Welfare

Noi siamo il laboratorio della nuova sanità

Le esperienze della cooperazione sociale. Intervista a Vilma Mazzocco

di Giuseppe Frangi

«La cooperazione sociale ha introdotto nuove modalità di risposta capaci di anticipare soluzioni inedite a problemi emergenti». I passaggi? «Proporremo un aggiornamento della 381». Parla la presidente
di Federsolidarietà
Vilma Mazzocco avrebbe voglia di fare l’elenco di tutte le realtà della cooperazione sociale che sui territori stanno già costruendo esperienze di nuovo welfare. Ce ne sarebbero da dire di cose! «In Piemonte», racconta, «è nato anche il primo Sert gestito da una cooperativa sociale». L’intelligenza che viene dai territori è sorprendente e anticipatrice dei fenomeni futuri? Ma in quanto presidente di Federsolidarietà Mazzocco è chiamata a ragionamenti più complessivi. Il Libro bianco annuncia cambiamenti ed è bene farsi trovare pronti, a livello di proposte e di idee oltre che di esperienze.
Vita: Welfare delle responsabilità condivise, welfare delle opportunità. Queste sono le due formule sintetiche con le quali nel Libro bianco di Sacconi si riassume il welfare che verrà. Che valore reale dare alle due parole “opportunità” e “condivisione”?
Vilma Mazzocco: Il Libro bianco sancisce chiaramente il passaggio di visione da un modello di welfare compensativo, che interviene in funzione riparativa, ad un welfare delle opportunità orientato allo sviluppo delle capacità e alla prevenzione delle fragilità. Questo è un approccio condiviso da Federsolidarietà ed è stato proprio il tema centrale della nostra assemblea del 2004. Noi parlavamo di welfare per lo sviluppo per superare la logica esclusiva della compassione e compensazione e per perseguire programmi di sviluppo che incorporano le politiche di welfare come strumento e investimento. Questa visione implica che tutte le persone in difficoltà hanno diritto alle opportunità e tutto ciò che limita o impedisce l’accesso alle opportunità va rimosso: questo è welfare. Questo significa un profondo mutamento culturale, un rovesciamento dell’approccio che richiede una condivisione attiva. Condivisione quindi come copartecipazione consapevole alla realizzazione di una nuova visione di welfare.
Vita: Un processo già in atto?
Mazzocco: Sì, lo vedo nei fatti e nelle azioni della cooperazione sociale, che sta superando il sistema di omologazione e di tutele del vecchio welfare: la cooperazione sociale ha introdotto nuove modalità e nuove pratiche di risposta capaci di anticipare soluzioni inedite a problemi emergenti. Ma di questo non c’è una sufficiente consapevolezza tra i decisori pubblici. Mi auguro che il Libro bianco apra una stagione di riforme. Da questo punto di vista l’Enciclica sociale Caritas in veritate del Papa è di grande stimolo, perché ci consegna una visione della società più giusta che si struttura su tre sistemi e non su due.
Vita: In realtà l’attenzione dello Stato verso il terzo settore si accende per l’opportunità dei minori costi. Come si può superare questa logica?
Mazzocco: Cambiando logica. Solo il superamento della visione dicotomica pubblico/privato consentirà di ispirare politiche di valorizzazione dei soggetti di terzo sistema e di sostegno ai loro progetti attraverso le quali realizzare un nuovo modello di welfare. Una nuova visione implica nuove regole per politiche attive sociali e sanitarie integrate con quelle educative, del lavoro, dell’economia, della giustizia. La cooperazione sociale contribuisce a cambiare logica se assume in pieno il proprio ruolo di attore indipendente e non solo di gestore dell’esistente. La cooperazione sociale è un attore di trasformazione cellulare degli assetti di welfare locale. Bisogna avere la consapevolezza che il tema centrale non è semplicemente quello delle risorse economiche, ma quello di regole chiare e di soggetti coerenti con la missione perseguita.
Vita: In che senso?
Mazzocco: Il cambiamento di logica porta con sé una prospettiva nuova sul ruolo dei diversi soggetti di terzo sistema, che darà impulso culturale e politico a ripensare alle regole strutturali di un nuovo welfare per la costruzione e la sostenibilità di “mercati di servizi regolati”. Mercati nei quali i privati possono aggiungere risorse a quelle statali per la realizzazione di un sistema equo e universale. Del resto le badanti e le baby sitter non indicano ingenti flussi di risorse private in mercati di welfare poco regolati? Nella sanità “leggera” sono diverse le esperienze innovative emergenti, ad esempio Cgm con Welfare Italia sta realizzando un interessante progetto pilota che coniuga la qualità dei servizi a domanda privata pagante con l’infrastrutturazione organizzativa ed un sistema di regole a valenza pubblica.
Vita: C’è da temere una resistenza da parte delle categorie professionali coinvolte, medici di base per primi?
Mazzocco: I medici di base sono una categoria di professionisti qualificati e capaci di percepire nelle relazioni di prossimità con il malato, la famiglia e la comunità le necessità organizzative ed evolutive della sanità primaria. È una sfida da condurre insieme, e nell’innovazione e nella costruzione di un sistema sanitario partecipato i medici di famiglia avranno un ruolo importante. La strada è quella di una costruzione condivisa, con ordini professionali e sindacati di categoria. Del resto i segnali positivi non mancano.
Vita: Quali segnali?
Mazzocco: Le esperienze delle cooperative di medici di medicina generale, ad esempio, iniziano a moltiplicarsi e delineano una sanità primaria del tutto nuova, in cui i medici si fanno carico in forma organizzata della salute delle persone che vivono sul loro territorio. È sintomo di una voglia di ridisegnare dal basso le forme di assistenza primaria, di uscire da un sistema troppo ospedalecentrico per passare a una visione-azione di medicina territoriale.
Vita: Resta un ultimo attore decisivo di cui parlare: la politica. Qualcosa si muove?
Mazzocco: Se per politica si intende il sistema dei partiti, direi di no. Abbiamo partiti poco coraggiosi che non si preoccupano di generare il consenso attraverso la proposta di riforme di cui il Paese ha grande bisogno. Noi lavoreremo per sollecitare un’attenzione e per avere un sostegno bipartisan sulle nostre proposte: non per opportunismo ma perché su un tema così importante bisogna avere una visione condivisa e partecipata sulla base della quale costruire le riforme.
Vita: Il Libro bianco è un buon segnale?
Mazzocco: Sì. E più ancor del Libro bianco, le riflessioni del ministro Sacconi in occasione del G8 Lavoro, per il cosiddetto People First, indicavano con chiarezza la volontà politica di sostenere i processi di innovazione nella sanità.
Vita: Prossimi passi?
Mazzocco: L’aggiornamento della 381, la legge sulla cooperazione sociale. È un passaggio fondamentale per dare gambe a questi progetti di nuovo welfare. A settembre avanzeremo le nostre proposte.


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