Cultura

Aimee, momenti di gloria

Molti si sono stupiti per quella bionda che a Londra ha sfilato con gli abiti di uno stilista inglese. Il fatto è che Aimee Mullins ha le gambe amputate. Il che non le ha impedito di correre e saltare

di Tania Grandi

Quando arrivò quella strana telefonata, Frank Gagliano, allenatore della squadra di atletica di Georgetown che in 37 anni di carriera ha portato alla vittoria numerosi olimpionici americani, sedeva tranquillamente nel suo ufficio. Era l?agosto 1995 e dall?altro capo del telefono una voce disse: «Sono Aimee Mullins, mi mancano entrambe le gambe sotto il ginocchio e voglio correre alle Paraolimpiadi di Atlanta, l?estate prossima». Frank Gagliano le diede subito un appuntamento sull?anello di terra rossa del campus. Ma un?ora più tardi, quando Aimee, una splendida ragazza di origine australiana, si presentò sulla pista, Gagliano comprese perché quella telefonata non gli quadrava: i polpacci della sua aspirante allieva finivano dieci centimetri sotto il ginocchio e la ragazza correva su delle protesi. Al suo attivo, solo qualche settimana di auto-allenamento nel campo di football del liceo e una vittoria nei 100 metri, nei 200 e nel salto in lungo a un meeting per disabili, a Boston.
Il coach capì subito che quella non era una ragazzotta qualunque. E quello stesso pomeriggio chiamò a raccolta la sua squadra femminile: «Vi presento Aimee, viene dalla Pennsylvania e da oggi correrà con voi». Detto fatto. La primavera successiva la ragazza ?sfrecciava? gareggiando contro atlete normodotate che sui 100 la distanziavano di appena quattro secondi. E nella sua prima competizione universitaria tagliava il traguardo dei 100 metri in 16.70 secondi.
L?unico tentennamento accadde qualche settimana dopo ai campionati della East Coast, a Villanova. Durante il riscaldamento Aimee rischiò di perdere una protesi che, attaccata alla gamba tramite uno spesso manicotto di silicone, scivolava a causa del sudore. Aimee supplicò l?allenatore di non farla partecipare alle gare. Temeva di scioccare il pubblico se avesse perso una gamba sulla pista. «Che diavolo!», rispose il coach, «se dovesse succedere cadrai per terra, rimetterai la protesi e taglierai il traguardo». Corse i 200 e arrivò in fondo. In seguito Aimee batté i suoi record: nei 100 il cronometro scese a 15.77 e nei 200 a 34.06. Entrambi record mondiali non ufficiali per la sua categoria. Ed eccola così ai Giochi paraolimpici di Atlanta, insieme a 4000 atleti di tutto il mondo. Purtroppo viene penalizzata da uno stupido regolamento. Alle gare per disabili occorre siano iscritti almeno sei concorrenti di quattro diversi Paesi, e Aimee è l?unica atleta con ambo le gambe amputate sotto il ginocchio iscritta ai 100 e al salto in lungo. Così la ragazza viene inserita nella categoria delle persone prive degli arti superiori, il che le rende ovviamente impossibile vincere una medaglia. Giornali e tv però si accorgono di lei e raccontano di come, nata senza le fibule dei polpacci, a un anno di età subì l?amputazione delle gambe. E Gagliano spiega che non ha mai dubitato di quella ragazza dotata di tanto incredibile forza di volontà: «Vedete, Aimee si sente in missione. E a muoverla è una cosa cosa: il desiderio. Si tratti di prendere l?autobus per allenarsi, di andare in bicicletta, di gareggiare alle Olimpiadi. Sa quel che vuole. E io non ho mai dubitato che lei potesse farcela…».
Ora è venuta la sfilata di Londra, dove Aimee ha portato in passerella gli abiti di Givenchy firmati da Alexander McQueen, e con essa le critiche, i pettegolezzi, le insinuazioni. Ma ad Aimee tutto ciò non interessa. Lei vuole solo essere se stessa. E puntare a Sydney 2000. Sperando che un nuovo regolamento le consenta di salire sul podio.

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