Formazione

Cosa c’è dietro la severa maturità Gelmini style

di Redazione

Gelmini. La brutta notizia è che alla Maturità si è bocciato di più. Il ministro Maria Stella Gelmini lo ha rivendicato: una scuola più attenta al merito è un vantaggio per tutti? A guardar bene la cosiddetta severità viene fuori da un meccanismo cambiato tempo fa, peraltro dallo scorso governo di centrosinistra. È il decreto del 10 gennaio 2007 firmato dal ministro Giuseppe Fioroni a fissare il cambiamento dei calcoli del punteggio: i crediti scolastici aumentano di peso e passano da 20 a 25 (su un totale di 100), mentre scende automaticamente la possibilità della Commissione di decidere il destino del candidato dopo la prova orale. Le prove scritte infatti vanno valutate e gli si deve dare un voto che può essere al massimo di 15. In pratica il decreto Fioroni irrigidisce la valutazione, lega le mani alla Commissione, esalta la precedente valutazione espressa lungo gli ultimi tre anni. Chi non ha 25 crediti non può, alla fine, avere la lode. Che è quasi una bestialità. Basta un prof mezzo matto di scienze o di ginnastica in uno dei tre anni delle superiori e addio lode. Vi sembra merito questo? Questa è la solita versione berlingueriana (nel senso di Luigi) delle migliori intenzioni che fatalmente diventano calcolo burocratico. Mai nessuno che ti guardi negli occhi e ti dica: vali o non vali. Tutti allargano le braccia e dicono: non può avere la lode, non può essere promosso, non può arrivare a 100… No, signori, valutare è un’altra cosa. E il merito nella scuola, poi, un’altra ancora.
Vagni. La bella notizia della settimana è che Eugenio Vagni, 62 anni, italiano della Croce Rossa internazionale, è stato finalmente liberato dai suoi rapitori filippini del gruppo di Abu Sayaf. Ha raccontato di aver perso una ventina di chili e di avere spesso temuto per la sua vita, soprattutto dopo che in aprile erano stati liberati i due colleghi rapiti con lui a gennaio. Si è consolato pensando alla famiglia, alla Toscana e al calcio.
Bianchini. Grande choc per l’arresto del presunto stupratore seriale di Roma. Nel Pd nazionale si è sviluppata una polemica, ma il vero scandalo sta nel fatto che nel 1996 l’allora ventenne Bianchini cercò di violentare una vicina di casa, che fu salvata dal figlio di 10 anni. Per quell’episodio fu processato ma il giudice lo mandò assolto perché incapace di intendere e di volere, in quel momento. E nessuno – servizio sociale, psicologo, poliziotto – è stato mai messo sull’avviso di un possibile ripetersi di episodi simili. Se verrà fuori che è stato lui a stuprare le 18 donne romane, quel giudice dovrebbe in qualche modo rispondere del suo gravissimo errore.


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