Non profit
una banca etica d’africa dedicata ai migranti
Presentata a Roma la Unicontinental Bank
di Redazione
È nata la Unicontinental Bank, la prima «Banca etica della diaspora africana» con lo scopo di consentire microinvestimenti nel Paese di origine, facilitare il ritorno in patria e contribuire alla lotta della povertà in Africa. Il nuovo progetto, che acquista un peso speciale per la concomitanza con il G8 dell’Aquila, la cui agenda vedrà la questione africana come punto cardine, è stato presentato il 7 luglio a Roma presso la Camera dei Deputati. I promotori sono ex studenti, italiani e africani, dell’Mba Bocconi.
Si tratta, spiegano i promotori, della realizzazione del sogno di una banca come punto d’incontro tra i risparmiatori e le iniziative socioeconomiche che si ispirano a un modello di sviluppo sociale sostenibile, fondato sui valori quali la solidarietà, la responsabilità civile e il perseguimento del bene comune.
«L’idea, nata agli inizi del 2000», spiega Alessandro Perini di Mba Bocconi, responsabile della comunicazione del progetto, «è di Francis Sietchiping, un medico camerunese diplomato all’Mba della Bocconi nel 2006, che insieme ad altri amici come Enrico Bocchi, Tommaso Proh, il sottoscritto e alcuni giovani laureati africani hanno dato vita al progetto». La banca svolgerà attività di raccolta diretta e indiretta in Italia e in alcuni Paesi africani; lo strumento base è Conto 122 (one-to-two, uno a due), un conto unico, che può però essere alimentato o prosciugato da due punti, uno in Italia e uno in Africa. Nel settore finanziamenti sarà specializzata nel microcredito e garantirà il trasferimento in tempo reale delle rimesse verso l’Africa con spese di gestione molto basse, consentendo al migrante di avere maggiori risorse. Prevista inoltre anche la possibilità di finanziamenti per gli investimenti in Africa.
«Alla costituzione, il capitale della società ammonterà a oltre 8 milioni di euro e sarà rappresentato da 534mila azioni ordinarie del valore nominale di 15 euro ciascuna», spiega Pedrini. «La società sarà controllata da un gruppo di azionisti vincolati da un patto di sindacato che sarà titolare direttamente di una partecipazione pari a circa il 49% e, indirettamente, tramite la Cooperativa Management Consulting Group, di una partecipazione pari a circa il 12% del capitale sociale». La novità che il progetto porta è che la quota di maggioranza sarà detenuta dagli africani della diaspora.
Vasta la gamma di prodotti e servizi proposti, per adattarsi a ogni esigenza finanziaria e di investimento, a esclusione comunque di quelli non coerenti con i principi della finanza etica. «Potranno accedere al nostro credito immigrati tagliati fuori dal sistema bancario tradizionale», conclude Pedrini. «Vogliamo essere al servizio di chi non è e di chi non ha. Come afferma Raymond Kouassi Kouakou, imprenditore e presidente dell’associazione Africani nel Mondo, «per gli africani poter contare su una struttura di questo tipo vuol dire molto. Vuol dire poter accedere al credito più facilmente, cosa che ora è piuttosto difficile, vuol dire dare una speranza agli imprenditori africani e alle famiglie dei migranti. Vuol dire aver la possibilità di creare qualcosa in Africa e di tornarci».
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