Cultura

«Berlusconi per l’Africa sei ancora in tempo»

Lo ha detto ieri il leader degli U2 durante concerto di Milano applaudito da 77mila fan

di Redazione

di Lorenzo Margiotta

Quando lui entra sul palco è l’ovazione naturalmente, quella che San Siro riserva di solito solo agli dèi del calcio. Ma le bocche aperte e lo stupore iniziano da prima, da quando i 77mila entrano e vedono «una via di mezzo fra una una stazione spaziale e il fiore di un cactus», come dice Bono di “The Claw”, l’ultima delle sue straordinarie invenzioni scenografiche.


Come per tutte le idee semplici e geniali, non ci aveva ancora pensato nessuno: un palco rotondo al centro del campo, collegato da ponti mobili a una passerella anch’essa rotonda che gli corre tutto intorno. Sopra, due grandi archi metallici coi colori dell’Irlanda sorreggono gli impianti e innalzano un tempio alto 40 metri, dedicato alla musica e a tante cose ancora, come si vedrà durante la notte. È il 360° tour: vista perfetta da tutti i settori dello stadio e partecipazione totale all’evento, con i musicisti che corrono da una parte all’altra e sembra ti vengano loro a prendere lì nel posto dove sei.

Poi partono più di due ore di musica, con un poker di canzoni dal nuovo album No Line on the Horizon (Breathe, la title track, Get on Your Boots e Magnificent). Forse un po’ debole come inizio, con la voce di Bono che accusa una lieve flessione ma allora subito se ne accorge e grida «sono tempi difficili e molta gente è senza lavoro. Non possiamo risolvere il problema questa sera, ma possiamo darvi la più bella notte della vita. Quando il futuro è incerto sono i momenti a essere preziosi». Attacca Beautiful Day e stavolta si parte davvero.

Più che i pezzi singolarmente, impressionano le sequenze, con la band che mette magistralmente una in fila all’altra successi come I Still Haven’t Found What I’m Looking For (che sfuma in Stand By Me di Ben E. King), Angel of Harlem dedicata a Michael Jackson, di cui canta un paio di passaggi nel giorno del suo funerale, in un crescendo di emozioni che ha uno dei suoi culmini in Party Girl, con la figlia Memphis Eve che sale sul palco e festeggia il suo compleanno così, uno stadio intero a cantarle happy birthday.
Dalle lacrime all’entusiasmo di Vertigo e I’ll go Crazy If I Don’t Go Crazy Tonight. Seguono pezzi di storia del rock, Sunday Bloody Sunday e In the name of love.

Prima del gran finale immancabile il capitolo sui diritti civili con Walk On dedicata ad Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana, e sulla politica, con la mitica One rivolta a Silvio Berlusconi: sei ancora in tempo, ha detto Bono riferendosi al G8, a mantenere le promesse per l’Africa, sei ancora in tempo per chiudere con dignità.
In mezzo il video forse più bello, di Desmond Tutu, vescovo antiapartheid. Sono le sue parole a spiegare il vero senso di 360° Tour, un nome che non si limita a descrivere la soluzione scenica, ma invita a tenere aperto lo sguardo a 360 gradi, però uniti come se fossimo una persona sola.

Forse esagera quello striscione su, al secondo anello, “Bono papa”, ma certo quando si esce sulla voce di Pavarotti e le note delle sua Ave Maria, nonostante i 78 decibel – Milano non si può permettere di più – e il rigido limite orario (cui gli U2 ironicamente richiamano con delle grandi sveglie che appaiono di continuo sullo schermo), l’impressione è quella di lasciarsi alle spalle una spettacolo che resterà a lungo negli occhi.

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