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LEGGE SICUREZZA. Un migrante su tre non si fa più curare

E' la realtà delle ultime settimane, ancora prima che il ddl diventasse legge. Lo svela una ricerca dell'ong Everyone, che denuncia: "A Milano ci sono già casi di lebbra non curata"

di Daniele Biella

“Ci arrivano notizie drammatiche relativamente al numero di immigrati che nelle ultime settimane non sono ricorsi alle cure mediche in ospedale nonostante le gravi condizioni di salute”. Lo affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti dell’organizzazione per i diritti umani Gruppo EveryOne, che nelle ultime tre settimane ha compiuto uno studio nei principali ospedali di Roma (San Gallicano, Policlinico Umberto I, San Camillo Forlanini, Policlinico Tor Vergata, Ospedale Grassi di Ostia) e Milano (Niguarda, ospedale Maggiore Policlinico, San Paolo, San Carlo Borromeo): è stata riscontrata una diminuzione di quasi il 35% dei migranti che ricorrono alle cure di pronto soccorso, conseguentemente alla notizia dell’imminente approvazione del provvedimento che prevede, tra le altre cose, l’introduzione in Italia del reato di clandestinità. 

I picchi si registrano in particolare all’ospedale San Paolo di Milano, dove la diminuzione degli accessi alla struttura ospedaliera da parte dei migranti irregolari ha raggiunto quasi il 75 %.

“Nel frattempo,” proseguono i co-presidenti di EveryOne “i nostri attivisti hanno ricevuto segnalazioni di vere e proprie tragedie umanitarie, proprio in virtù della fobia da ‘reato di clandestinità’, verificatesi nel mese di giugno: il 10 giugno una badante ucraina di 39 anni, priva dei visti d’ingresso, è stata ritrovata morta dissanguata in seguito a un aborto spontaneo all’interno dell’appartamento in cui lavorava, a Torre a Mare, in provincia di Bari. Dopo tante ricerche, aveva da poco trovato un’occupazione. Improvvisamente, si è sentita male e ha cominciato a sanguinare, ma non ha chiamato nessuno: la paura di perdere il lavoro o di essere denunciata per la sua condizione irregolare l’ha bloccata. Si verificano ogni giorno casi simili,” continuano Malini, Pegoraro e Picciau, “come quello recentissimo di un cinese di 33 anni fuggito il 14 giugno dall’ospedale Sacco di Milano portandosi via il figlioletto neonato appena operato per una gravissima malformazione al cuore, per paura della denuncia per ‘clandestinità’”.

Oltre alla “violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani, della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea, della Carta dei Diritti dei Popoli”, per Everyone con l’approvazione del decreto 733 “si prospetta un fenomeno fuori controllo che mette in serissimo pericolo la salute pubblica in Italia e nel mondo. Pochi giorni fa un nostro attivista a Milano ha incontrato una famiglia africana che nasconde un minore che presenta i sintomi tipici della lebbra,” dichiara EveryOne, “terrorizzata di essere denunciata e smembrata proprio per la condizione di clandestinità dei suoi membri. La sorellina e il bimbo”, continua l’organizzazione internazionale per i diritti umani, “presentavano già macchie viola, chiazze senza pigmento e noduli: potrebbe trattarsi dell’inizio di un’epidemia, che si svilupperebbe al di fuori delle strutture sanitarie, come avveniva nel Medioevo”.

“In Italia, come negli altri Paese dell’Ue,  sono presenti anche migranti provenienti da Congo, Rwanda, Sudan e altri Stati africani colpiti dal micidiale virus dell’Ebola. Dopo l’approvazione del decreto, vivranno nascosti in luoghi inaccessibili e in condizioni igieniche tragiche. Basterebbe un solo caso di contagio da parte del virus Ebola o di altra febbre emorragica letale (ve ne sono di altamente epidemiologiche)” conclude, EveryOne, “per provocare un’epidemia assolutamente incontrollabile. Una volta esplosa, a causa del panico e della paura da parte dei migranti di collaborare con le autorità sanitarie e le istituzioni pubbliche italiane, la popolazione italiana potrebbe venire falcidiata in pochi mesi”.


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