Non profit

sei bravo a riciclare? da oggi c’è chi ti paga

Una società retribuisce "a chilo" i raccoglitori di monnezza

di Redazione

Vetro. Plastica. Carta. Qualsiasi cittadino abbia a cuore l’ambiente, giornalmente differenzia i rifiuti. Quel che forse non tutti sanno, però, è che c’è chi i rifiuti e il lavoro di differenziazione è pronto a pagarlo. Il procedimento è semplice: basta portare, ben diviso, il materiale riciclabile, e Recoplastica vi riconoscerà un controvalore per ogni kg.
Roberto Gravinese, consulente di Recoplastica e ideatore degli Ecopunto che stanno sorgendo in giro per l’Italia, racconta che l’esperienza maturata come assessore all’ambiente nel Comune di San Gillio, alle porte di Torino, gli ha insegnato che se la raccolta differenziata funziona nelle aziende, non c’è motivo per cui non debba farlo a livello di singolo cittadino. Così si è deciso a tentare questa strada, un’innovazione assoluta, e non solo in Italia. L’idea di incentivare la differenziazione con un corrispettivo in denaro, stimato in circa 150 euro annui per una famiglia di quattro persone, al di là dello stimolo aiuta anche a comprendere quanta parte di ciò che erroneamente gettiamo abbia un valore e possa tornare a vivere nel ciclo produttivo.
A questo punto verrebbe da sospettare che la tassa sui rifiuti sia un tributo ingiusto, ma parlando con Gravinese scopriamo che così non è. Il progetto portato avanti da Recoplastica contribuisce per un 10-15% al miglioramento ambientale, ma non può certo sostituirsi al lavoro dell’amministrazione pubblica con cui Recoplastica, inizialmente almeno, ha avuto non pochi problemi. Dietro ai rifiuti c’è un grosso business e molte amministrazioni non li trattano come si dovrebbe, ci spiega Gravinese, finendo per far arricchire le discariche invece di favorire il riciclo. Essendo un ricco giro d’affari poi, il rischio che ogni intromissione venga scambiata per concorrenza non è raro.
Oggi per fortuna va meglio e Recoplastica è stata premiata come miglior progetto ambientale 2008, catturando anche le attenzioni di Libera, l’associazione di Don Ciotti, che ha cominciato a destinare parte dei proventi ricavati dalla vendita dei beni appartenuti alle mafie a questo progetto ambientale in Sicilia. L’iniziativa peraltro permette di offrire lavoro a persone che altrimenti sarebbero ingurgitate dalla strada.
I risultati ottenuti da Recoplastica hanno suggerito la possibilità di replicare il modello anche nel resto d’Italia. Non si diventerà ricchi – si calcola che per gestire 3mila utenze servano due persone e, tolte le spese, l’utile sia intorno ai 2.500 euro mensili – ma a guadagnarne sarà sicuramente l’ambiente.

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