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Le “picconate” di Napolitano

Il presidente difende il proprio metodo e insiste sul dialogo

di Franco Bomprezzi

L’orgoglio del Presidente, davanti ai giornalisti di palazzo, in occasione della cerimonia del Ventaglio, è documentato con ampiezza nelle pagine dei quotidiani di oggi.

 

 

L’appello di Napolitano (“«Dialogo sulle intercettazioni»”) è il primo titolo del CORRIERE DELLA SERA di oggi. Dialogo, ma anche senso della misura e regole condivise, queste le richieste del Colle che giudica «opportuno» il rinvio a settembre del ddl sulle intercettazioni. E poi rivolto a Di Pietro che lo aveva attaccato sulle legge per la sicurezza: «Invoca poteri e perfino doveri di intervento che non ho e mostra di aver compreso poco della Costituzione». I servizi interni occupano le pag 2 e 3. L’analisi è affidata al quirinalista di casa Marzio Breda, “Un confronto civile, la missione del Colle”, il titolo. All’appello reazione all’unisono della politica: “Apertura da Pd e Pdl: «Appello saggio». Ma Di Pietro non cede”. Il leader Idv: i rimbrotti non bastano. A corredo due interviste. Al senatore ed ex procuratore D’Ambrosio per il centrosinistra (“sì al presidente. Però al Senato non mettano la fiducia”) e  a Giulia Bongiorno, presidente Pdl della Commissione Giustizia (“indizi di colpevolezza, è possibile migliorare il testo”).

“Intercettazioni, serve un’intesa”: LA REPUBBLICA nella sua apertura cita il presidente Napolitano, alle cui esternazioni dedica le pagine 6 e 7. Nella consueta cerimonia del ventaglio, Napolitano è tornato infatti sulla necessità di una condivisione per quanto riguarda leggi delicate come quella che dovrebbe regolare l’uso delle intercettazioni. «Eccessi e forzature in passato ci sono state», ammette il capo dello Stato, ma ricordando un discorso di un anno fa ribadisce che è necessario impegnarsi per «non indulgere alla spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie e dei processi». Quanto alla lettera sulla legge sicurezza, ricorda che non è stata la prima volta che una simile soluzione è stata adottata e sottolinea che chi lo critica non conosce la Costituzione. Il riferimento è a Di Pietro che ribatte: «la sua è una excusatio non petita». Ma l’Idv è sempre più isolata sul piano politico. Il Pdl ha apprezzato il richiamo agli abusi delle intercettazioni (e si sente più forte: punta ora a una approvazione con poche modifiche). Il Pd con Franceschini si allinea alle posizioni del presidente.

Lo sfogo di Napolitano su IL GIORNALE ha un richiamo in prima e poi la cronaca a pag. 7 di Massimiliano Scafi che scrive «Furioso con Di Pietro che vuole vedere “roteare le scimitarre”. Arrabbiato nero con quel “fiero guerriero” che dovrebbe rileggersi la Carta. Ma Tonino, forse chissà, avrà presto un altro dispiacere dl Colle. Già non ha digerito il via libera al pacchetto sicurezza che, spiega Giorgio Napolitano, è una “promulgazione senza riserve, istituto inesistente”. Figuriamoci quanto gli resterà sullo stomaco a settembre la probabile firma presidenziale sotto  la riforma delle intercettazioni. Eh sì perché al di là delle prudenza di rito e dell’occasione formale è proprio questa la novità che si deduce leggendo in controluce il discorso del Capo dello Stato durante la cerimonia del Ventaglio. Fatto salvo, dice Napolitano “il ruolo della stampa come fattore di libertà di pensiero e democrazia” bisogna ammettere che “un problema di revisione di regole e comportamenti in materia d’intercettazioni esiste”. Scafi riporta anche un altro passo delle esternazioni presidenziali: «Ciascun presidente ha esercitato il suo mandato contribuendo ad animare  una prassi costituzionale non racchiudibile in schemi precostituiti. Ognuno si è assunto le proprie responsabilità e io mi assumo le mie». E a Marcello Pera che ha dichiarato che il presidente non può rivolgersi ai ministri Napolitano risponde: «Tale strada è stata imboccata diverse volte in passato. Si può consigliare la lettura del libro di Luigi  Einaudi, lo scrittoio del presidente, che comprende le lettere inviate da quest’ultimo al ministero del Tesoro».

