Famiglia
Le città proibite ai minori
Sotto le dichiarazioni di principio e i progetti annunciati dalle amministrazioni, non cè nulla. Anzi, i diritti dei piccoli sono sempre più calpestati. Lo denuncia Caffo.
Città dei bambini, progetti per l?infanzia, iniziative per i minori: quante volte, negli ultimi anni, abbiamo sentito sindaci e assessori di mezza Italia giurare e spergiurare di stare dalla parte dei più piccoli? Parole al vento: l?inchiesta che Telefono Azzurro presenta in questi giorni a Modena, al convegno ?I diritti dei bambini e i doveri degli adulti? che si chiude sabato 10 ottobre, rivela quanto, le nostre amministrazioni locali, in fatto di politiche dell?infanzia, siano drammaticamente arretrate, se non proprio latitanti. Da qui la proposta di un nuovo patto tra servizio pubblico, volontariato e privato sociale per una ?Carta delle azioni a tutela dell?infanzia? da sottoporre a tutti i Comuni italiani (vedi box).
«Il panorama è formalmente idilliaco», conferma il presidente Ernesto Caffo, «ma in realtà di concreto c?è veramente poco: siamo purtroppo un Paese che privilegia ancora troppo le dichiarazioni di intenti alle realizzazioni concrete». L?associazione bolognese ha chiesto a una trentina di municipalità italiane (capoluoghi di provincia con oltre 100 mila abitanti) se fossero stati approntati alcuni servizi, considerati fondamentali per la tutela e la promozione dell?infanzia, indicatori cioè della qualità della vita dei bambini. Si è chiesto, ad esempio, se negli ospedali o nei reparti pediatrici ci siano insegnanti per consentire ai piccoli degenti di seguire i programmi scolastici. Su 30 Comuni interpellati, poco più della metà (17) si è dotato di questo servizio e la maggior parte delle risposte affermative (11) arriva dalle città del Nord, mentre in 10 città del Sud non esistono iniziative del genere. Sempre per quanto riguarda la salute, 4 Comuni del Centro Italia e 8 del Sud non dispongono di strutture di alloggio per i bambini ospedalizzati, mentre le stanze da gioco sono un sogno per gli ospedali di quattro centri dell?Italia meridionale ed un di quella centrale.
L?educazione multietnica, realizzata da mediatori culturali nelle scuole frequentate dai figli degli immigrati, conosce dei buoni risultati al Centro (5 Comuni su 7) e al Nord (6 su 9), ma è praticamente ignorata al Sud, dove su 11 capoluoghi solo uno risponde positivamente. Risultato analogo se l?indicatore assunto è la presenza di una biblioteca o di una ludoteca. Gioco negato poi per molti bambini che vivono nel centro-città: 4 capoluoghi del Nord, 2 del Centro e 8 del Sud non hanno infatti spazi dedicati per questo. La situazione peggiora ulteriormente se si prendono in considerazione le ludoteche mentre in 11 città, uniformemente distribuite su tutta la Penisola, mancano giardini privi di barriere architettoniche e provvisti di adeguate misure di sicurezza.
Se ci si sposta sul terreno del disagio e dei minori a rischio, scopriamo che in molti centri si offre formazione gratuita alle famiglie disponibili a prendere in affido bambini in difficoltà Secondo le risposte fornite dai Comuni, ciò accade in 12 città del Nord, 4 del Centro e 7 del Sud mentre reti di famiglie affidatarie sono presenti in tutta Italia. Centri diurni e centri d?ascolto per i minori in difficoltà, secondo l?indagine, sono presenti in oltre il 50% dei capoluoghi interessati, ma sono ancora pressoché sconosciuti i progetti di distacco diurno presso associazioni di volontariato di minori detenuti: in tutto solo 12 città su 33. Dato singolarmente negativo al. Nord: dove sono solo 4 (su 15) le città ad offrire queste opportunità. Dati che, per alcune voci, sembrano un po? troppo ottimistici. «Si tratta di informazioni forniti dai Comuni», spiega Caffo, «che analizzeremo e controlleremo attentamente nei prossimi mesi».
Sindaci,ecco la “Carta delle azioni”
«Vogliamo trasformare le dichiarazioni della Convenzione Onu in una prassi operativa attuabile a livello delle diverse comunità locali». Ernesto Caffo presenta così il progetto di una ?Carta delle azioni a tutela dell?infanzia nei servizi della comunità locale?, in corso di discussione al convegno di Modena. Servizio pubblico, volontariato e privato sociale proporranno ai sindaci di tutta Italia alcune azioni concrete da realizzare nell?immediato. Si tratta della creazione di spazi a misura di bambino negli ospedali, nei quali scolarizzazione, gioco e presenza dei genitori devono diventare un diritto. Per il ?diritto al gioco? si propone la realizzazione di spazi e ludoteche nei centri cittadini, rendendo pienamente accessibili e protetti quelli già esistenti. Attenzione anche per l?educazione multietnica: con l?inserimento di mediatori culturali nelle scuole ed apertura di centri ricreativi e biblioteche a questo scopo.
Per i bambini a rischio si propone la creazione di comunità diurne (in alternativa alla strada) e centri di emergenza (in caso di allontanamento dai genitori, nell?attesa di una famiglia affidataria). Tra i punti proposti anche la promozione dell?affido familiare e il distaccamento diurno presso le associazioni dei minori detenuti.
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