Welfare
Sovraffollamento, detenuto risarcito dal Governo
Una sentenza della Corte europea
Mille Euro. È la cifra che il Governo italiano dovrà sborsare al cittadino bosniaco Izet Sulejmanovic (lui ne aveva chiesti 15mila). Il motivo? Violazione dei suoi diritti di carcerato, secondo la Convenzione europea sui diritti umani: per 5 mesi, da dicembre 2002 ad aprile 2003, è stato detenuto a Rebibbia in una cella di 16,2m² con altre sei persone, ovvero 2,7m² a testa, mentre il minimo stabilito dal Cpt, Comitato per la prevenzione della tortura (a cui si rifà la convenzione) è di quasi tre volte superiore, 7m². Sulejmanovic, bosniaco di origini rom, che ha finito di scontare la sua pena di un anno e nove mesi (per vari furti) nell’ottobre dello stesso 2003, ha subito dopo denunciato l’Italia alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. Che il 16 luglio 2009 gli ha dato ragione, con una votazione a maggioranza: 5 favorevoli al risarcimento, due contrari, tra cui l’unico giudice italiano in commissione, Vladimiro Zagrebelsky.
La causa vinta da Sulejmanovic (si può leggere la sentenza, in inglese, cliccando qui) è un precedente che potrebbe pesare. Molti carcerati di oggi potrebbero seguire il suo esempio, e l’esborso per le casse statali potrebbe raggiungere cifre esorbitanti, anche parecchi milioni di Euro. Anche perchè il sovraffollamento di allora non ha niente a che vedere con la drammatica situazione attuale: «basti pensare che tra il 2000 e il 2005 entravano in carcere mille persone in più all’anno, in questi ultimi mesi le cifre dicono mille ingressi aggiuntivi ogni mese», spiega Susanna Marietti, coordinatrice nazionale dell’associazione Antigone. Con quasi 65mila detenuti presenti a fronte di una capienza regolamentare di 43.262, ovvero 20mila in più (un terzo del totale), la situazione attuale è insostenibile, come ha dimostrato il recente rapporto “Oltre il tollerabile” della stessa associazione. «Nonostante tutto, noi speriamo che si moltiplichino i ricorsi dei detenuti contro il sovraffollamento alla Corte europea», aggiunge Marietti, «sono cause sacrosante: anche se non c’è la volontà di infliggere sofferenza da parte dell’autorità penitenziaria, c’è comunque il punto di vista oggettivo che emerge, ossia che tenere il carcerato in tali condizioni di sovraffollamento è una pena disumana e degradante», e quindi proibita, come recita l’articolo 3 della Convenzione europea, quella a cui l’ex detenuto bosniaco si era appellato.
La coordinatrice di Antigone, visto l’andamento degli ultimi tempi, crede però ben poco in un cambio di rotta delle autorità italiane: «è difficile che restino scosse dalla sentenza, spesso non hanno molto rispetto delle decisioni prese in sede europea, che arrivano addirittura a sbeffeggiare». Ma la pena pecuniaria, seppur “simbolica”, rimane. «Sì, il governo dovrà pagare, ma è il meno», ribadisce Marietti, «il problema dell’esplosione dei numeri rimane: ad esempio oggi nel carcere di Poggioreale, Napoli, capita di trovare sei detenuti in stanze da due. E le uniche soluzioni arrivate finora riguardano la costruzione futura di nuove carceri, troppo poco, per una situazione di degrado che cresce giorno dopo giorno».
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