Non profit
Stop all’alcol per gli under 16. Siete d’accordo?
Intervista a Riccardo Gatti dell'Asl città di Milano
L’ordinanza del Comune di Milano che vieta l’alcol agli under 16? «Non cambierà i costumi, ma almeno richiama l’attenzione sul problema». Vita.it, nel lanciare un proprio sondaggio sul tema (vedi a lato), ha chiesto a Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze dell’Asl di Milano e responsabile del portale droga.net, quali potranno essere gli effetti della nuova iniziativa dell’amministrazione comunale del capoluogo lombardo, che entra oggi in vigore. E che ha suscitato reazioni a catena, in primo luogo quelle di altri comuni italiani (Pavia, Ravenna, Bergamo, Ancona), di tutti gli schieramenti politici, che si dicono pronti a seguire l’esempio. O quelle del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (“Auspico che la decisione di Milano sia da modello per tutte le amministrazioni”) e del ministro dell’Interno Roberto Maroni (“No a una legge nazionale, ogni Comune faccia da sé”). Nel frattempo, sempre a Milano, l’agenzia Help consumatori segnala il caso di un distributore di “pane e vino” aperto 24 ore su 24, chiedendosi se non vada contro le attuali norme in vigore (riportiamo la questione in coda all’intervista a Riccardo Gatti).
L’ordinanza emessa dal sindaco di Milano, Letizia Moratti, è giusta?
Le ordinanze non sono mai giuste o ingiuste, piuttosto determinano regole arbitrarie legate a specifiche necessità, e hanno il principale effetto di richiamare l’attenzione su un problema. Come accade in questo caso, in cui il tema è uno di quelli a cui nessuno negli ultimi tempi sembrava voler prestare attenzione. Qui è in ballo non solo il fatto che i ragazzini bevono per ubriacarsi, ma anche che gli adulti sono poco responsabili nel momento in cui non si curano del fatto che i loro figli consumino alcolici.
Va in questo senso la multa di 450 Euro ai genitori?
Sì. Il problema non è la multa, ma i ragazzini che bevono, quindi la sanzione è un altro modo per dire “state più attenti a quello che fanno i figli”. Detto questo, però, c’è da considerare un altro aspetto: a mio avviso un’ordinanza del genere non riesce a cambiare il costume sociale, e l’abbiamo visto con il fumo, perchè nonostante le ordinanze e i divieti lanciati negli anni scorsi, ultimamente i costumi del tabacco stanno ricominciando a crescere. L’ordinanza ha infatti un effetto di sensibilizzazione nel breve periodo, ma non nel lungo, perchè la gente di “dimentica” e l’effetto si affievolisce. Va bene avere sensibilizzato, ma a questo punto bisogna fare di più.
Che cosa intende per “fare di più”?
Azioni preventive, educative, informative. Sono quelle più costose e che sembrano difficili da applicare, ma sono quelle che pagano. Investendo molto di più in questo, si lotta in modo efficace contro l’emergenza educativa, che non è solo quella dei ragazzi ma è relativa soprattutto agli adulti, che non sono più presenti nelle vite dei loro figli o che ne interpretino con superficialità i messaggi. Per esempio, per un padre pagare l’eventuale multa non significa dire “non c’è problema, l’ho fatto anch’io alla sua età”, perchè sono tempi davvero diversi quelli di oggi. Un tempo si beveva in primo luogo per socializzare, e l’alcol era un mezzo, non un fine come oggi, in cui i ragazzini bevono per avere additivi utili a uscire dalla realtà.
Ma c’è davvero la “emergenza alcol e minori” di cui si parla oggi?
Non mi piace parlare di emergenze, ma c’è da ammettere che la tendenza a usare l’alcol come droga, ovvero per alterarsi in modo pesante, oggi è presente più che in passato. È un “modo di bere” che arriva da altre culture, più nord europee, ma che oggi è arrivato anche da noi. In questo senso, bisogna comprendere che si è di fronte a una globalizzazione anche su questi temi. C’è quindi una dicotomia in atto: da una parte un mondo che si uniforma sulle tendenze, alcune anche negative come questa, dall’altra singole amministrazioni locali che cercano di mettervi un argine. C’è una mancanza di sintonia in questo, forse certe decisioni andrebbero prese a più alti livelli, anche più nazioni assieme, piuttosto che ogni singolo comune per conto suo.
Ora più Comuni si dicono pronti a imitare l’esempio di Milano…
La situazione è un po’ strana. Sia il capo del Governo che quello della Provincia di Milano hanno suggerito di applicare questa ordinanza dappertutto. A questo punto mi chiedo: se è una decisione che si ritiene così opportuna, perchè deve essere decisa uno per uno da tutti i comuni e non può essere invece una norma decisa per legge?
La parola, ora ai lettori di vita.it nel sondaggio che lanciamo ora sul portale: che ne pensate dell’ordinanza in vigore da oggi a Milano? Siete d’accordo?
IL CASO DI “PANE E VINO”
“Non siamo totalmente contrari alle nuove disposizioni del Sindaco Moratti. L’alcol è una sorta di stampella sociale, è un fenomeno in costante aumento soprattutto tra i giovanissimi ed è giusto che si prendano provvedimenti atti ad arginare il fenomeno” dichiara Ivano Giacomelli Segretario Nazionale del Codici, Centro per i Diritti del Cittadino. “Ribadiamo però che nonostante l’ordinanza ancora nulla è stato fatto per il distributore automatico “pane e vino” di via Cadibona: la nostra Associazione è ancora in attesa di risposte dal Comune tant’è che ha intrapreso, a tal proposito, una battaglia legale”.
Codici ha infatti presentato ricorso contro la permanenza del distributore automatico, inoltrando un Esposto alla Procura per chiedere di indagare su alcune violazioni alla normativa. Il punto vendita, in funzione 24 ore su 24, viola i diritti e gli interessi collettivi, tra l’altro non possono esserci verifiche sulla età degli acquirenti. “Da sempre il Comune ha risposto che tutto era in regola per il distributore e nonostante l’amministrazione abbia al vaglio l’ordinanza che vieta il consumo, la somministrazione e la vendita di alcolici ai minori di 16 anni, non prende in considerazione la questione “pane e vino”, spiega Giacomelli, ma l’articolo 13 della legge regionale 30/2003 recita che è vietata la somministrazione tramite distributori automatici di qualsiasi bevanda alcolica quindi anche il distributore in questione non può essere considerato in regola”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.