundente; nel 10,2% da sforzi fisici. Se si fanno male, poi, non possono contare neanche sull’indennità di malattia. Le lavoratrici domestiche sono vittime, infatti, non solo delle disgrazie ma anche della fragilità della tutela in loro favore. La normativa, sottolineano le Acli, ha sempre agito “per sottrazione”. Escluse ieri dalla 626/94 e oggi dal nuovo testo sulla sicurezza nel lavoro (dlgs 81/2008). Il punto, taglia corto Maioni, «è che tutti i bei discorsi rischiano di vanificarsi se non si fanno rispettare le ore di riposo». Un ambiente domestico, per quanto sicuro, sarà sempre una trappola per chi lavora ventiquattrore al giorno.


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