Famiglia

basta un divano per viaggiare gratis

Il boom del couchsurfing. Non solo per giovani

di Chiara Cantoni

Carta di credito o contante? Nessuno dei due: per girare il mondo basta un divano. E, ovviamente, qualcuno disposto a cedere il suo per qualche notte. Si chiama Couch Surfing (letteralmente «saltare da un divano all’altro») la formula vacanze a basso costo ma ad alto rendimento di relazioni, che ha conquistato nel globo i giovani di oltre 200 Paesi. Più che un sistema per scroccare un posto letto, una vera e propria filosofia di viaggio. Costruire una rete internazionale di luoghi e di persone, stabilire rapporti attraverso gli oceani, i continenti, le nazioni, facilitare scambi culturali: questa la mission di CouchSurfing International, l’organizzazione non profit nata negli States per mettere in contatto utenti con esigenze diverse: da una parte c’è chi offre un posto per dormire; dall’altra, chi parte alla scoperta di nuovi Paesi e cerca un punto d’appoggio per qualche giorno.
L’idea nasce dieci anni fa, quando Casey Fenton, programmatore 25enne del New Hampshire, soldi in tasca pochi ma voglia di viaggiare tanta, prosciuga il portafogli acquistando un biglietto per l’Islanda. Denaro per l’alloggio, meno di zero. Poco male: pc alla mano, inonda di spam oltre 1.500 studenti di Reykjavik, chiedendo un divano per la notte. La risposta arriva generosa. Dopo aver trascorso il weekend più bello della sua vita, il giovane globtrotter bandisce la parola hotel dal suo vocabolario e, di divano in divano, si lancia in un rocambolesco giro per il mondo. Uno spirito che Casey mette in rete lanciando la piattaforma Couchsurfing.org (che si sostiene tramite libere donazioni).
Da allora, oltre un milione e 200mila viaggiatori hanno “surfato” i divani dei cinque continenti, e quasi un milione e 400mila nuove amicizie sono nate in seno alla community, che cresce a un ritmo di circa 2.100 nuovi iscritti al giorno. Solo l’Italia conta più di 33mila praticanti, con un incremento del 2% l’anno. Entrare a far parte del “gioco” è semplice: basta registrarsi sul sito (esclusi i minorenni), inserendo i propri dati, la città di residenza, l’eventuale disponibilità a ospitare un membro della comunità (non indispensabile per usufruire del servizio). Ogni utente ha una pagina personale, consultabile dagli altri, dove inserire dati generici e annotazioni personali. Per partire, basta cercare in rete i surfers più vicini alla meta scelta, verificandone profilo e compatibilità rispetto alle esigenze presentate. Durata e termini della sistemazione vanno chiariti via web tra le parti. Un sistema di feedback (come su eBay), rilasciati sia dall’ospite che dal padrone di casa alla fine dell’esperienza, tutela infine la sicurezza interna alla community.


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