Non profit
Un paradosso chiamato Athletic Bilbao
Niente sponsor, niente stranieri: una squadra controcorrente
di Redazione

Da queste parti nessuno si sognerebbe mai di festeggiare l’acquisto di un Cristiano Ronaldo o di un Ricardo Kakà qualsiasi. Sarebbe un affronto a una storia lunga 111 anni. Quella dell’Athletic Bilbao, la squadra più controcorrente della storia del calcio. Che la prossima stagione tornerà in Europa dopo anni di stenti. L’esordio in Europa League è fissato per il 30 luglio. Ad applaudire l’11 biancorosso non mancherà nemmeno la Peña Leones Italianos, il fan club dei supporter italiani, animato, fra gli altri, da Simone Bertelegni, autore dell’Ultimo baluardo, la cronistoria di un paradosso vivente. Incominciando dal nome. Che è Athletic, con l’acca. Un battesimo inglese, malgrado la camiseta dei bilbaini per statuto non possa essere vestita se non da giocatori baschi per nascita o per formazione (chi, pur non essendo basco, ha fatto la trafila nelle giovanili di un “equipo vasco”). Questo significa che il bacino da cui pescare le stelle da portare in primiera è ristretto a poco più di 3 milioni di persone. Eppure l’Athletic non è mai retrocesso in B ed è la terza squadra più titolata di Spagna dietro gli schiacciasassi Real Madrid e Barcellona. Sul petto dei giocatori, infine, non è mai comparso alcuno sponsor. Una maglia ancora immacolata, nonostante le casse societarie non versino in buona salute. A rompere l’incantesimo – ci informa Bertelegni – ci provò il vecchio presidente Ignacio Ugartetxe. La risposta fu «un’indimenticabile protesta sugli spalti del San Mamés: 20mila tifosi assistettero a una partita contro il Barcellona sfoggiando una maglia biancorossa listata a lutto». Ugartetxe decise di non ricandidarsi alla presidenza. Il popolo-tifoso aveva sconfitto il presidente-padrone. L’ennesimo paradosso.
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