IL MANIFESTO riporta la cronaca dell’incontro fra Napolitano e i giornalisti a pag, 5, sotto il titolo “Napolitano: chi mi critica non conosce la carta”.

Su IL SOLE 24 ORE un Napolitano «puntiglioso» ribadisce le linee che lo hanno mosso finora e che intende seguire in futuro: «quel che faccio è richiamare problemi, porre esigenze, largamente diffuse», poi spetta alle forze politiche «la libertà e l’onere delle risposte». Ribadisce che anche sul decreto sicurezza non si è trattato di una promulgazione con riserva, cosa sconosciuta all’ordinamento italiano e che il suo compito è rispettare la Costituzione e «contribuire a farla vivere». Insomma, un pezzetto di cronaca a pagina 14 che punta nel titolo sull’auspicio di «scelte condivise» sulle intercettazioni.

ITALIA OGGI dedica al ventaglio di Napolitano solo un breve articolo intitolato “Napolitano ringrazia il dottor Romito” . Il pezzo è una cronaca minuto per minuto sul lapsus del capo dello stato che ha ribattezzato Romiti in dottor Romito. Il pezzo è pubblicato nella sezione Il Caso del Giorno. Ma a quanto pare, per Napolitano, non si tratta di nessun caso: «Nessuna correzione, eppure lo sbaglio presidenziale è stato plateale». Così inizia la cronaca in classico stile ironico che caratterizza Italia Oggi sulla performance di ieri del capo dello stato.
 
“Napolitano: legge intercettazioni banco di prova politico di civiltà” è lo strillo in prima su AVVENIRE. Al tema è concesso il fondo di pagina 10 (“Intercettazioni e sicurezza. Napolitano mette i paletti”). Un resoconto sobrio delle osservazioni del capo dello Stato con un mini-mini box sulle reazioni politiche: «tutti applaudono» alle sue parole («magari tirandosele un po’ dalla propria parte»), eccetto uno dei diretti interessati, Di Pietro che parla di «Excusatio non petita» e dice che «Rispetto istituzionale non significa chiedere a una forza di opposizione di non esercitare il suo ruolo per far felice il capo dello Stato».

“Dialogo sulle intercettazioni” è il titolo che apre la prima pagina dell’edizione di oggi de LA STAMPA, che dà ampio spazio al tema intercettazioni aprendo con la cronaca dell’incontro del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con i giornalisti parlamentari durante la cerimonia del ventaglio: “L’invito del Colle: Intercettazioni, regole condivise”. Nella stessa pagina un’intervista ad Antonio Di Pietro nella quale il leader Idv torna sul pacchetto sicurezza: «A differenza degli adulatori del presidente continuo a pensare che ci fossero sufficienti motivi per rimandare alle Camere il provvedimento» dice, e avvisa: «staremo molto attenti al provvedimento che riguarda le intercettazioni». Il servizio che apre l’edizione di oggi prosegue con una pagina su Berlusconi: “Ma Silvio chiude la porta: La sinistra è incivile” e termina con una pagina sulle intercettazioni fra Patrizia D’Addario e Silvio Berlusconi pubblicate da “L’Espresso”. Un riquadro sul papà di Noemi che al settimanale “Diva e donna” ha detto che «sarebbe un’esperienza bellissima» partecipare all’Isola dei Famosi.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

AMBIENTE
CORRIERE DELLA SERA – Dopo l’allarme di ieri lanciato dalla presidente del Fai Giulia Maria Crespi («stanno svendendo l’Italia, soltanto per fare cassa»), oggi arriva la risposta del ministro dei Beni culturali Bondi che assicura l’entrata in vigore entro il 2010 del codice per l’ambiente: «I prossimi cinque mesi dovrebbero essere sufficienti a definire le verifiche di adeguatezza per il mantenimento delle subdelega ai comuni. Ma entro il 2009 le amministrazioni preposte alla tutela paesaggistica potranno anche contare sul regolamento per gli interventi di lieve entità».

