«Sono un prendiperilculista. Cioè pur di non andare a lavorare sono disposto quasi a tutto». Così, in puro stile livornese, Bobo Rondelli definisce il suo eccletismo. Tant’è che in nove anni di assenza dal mercato discografico è stato tutt’altro che con le mani in mano: cinema (colonne sonore, ma anche da attore, come in Sud Side Story), teatro (portando in scena Cioni Mario di Gaspare Fu Giulia di Roberto Benigni). È stato protagonista di un documentario interamente dedicatogli dal concittadino Paolo Virzì, L’uomo che aveva picchiato la testa. Geniale e un po’ folle, anticonformista e sfuggente, Rondelli è un degno figlio della città di Piero Ciampi. Il nuovo disco, Per amor del cielo racconta il fronte più intimista e malinconico di Bobo. Gran bel disco, ma per scoprirne anche l’aspetto maledetto e buscaglionesco, stralunato e surreale conviene anche ascoltare il precedente lavoro (Disperati, intellettuali ubriaconi). O ancora meglio, cercare di vederlo in un’esibizione live. Nel suo caso, qualcosa di molto di più di un concerto.
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