Welfare

Sicurezza, una legge che è già da buttare

editoriale

di Giuseppe Frangi

Se si voleva una dimostrazione che la nuova legge sulla sicurezza fosse una pessima legge, oltretutto inapplicabile, è bastata la bagarre di proposte correttive che si è scatenata all’indomani dell’approvazione. Proposte, con code di feroci polemiche, ovviamente. Ha iniziato il sottosegretario Carlo Giovanardi, che ha lanciato la questione delle migliaia e migliaia di badanti irregolari che, stante la legge, sarebbero passibili d’arresto (per non parlare dei datori di lavoro che le ospitano, loro pure illegalmente). Maroni in difficoltà si è affrettato a spiegare che la legge non è retroattiva, dimenticandosi che il reato introdotto non è solo di ingresso, ma anche di soggiorno clandestino nel nostro Paese. Dal Veneto il governatore Giancarlo Galan ha alzato la voce: «Colf e badanti rendono un servizio indispensabile a molte famiglie italiane. Vogliamo cacciarle?». E ha buttato nella mischia la parola tabù: sanatoria. A questo punto è sceso in campo, da mediatore, Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato: «Potremmo applicare il meccanismo dei flussi a persone che già vivono in Italia». E a questo punto erano passati solo quattro giorni dall’ok definitivo del Senato?
La legge sulla sicurezza è, nella parte che riguarda l’immigrazione, una pessima legge, dettata da ragioni demagogiche, destinata a rendere impossibile la vita a centinaia di migliaia di persone, stranieri e non. È una legge inutilmente vessatoria, perché mette in una condizione di ulteriore marginalità persone che vivono già una condizione di drammatica marginalità. Ed è una legge odiosa, perché induce alla delazione di chi non è in regola. Se non bastassero queste critiche, si può passare a qualche analisi anche più terra terra. Il numero di lavoratori irregolari oggi attivi in Italia si aggira, secondo le stime più attendibili, intorno alle 700mila persone. Come ha osservato Leonardo Becchetti in un’analisi pubblicata su benecomune.net, il vero affare lo Stato lo avrebbe fatto regolarizzando queste figure, di cui il nostro sistema ha evidentemente bisogno, incassando tasse e trattenute di contributi sulle buste paga, il tutto magari proprio a beneficio di un sistema di welfare che oggi si regge con sotterfugi ai confini della legalità. Invece, per cavalcare l’onda securitaria, peraltro alimentata da una cattiva informazione e da una propaganda politica esagitata, si preferisce negare l’evidenza che senza il lavoro di quei 700mila irregolari, mezzo Paese sarebbe al collasso.
Quindi una legge odiosa e anche antieconomica, destinata a indebolire i diritti di chi già oggi si trova in una condizione borderline, esponendolo ancor di più al ricatto dello sfruttamento da parte di chi spregiudicatamente si prende il rischio di “coprirli”. Si dice che l’efficacia della legge si misurerà in quanto riuscirà a disincentivare l’arrivo di altri immigrati irregolari nel nostro Paese. Ma per ottenere (forse) quel risultato si è scelto di usare uno strumento da giustizia sommaria non certo degno di un Paese che nella realtà si dimostra molto diverso. L’Italia che è stata capace di una storia come quella che ha portato alla promozione Loredana ed Elena, cuginette rom (leggete a pagina 13) è un Paese che non si merita una legge così.


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