LA REPUBBLICA – “Scure sui fondi per il solare oggi il Senato voterà i tagli”. Incredibile la motivazione della mozione di maggioranza: «gli impianti occupano troppo spazio» «Le aree richieste dal solare sono 64 volte più ampie a parità di potenza ma 180 volte più ampie a parità di energia». Considerazioni profondamente strategiche per andare nella direzione opposta rispetto a Germania e Francia.

AVVENIRE – “Più energia dall’acqua. Torna il progetto Sigev”. Rispolverando un progetto dell’ingegner Ernesto Armellin, il Sigev (Sistema idroelettrico Gallo-Engadina-Venosta), si punta a usare parte dell’acqua del fiume Inn per dirottarla sull’Italia e trasformarla in elettricità, così da produrre 30 miliardi di kilowattora all’anno. L’idroelettrico, sostengono i progettisti, presentano un’efficienza energetica molto elevata a fronte di un impatto ambientale nullo. Per esempio, «sfruttando una portata di 150 litri d’acqua al secondo su un salto di 100 metri è possibile produrre in un anno un milione di kilowattora sufficienti al fabbisogno di 300 famiglie, risparmiando 280 tonnellate di carbone o 200mila metri cubi di gas naturale ed evitando l’immissione in atmosfera di 700 tonnellate di CO2». L’operazione avrebbe benefici oltre che sul nostro Paese anche sulla Svizzera, e in futuro potrebbe portare a sinergie con il nucleare. Il piano, da realizzare in tre fasi successive, «già sottoposto al governo nel 2004 e incappato nelle riserve del ministero dell’Ambiente, è stato da poco ripresentato al nuovo esecutivo» e «passaggi burocratici a parte, la macchina sembra avviata».   

INFLUENZA A
AVVENIRE –  Il quotidiano sottolinea che la pandemia potrebbe avere ripercussioni soprattutto nei paesi poveri: “Sud del mondo a rischio, «I poveri senza difese»”. In Thailandia 2.700 casi di contagio, in Cina 2.300, in Giappone 2mila e nelle Filippine  1.700. Ma la cosa preoccupante è che il virus è arrivato in Africa, immune alla nuova influenza fino a poche settimane fa, contagiando in breve 157 persone, la prima vittima in Egitto. «Nel continente nero le strutture sono meno sviluppate che altrove», dice Gregory Hartl, portavoce dell’Oms, e «la distribuzione degli antivirali potrebbe risultare molto limitata». Il timore è che  l’H1n1 dia il colpo di grazia a sistemi sanitari già in bilico.  

LA STAMPA – “Nella fabbrica svizzera inseguendo il vaccino”. Un reportage racconta il lavoro febbrile all’interno del laboratorio di Marburg (Svizzera) per mettere a punto il vaccino individuato dai ricercatori della Novartis per sconfiggere il virus. Secondo LA STAMPA il vaccino sarà pronto per settembre. C’è il problema dei Paesi africani che non possono permettersi una vaccinazione di massa. In questi giorni le dichiarazioni al Financial Times di Daniel Vasella, il direttore generale di Novartis «sono state per l’Oms una fucilata» scrive LA STAMPA. «Per produrre un vaccino occorrono anche degli incitamenti finanziari» ha detto Vasella. Dal quartier generale Novartis smorzano i toni: «Siamo pronti a tenere bassi i costi per le regioni in difficoltà. Siamo pronti a supportare tecnicamente i Paesi in via di sviluppo» dice Eric Althoff a LA STAMPA, ma «il vaccino non sarà free».

ABORTO
CORRIERE DELLA SERA – Secondo il New York Times la riforma sanitaria che Obama vuole varare entro la pausa estiva «finirà per elargire fondi federali pro aborto sia agli enti pubblici che alle assicurazioni private». Il CORRIERE nota come questa anticipazione sia resa pubblica pochi giorni dopo allo «storico incontro in Vaticano fra Obama e Papa Benedetto XVI, durante il quale il presidente americano ha promesso al pontefice di impegnarsi personalmente per ridurre il numero degli aborti negli Stati Uniti».  

