Cultura
Le guerre viste da molto vicino
Dieci anni di conflitti raccontati da Dexter Filkins
di Redazione
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Il lato forse più vero e più crudo di un conflitto, la sua parte meno eroica, nel senso di epica: è tutto nelle pagine di Dexter Filkins, corrispondente del New York Times che nel volume Guerra per sempre raccoglie quasi dieci anni di eventi: dall’Afghanistan dei Talebani alla guerra in Iraq passando per l’attacco alle Torri Gemelle. «Me la sono cavata meglio di molte delle persone ritratte in questo libro, eppure, nel corso degli eventi descritti, ho perduto una persona per me estremamente cara. La guerra non ha preso lei, ha preso me», scrive Filkins nell’ultimo capoverso del capitolo dedicato ai ringraziamenti.
A scorrere i diversi capitoli del libro a colpire non sono tanto i combattimenti, tanti, ma gli incontri che il corrispondente di guerra fa con i soldati americani, ma soprattutto con afghani e iracheni. Nel linguaggio asciutto del cronista poche pennellate bastano a descrivere la persona, il luogo, la difficoltà di capirsi e soprattutto di capire. Quando racconta l’11 settembre Filkins scrive: «Arrivai, vidi le fiamme divampare verso l’alto ed ebbi subito l’impressione di essere tornato nel Terzo Mondo. I miei connazionali pensavano che fosse l’evento più nefando mai accaduto, la fine della civiltà. (…) Questo era un omicidio di massa, era evidente, un atto malvagio. Ma avevo già visto anche quello: i quarantamila morti di Kabul». Una visione cupa e disincantata. «Come Laika a bordo dello Sputnik». In meno di due pagine ecco descritti i problemi del reduce, di chi non riesce a parlare, confrontarsi o raccontarsi se non con chi in guerra c’era stato. Oltre il reportage, un libro che dovrebbe leggere chi ancora pensasse alla guerra come un’opzione possibile.
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