Sostenibilità

Quanto costa tagliare CO2Il rapporto/3

di Redazione

Nel 2007 il nostro Paese ha emesso in atmosfera circa 553 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 di gas a effetto serra, escluse quelle derivanti da cambiamento d’utilizzo del territorio e quelle forestali. La porzione principale dei gas a effetto serra (86%) è rappresentata dall’anidride carbonica, seguita dal protossido d’azoto (N2O) e dal metano (CH4), che insieme fanno una quota pari al 13%.  Lo rivela uno studio Ecofys commissionato dal WWF. Primo responsabile di questa poco edificante performance è il settore industriale, il maggiore emettitore di gas a effetto serra in Italia e responsabile per il 26% delle emissioni del 2007, seguito da quello della fornitura elettrica, che emette il 25% delle emissioni totali di gas a effetto serra. Il terzo settore per grandezza è quello dei trasporti, con il 23%, seguito dall’edilizia con il 16%. Nello scenario di riferimento le emissioni aumentano da 579 Mton CO2eq nel 2005 a 623 nel 2020 Si prevede che in questo periodo le emissioni di gas a effetto serra dei settori industriale ed energetico aumenteranno, rispettivamente, dell’8% e del 13%. Nel settore dei trasporti del 16%, in quello dell’edilizia dell’-1%, in quello agricolo di -0.5% e in quello dei rifiuti del -22%. Per ogni settore vengono messi a punto due scenari: nello scenario a basse emissioni di carbonio, le emissioni dei gas a effetto serra diminuiscono da 579 Mton CO2eq nel 2005 a 368 nel 2020. Ciò equivale a una riduzione del 36% rispetto alle emissioni del 2005 e del 29% rispetto ai livelli di emissione del 1990. Su base annua, si calcola che i benefici netti delle misure ammontino a 15 miliardi di euro e che i costi netti delle misure ammontino a 19 miliardi di euro. Ciò porta a un totale di costo netto per l’implementazione delle misure dello scenario a basso contenuto di carbonio di 4 miliardi di euro all’anno nel 2020, che equivale allo 0,2% annuo dell’attuale Pil.


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