BERLUSCONEIDE
LA REPUBBLICA – Fotonotizia in prima: “Berlusconi-D’Addario, ecco i nastri «Aspettami nel letto di Putin»”. Il quotidiano di Ezio Mauro pubblica le intercettazioni rese note da L’Espresso: l’escort e il premier la prima notte, l’escort e l’imprenditore Tarantini il giorno dopo, Berlusconi che chiama Patrizia prima di partire per la Russia. Dal Pd si sottolinea che sono la prova del fatto che il premier sapeva con chi aveva a che fare. Dal Pdl rifiutano tutto sotto l’etichetta “spazzatura” (la strategia è ignorare la questione, in attesa che si spenga). Duro il commento di Giuseppe D’Avanzo: “L’autunno del patriarca tra menzogne e silenzi”.

IL GIORNALE – “A cosa punta davvero l’ingegnere?” è il titolo che campeggia in copertina sulla foto di De Benedetti «perché Repubblica spara a zero sul Premier per coprire  i guai dell’ingegnere: isolato in politica, sconfitto nei salotti della finanza, mollato pure dai fedelissimi». L’analisi è di Ludovico Festa  che scrive: «Ezio Mauro non decide da solo di condurre una campagna “mutanda pazza”, questa strategia arriva in una fase di duro declino di De Benedetti che prima ha tentato di separare le attività industriali da quelli editoriali infastidito dal figlio Rodolfo, ma viene bloccato da fondi presenti nell’azionariato Cir. De Benedetti si dimette da tutti gli incarichi tranne del ruolo di “king maker” del gruppo Repubblica-Espresso. Di questi giorni la notizia della liquidazione di M&C finanziaria, ultima sua creazione. Questo il quadro di un uomo cha ha lungo coltivato l’idea di esser il perno della Nuova Italia, che ha  proclamato la tessera n.1 del Pd essendo quello che faceva e disfaceva i leader della sinistra. Ora in un’Italia  che sta mettendo a posto molte cose, ma è ancora instabile, alcune persone anziane sulla via del tramonto invece di aiutare, creano sconquassi per compensare le proprie frustrazioni».

ALCOL
IL MANIFESTO – “La Milano da bere multa gli adolescenti”. Così IL MANIFESTO dà notizia dell’ordinanza voluta dalla Moratti. «Un’ubriacatura molesta colpisce i politici, di destra e di sinistra, che compatti brindano al modello San Patrignano del sindaco milanese (…)  La legge nazionale c’è già. L’articolo 682 del codice penale prevede l’arresto fino a un anno all’esercente che vende alcolici a minori di 16 anni, L’ordinanza di Milano, in più, se la prende con i piccoli consumatori. Una politica repressiva inaudita anche nel caso di consumatori di ben altre sostanze stupefacenti, che dovrebbe colpire lo spaccio e non il tossicodipendente. In questo caso, poi, stiamo parlando di ragazzini. Si potrebbe trattare solo di un grosso post pubblicitario per lady Moratti e soci di fatto inapplicabile. (…) Da tempo a Milano è partita una campagna anti-movida rilanciata con ossessiva continuità dal Corsera. In una città sempre più vecchia a  povera di spazio sociali, l’obiettivo sono sempre i giovani, facinorosi, imbrattatori di muri, bulli e ora anche alcolizzati».

SINDACATI
ITALIA OGGI– I Sindacati devono restituire quasi 6 milioni allo stato per un anno di abusi. E’ quanto emerge dall’articolo “Sindacati indebitati fino al collo” che il giornale dei professionisti pubblica nella sezione Primo Piano. Secondo il pezzo, Cgil. Cisl e Uil, ma anche Rdb e Ugl, avrebbero utilizzato più permessi sindacali di quelli pattuiti, accumulando per il solo 2007 quasi 6 milioni di debito verso lo stato. E il ministro Brunetta è pronto a metterli in mora.

