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SALUTE. Prevenire la celiachia fin dalla culla

Un test genetico svela la predisposizione a contrarre una malattia in crescente diffusione.

di Redazione

Malattia sempre più diffusa, la celiachia può essere individuata già al momento della nascita, senza attendere che i sintomi si manifestino nel tempo. Benché siano pressoché sconosciute le cause, molti casi presentano una predisposizione genetica: i figli di celiaci hanno maggiori probabilità di contrarre la malattia nel corso della loro vita. Un test genetico al momento della nascita permette di verificare tale predisposizione prima che la malattia si manifesti. Si tratta di una procedura che risponde preventivamente a future allergie, messa a punto dalla Swiss Stem Cell Bank di Lugano, banca per la conservazione del sangue da cordone ombelicale che effettua analisi in grado di indicare anche un’eventuale intolleranza al lattosio e la possibilità di contrarre la fibrosi cistica.
I casi di celiachia sono quadruplicati negli ultimi 50 anni. Secondo una ricerca della Mayo Clinic di Rochester (Minnesota – Usa), a fronte di una diagnosi corretta, ce ne sarebbero altre 30 mancate. La situazione trova corrispondenza anche in Italia, dove il censimento dei celiaci fatto dal Ministero della Salute per il 2007 conta oltre 64mila persone, ma il numero potrebbe arrivare fino a 400mila. Il mondo scientifico, infatti, concorda nella stima di una persona affetta ogni cento. «L’importanza di una corretta diagnosi, prima ancora che si possano manifestare i classici sintomi della malattia permette non solo di affrontare la celiachia in via preventiva, ma anche di non sottovalutarne le conseguenze», spiega Gianni Soldati, direttore scientifico della Sscb. «Il più delle volte, infatti, i sintomi vengono scambiati per quelli di altre malattie». Un modo per intervenire fin da piccoli, sarebbe appunto quello di effettuare un’analisi genetica del bambino. «Una procedura consolidata che permette di avere delle indicazioni chiare sulla predisposizione del neonato, quindi di indicare un’apposita dieta che possa prevenire l’insorgere della malattia», continua Soldati.
La Sscb opera in questa direzione. «Al momento della conservazione delle staminali cordonali viene indicata anche la possibilità di fare queste analisi mirate», spiega Paolo Martinelli, direttore generale della Sscb. «Il test specifico può essere eseguito al momento della crioconservazione delle cellule staminali, dunque subito dopo il parto, o anche in tempi successivi, senza dover fare un prelievo di sangue al bambino e senza intaccare le cellule conservate».

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