Non profit
Vagni, fine di un incubo
Il cooperante della Croce Rossa libero dopo sei mesi nelle mani dei guerriglieri delle Filippine
La buona notizia della liberazione di Eugenio Vagni trova spazio nei quotidiani di oggi, a stento conquista un titolo nelle prime pagine, ancora dedicate alla politica, e all’appello del presidente Napolitano. La sensazione è che Vagni libero faccia meno notizia di Vagni decapitato, come rivela di aver temuto a lungo durante la prigionia.
- Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:
- G8
- TERRORISMO
- GRILLO E IL PD
- CARCERE
- ATENEI
- SICUREZZA
- TESTAMENTO BIOLOGICO
- DIRITTO E FAMIGLIA
- VOLONTARIATO
“Vagni: volevano decapitarmi” è il richiamo in prima pagina sul CORRIERE DELLA SERA di oggi. All’interno Paolo Salom firma il resoconto a pag 12. Il pezzo parte dall’incubo più ricorrente: la decapitazione, «la mia testa in una cesta», dice Vagni e poi «i dolori per l’ernia che non mi davano tregua e il colera, che per poco non mi ammazzava». Queste le prime parole del volontario della Croce Rossa internazionale per sei mesi tenuto prigioniero nella giungla di Jolo da un gruppo di ribelli legati agli islamisti di Abu Sayyaf. «Vagni ha spiegato» scrive il CORRIERE , «come ha fatto a superare quei giorni tutti uguali: marce notturne forzate per evitare di essere individuati dai soldati, accampamenti di fortuna in mezzo alla foresta pluviale, il tormento di parassiti, zanzare e sanguisughe». Sempre Vagni: «Ho perso 20 chili, ma tre mesi fa ero ancora più magro. Pelle e ossa: mi nutrivo solo di riso e pesce». Quanto all’ìpotesi di pagamento di un riscatto scrive via Solferino: «La vicegovernatrice della provincia dell’isola di Jolo, Ann Sahidulla, cui è stato consegnato Vagni dai terroristi, ha riferito che il rilascio è stato possibile dopo aver pagato 50mila pesos (750 euro) ai guerriglieri per le sigarette e, soprattutto, grazie alle due mogli di uno dei capi di Abu Sayyaf, arrestate martedì e convinte a collaborare».
LA REPUBBLICA (che apre con lo “Scontro sullo scudo fiscale”) a pagina 15 riferisce della liberazione di Eugenio Vagni: “Stavano per tagliarmi la testa” è il titolo del pezzo di Raimondo Buldrini da Bangkok. In volo per Manila, l’ex ostaggio (che ha perso 20 kg) ha raccontato la sua prigionia di 178 giorni. «Dal giorno in cui sono stato rapito, fino a ieri mattina alle 4, ho creduto che mi avrebbero decapitato, e già vedevo la mia testa rotolare in una grande cesta». Solo il pensiero della famiglia, la moglie e la figlia, lo ha aiutato. Quanto ai carcerieri, «sono stati i militanti a darmi le cure per il colera, e quando ci trasferivamo portavano loro i pesi per non affaticarmi. Mi chiamavano Apo come fanno con i loro anziani». Nessun pagamento, ma scambio di ostaggi. Vagni in cambio di due moglie di Albader Parad e di un altro militante del gruppo legato ad Abu Sayyaf, la cellula filippina di Al Qaeda. Ora il tecnico di Montevarchi resterà qualche giorno a Manila con la famiglia, prima di rientrare in Italia.
Il GIORNALE sottolinea la complessità dei negoziati che hanno portato alla liberazione. «Il racconto dell’italiano arrivato ieri all’aeroporto di Manila non basta a chiarire i complessi negoziati. La mossa decisiva capace di convincere Alberto Prad, il sanguinario comandante responsabile del rapimento è l’arresto delle sue due mogli. A gestire al meglio le trattative Lady Ann Sahidulla, battagliera vice governatrice di Jolo, isola teatro del rapimento che scambia le mogli del capo guerriglia con Vagni e dà un panigarilyo per le sigarette di 50 mila pesos (750euro). Nelle Filippine ci si chiede se questa sia solo un’esigua mancia o un vero e proprio riscatto. L’altro protagonista della vicenda Richard Gordon, capo della Croce Rossa delle Filippine chiosa: « Per quanto ne so, ne il governo italiano, né la Croce Rossa hanno pagato alcun riscatto». Eugenio Vagni rimarrà nelle Filippine ancora una settimana, la sua testimonianza potrebbe essere utile per le indagini su Abu Sayaf, gruppo del terrorismo islamico legato ad Al Qaida.
LA STAMPA oggi ricostruisce la liberazione in base alle prime interviste rilasciate da Vagni alla Abs-Cbn e al Philippine Daily Inquirer. Riportato alla vita da una donna, la vice governatrice dell’isola di Sulu Lady ann Sahidulla. La svolta, a sei mesi dal sequestro, è avvenuta quando la polizia ha arrestato le due mogli e i figli del leader dell’organizzazione islamista Albader Parad, accusandole di complicità nel rapimento. Una sorta di scambio, dunque: una delle mogli ha guidato la vice governatrice al cellulare passo passo fino al luogo dove era tenuto prigioniero Vagni. Niente riscatto assicurano le autorità, solo una sorta di “rimborso spese” di 50mila pesos in contanti «per vitto e alloggio».