BADANTI
AVVENIRE –  La soglia dei 20mila euro l’anno come reddito minimo per poter regolarizzare la colf o la badante, rischia di escludere dalla sanatoria proprio gli anziani e le famiglie che più hanno bisogno. Per questo il sottosegretario alla famiglia Carlo Giovanardi propone di abbassare la cifra a 12mila euro: «Una soglia di reddito, più bassa ma soprattutto meno rigida – dice – c’è già. Sta nelle linee guida dei ministri Interno e Lavoro». Sono quelle per la domanda del permesso di soggiorno all’interno dei decreti flussi, che parlano di «circa il doppio della pensione sociale», oggi pari a 516 euro. Giovanardi ne ha già parlato con Maroni e si dice ottimista.  

IMMIGRAZIONE
IL SOLE 24 ORE – Il decreto sicurezza è sotto esame a Bruxelles. Il commissario europeo alla giustizia, Jean Barrot, ha chiesto chiarimenti a Roberto Maroni su due temi che gli appaiono problematici: iscrizione dei neonati figli di irregolari all’anagrafe e costi relativi al permesso di soggiorno (500 euro potrebbero essere discriminatori). Chieste informazioni anche sui respingimenti in Libia, su cui l’Ue chiede la garanzia che non siano violati i diritti d’asilo. Sul tema anagrafe, per esempio, Maroni avrebbe già dato garanzie sul fatto che iscrivendo all’anagrafe un figlio nato in Italia, i genitori avranno permesso di soggiorno per motivi umanitari.  L’Ue invece si è dichiarata non competente sull’istituzione del reato di clandestinità: è competenza degli stati ed è già così in due paesi.

BRASILE
AVVENIRE – “Per gli indios brasiliani uno sterminio silenzioso”. La vetrina di pagina 3 riprende la denuncia del Cimi, Centro indigeno missionario, organo della Conferenza episcopale brasiliana, e delle ong: è in atto una politica di emarginazione e discriminazione contro i 220mila indigeni brasiliani che non esclude il ricorso alla violenza («negli ultimi due anni le uccisioni hanno subito un’impennata anche del 60%)». A far gola a industrie e proprietari terrieri soprattutto le aree dove si può lucrare sull’allevamento del bestiame e la produzione di soia e canna da zucchero, ossia, Mato Grosso do Sul, nel sud ovest del Brasile. Accanto però, un pezzo su “quelle battaglie vinte in tribunale contro gli attacchi dei «fazendeiros»”:  almeno sulla carta i due terzi delle terre che il governo brasiliano ha classificato come indigene sono state restituite ai popoli nativi. Roberto Liegbott, vice-presidente del Cimi dice chiaro e tondo che, se non fosse per la Chiesa e le numerose associazioni cattoliche e locali, la difesa degli indigeni sarebbe una partita persa: perché il «governo di Lula», su questo fronte, «è stato una grande delusione», «non ha dato forza, risorse e progetti sufficienti all’organismo pubblico che si occupa delle politiche indigene, la Funai. E certamente non ah dato impulso al nostro impegno».

AFRICA
IL SOLE 24 ORE – Il Nord Africa, la terra degli sbarchi e dei respingimenti, pesa nell’economia italiana e negli scambi commerciali più di India e Cina, di cui tutti invece parlano come delle nuove frontiere dell’investimento economico made in Italy. È emerso ieri nel corso di EuroMed. Si parla di 913 imprese presenti a sud del Mediterraneo, cui fanno capo quasi 70mila addetti per un fatturato di 12,2 miliardi di euro.

CINA
LA REPUBBLICA – R2 dedica un focus a “Urumpqi la città proibita”. Federico Rampini è andato nella capitale dello Xinjiang dopo la rivolta delle minoranze islamiche che ha provocato 200 vittime. Strade presidiate dall’esercito, cronisti guardati a vista. La Repubblica popolare punta a far dimenticare la tragedia bloccando Internet, limitando le informazioni e occupando militarmente.

 

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