E inoltre sui giornali di oggi:
G8
CORRIERE DELLA SERA – “Gli aiuti (avari) dei ricchi all’Africa”. è il titolo del bilancio del G8 firmato da Gian Antonio Stella: «…43 centesimi al mese. È questa la cifra stanziata per ogni africano dal G8 dell’Aquila…la somma degli aiuti complessivi ai paesi poveri arriva appena appena allo 0,13% dei soldi stanziati in questi mesi per arginare la crisi dei Paesi ricchi». Stella riprende Iacopo Viciani che sulla voce.info ha ricordato come la Banca mondiale avesse chiesto ai paesi industrializzati mesi fa di destinare «lo 0,7% delle risorse stanziate dai provvedimenti nazionali anticrisi per interventi a sostegno di infrastrutture e welfare di base nei 43 paesi in via di sviluppo più esposti alla crisi». Sempre sulla questione aiuti si intrattiene in un corsivo, “l’Africa e incomprensione dei ricchi”, anche il missionario del Pime padre Piero Gheddo: «Non si è ancora capito come aiutare gli africani a diventare autosufficienti, almeno nelle necessità primarie».
TERRORISMO
LA REPUBBLICA – Alberto Flores D’Arcais riferisce dell’ultimo scandalo legato alla Cia: tenne segreto un piano di Cheney, vice di Bush. Lo scoop è del New York Times: Cheney avrebbe ordinato alla Cia di non rivelare al Congresso il programma antiterrorismo varato in gran segreto dopo l’11 settembre (il programma è rimasto in vigore quasi otto anni). In ballo non solo il comportamento dell’amministrazione repubblicana, ma anche la scelta di quella attuale, pressata dai democratici che vogliono chiarezza a tutti i costi e invece fino a qui propensa a guardare avanti. Cioè a non indagare troppo.
GRILLO E IL PD
CORRIERE DELLA SERA – La candidatura del comico genovese alle primarie del Pd occupa l’apertura di pag 15. Grillo: «mi iscrivo, sono serissimo, porto idee anziché ideologie…Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c’è il vuoto, un vuoto di proposte, di coraggio, di idee, di uomini». Intanto la Binetti fa sapere che uscirà dal partito se vincesse Marino. Enzo Carra pur condividendo le posizione della leader teodem ammette che in materia di bioetica le posizioni di Marino sono maggioritarie nel Pd.
IL GIORNALE – “Grillo si candida alle primarie ma Fassino lo respinge: «Una boutade»”. IL GIORNALE nel titolo parte dalla fine per raccontare la vicenda che si è svolta nelle scorse ore. La prima tappa: «Beppe Grillo dal suo blog annuncia «Prendo la tessera del Pd, raccolgo 2mila firme e il 25 ottobre partecipo al congresso. Questa è una cosa serissima». Contestualmente Grillo presenta i tratti del suo programma politico «sarà quello dei comuni a 5 stelle (la carta di riferimento delle liste civiche – la restituzione della dignità della Repubblica con l’applicazione delle leggi popolari di Parlamento pulito e un’informazione libera con il ritiro delle concessioni televisive di Stato a ogni soggetto politico a partire da Silvio Berlusconi. Ultima tappa, la dichiarazione di Fassino. «Grillo non è iscritto al Pd e lo ha attaccato di continuo. La sua candidatura è una boutade provocatoria e non c’è alcuna ragione per considerarla una cosa seria».
LA STAMPA – “Grillo: Pd, io mi candido” è il titolo principale della prima pagina di oggi. Il comico vuole candidarsi alla segreteria e sfidare Bersani, Franceschini e Marino. All’interno un’intervista. «Fino ad ora abbiamo fatto da soli» dice Grillo del suo movimento «con le nostre liste civiche che sono riuscite a inserire 40 persone in 30 capoluoghi provinciali», ora è il momento della svolta spiega il comico che illustra le sue prime proposte: una legge di iniziativa popolare contro il nucleare, «energie rinnovabili, acqua pubblica, welfare, mobilità ecocompatibile, wifi gratuito, no agli inceneritori» e «il parlamento pulito» da chi ha avuto condanne definitive andate in prescrizione. «Vogliamo un’informazione libera con il ritiro delle concessioni televisive di Stato ad ogni soggetto politico, a partire da Silvio Berlusconi».
CARCERE
LA REPUBBLICA – “Scuole, catering e teatro il carcere dove si vive liberi”. È quello di Bollate, vicino a Milano, dove la recidiva è scesa al 16%. Ne parla un volume intitolato “Diritti e castighi” (edito da Il Saggiatore) ed è scritto da una giornalista del SOLE 24ORE, Donatella Stasio, e dalla direttrice del carcere di Bollate, Lucia Castellano. Ripercorre la nascita, nel 2001, del progetto che ha portato questa struttura all’avanguardia. Si studia, ci si diverte, si lavora (il 55% dei detenuti ha un impiego, anche in cooperative sociali).
ATENEI
SOLE24ORE – Apertura e tre pagine (le prime) del SOLE sono dedicate agli atenei italiani e alla loro qualità. Il titolo principale è “La scalata dei Politecnici”, perché ai primi posto della speciale classifica stilata dal quotidiano in base ai dati forniti dal Comitato nazionale di valutazione – e che considerano prima di tutto la ricerca e la facilità di sbocchi professionali dai laureati – spiccano proprio queste università. Ecco la hit: primo Politecnico di Milano, secondo quello di Modena e Reggio Emilia, terzo Trieste, quarto Politecnico di Torino. In difficoltà il Centro e Mezzogiorno, che «arranca» e perde quest’anno anche le poche posizioni di alta classifica degli anni scorsi. Si salvano solo Ancona (decima) e Bari.
SICUREZZA
ITALIA OGGI – “Ingressi fuori quota più facili”. A pag. 12 il quotidiano sottolinea che «il nuovo pacchetto sicurezza agevola l’accesso in Italia di alcune tipologie di stranieri». Per dirigenti, lavoratori specializzati e professori universitari, infatti, «non è più richiesto il nulla osta ma basta una semplice comunicazione della proposta del contratto di soggiorno, presentata dal datore di lavoro allo sportello unico per l’immigrazione». C’è poi uno schemino che riassume «Come funziona il mercato del lavoro per i cittadini stranieri».
TESTAMENTO BIOLOGICO
LA STAMPA – “Arriva il testamento biologico”. Dopo che la proposta di legge giaceva da mesi alla Camera, l’8 luglio, il primo giorno del G8, è arrivata all’ordine del giorno e secondo le informazioni raccolte dal quotidiano di Torino procede «marcia a tappe forzate». «Nessuno aveva il coraggio di riesumarla, specie dopo che Fini l’aveva bocciata come legge da “Stato etico” (fascista) poichè imponeva idratazione e nutrizione per chi si ritrovasse nelle condizioni di Eluana Englaro» scrive LA STAMPA, che riporta l’ipotesi che si sia trattato di un «do ut des», un impegno a portare avanti la legge da parte del premier «in cambio dell’indulgenza vaticana verso i politici peccatori, nel momento in cui molto se ne parlava».
DIRITTO E FAMIGLIA
ITALIA OGGI – “Le mamme avvocato vogliono avere maggiori tutele”. Due pagine sulla mancanza di una normativa omogenea che tuteli la maternità nel settore legale. Spesso le giovani avvocate si vedono costrette a interrompere il lavoro, con un tasso di successivo abbandono altissimo. «La questione è più seria di quel che appare», sostiene Alessia Grassi che firma l’articolo, «perché le donne rappresentano il 40% degli iscritti all’ordine con punte del 50% in alcuni Albi territoriali, percentuale che, tra i praticanti, sale al 60%: la maggioranza assoluta dei professionisti di domani avrà potenzialmente a che fare con questo problema». A questo si aggiunge una differenza di reddito percepito, rispetto a un omologo uomo, del 50%, che si riflette anche sull’indennità di maternità che la cassa stabilisce pari all’80% del reddito degli ultimi due anni. Lo spartiacque anagrafico, quello dopo il quale c’è un altissimo livello di abbandono da parte delle donne, sono i 34 anni. In assenza di una normativa, fino a poco tempo fa erano le prassi a determinare il comportamento della comunità forense, «lasciando di fatto al buon cuore di giudici, cancellieri, colleghi e clienti, il grado di collaborazione da offrire alla futura o neo mamma». Fino al casus belli del 2007, un sentenza della V sezione penale della Cassazione, che ha aperto una voragine normativa sul tema, rigettando il ricorso di un avvocato che si era visto negare l’allattamento come «legittimo impedimento a comparire in udienza». Il dibattito è in corso e Italia Oggi raccoglie le opinioni di Immacolata Troianiello, delegato della Cassa nazionale di previdenza e assistenze forense, secondo cui serve una più moderna visione del welfare; di Stefania Cherubini, coordinatore della Commissione pari opportunità presso l’organismo unitario avvocatura, che lamenta redditi rosa troppo bassi; e di Carla Guidi, coordinatore della Commissione pari opportunità presso il Consiglio nazionale forense, che invita il legislatore ad affrontare il problema discriminazioni.
VOLONTARIATO
SOLE24ORE – “L’innovazione aiuta la ripresa”, è la sintesi del rapporto Isnet-Aiccon sull’impresa sociale, da cui emerge che nonostante la crisi, che pure si sente, le imprese sociali riescono a reagire puntando soprattutto sull’innovazione e nel miglioramento dei servizi. Dati negativi quindi (crescono dal 15 al 26% le imprese che si dichiarano «in difficoltà») mescolati a positivi (il 70% ha migliorato l’organizzazione, il 52% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi). Esame di bilancio per L’Africa chiama di Fano.
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