Politica

Il servizio civile ha perso la testa

Futuro più che mai incerto per l'istituto nato nel 2001

di Stefano Arduini

Volontari dimezzati in due anni, fondi al lumicino. E intanto Lega Nord, Regioni e i sottosegretari Giovanardi e Letta, ciascuno va per la sua strada. In ordine sparso Stragi, torture e sangue che imbratta tutto: ecco gli ingredienti indispensabili per girare uno spaghetti western che si rispetti. Questa volta però dal saloon di Sergio Leone non escono i personaggi di Per un pugno di dollari, ma l’incerottata carovana del servizio civile, che dopo il varo del (magro) bando 2009 si scopre meno compatta che mai. Il quadro è da Far west. Tutti contro tutti e si salvi chi può. Col rischio questa volta a portare a casa la pelle siano davvero in pochi.
I numeri prima di tutto: con il bando 2009 verranno avviati 27.145 volontari che, al netto della riserva dei posti destinati all’accompagnamento dei grandi invalidi, vengono ridotti a 24.647. L’anno scorso erano oltre 33mila. Solo 24 mesi fa, nel 2007, grazie alla duplicazione del bando ordinario in due tranches (la prima da 38.899 posti, la seconda da 10.363) quasi 50mila. E all’orizzonte le nubi sono ancora più fosche. Basta leggere la programmazione finanziaria: i 211 milioni di quest’anno diventeranno 171 nel 2010 e 121 nel 2011. Un bando a zero volontari rischia di essere sempre meno una battuta.
Giovanardi? Il sottosegretario naviga a vista. Va a suo merito il colpo d’ala della cancellazione del pagamento dei contributi Inps sulla diaria dei volontari. Come buona appare l’ipotesi, finora rimasta tale, di cassare anche la voce relativa all’Irap. Quello che sembra ancora mancare è una vera e propria governance del settore. A partire dalla riforma della legge 64 del 2001, la costituzione del servizio civile. Non che Giovanardi non ci abbia provato, ma il documento redatto dal suo gruppo di lavoro, tante volte annunciato, non è mai arrivato al Consiglio dei ministri. Il fondo del servizio civile torna per interno nelle mani dello Stato (attualmente la ripartizione è al 54% nelle mani dello Stato, il resto alle Regioni). Al fondo potranno accedere esclusivamente gli enti nazionali. Le Regioni dovranno impegnare risorse proprie per sostenere i loro albi. La valutazione dei progetti rimane in capo all’Ufficio nazionale. Questi i capisaldi della riforma del senatore del Pdl. Una bozza che proprio in questi giorni sta facendo sobbalzare gli assessori regionali.
Per comprendere i toni dello scontro basta sentire l’assessore pugliese alla Cittadinanza attiva, Guglielmo Minervini. «La proposta di legge Giovanardi è l’ultimo atto della dismissione del servizio civile. L’ultimo tassello di una specifica strategia che il governo sta portando avanti per smantellare pezzo per pezzo il servizio civile dal territorio. Giovanardi ridisegna un sistema fatto con pochi spiccioli, per pochi eletti, scelto in uffici romani». Bari gioca anche la carta delle cifre: rispetto al fondo nazionale, in Puglia si è passati da 1.300 a 857 posizioni. Rincara Minervini: «La proposta Giovanardi non solo punta ad espellere Regioni ed enti del territorio dal sistema, ma anche ad eliminare la centralità dei giovani dalla proposta del servizio civile». Un’analisi, la seconda – e qui sta il paradosso – che le Regioni condividono con la Cnesc, la Conferenza nazionale degli enti del servizio civile che pure guarda con sospetto all’eccessiva frammentazione del sistema, che in una comunicazione indirizzata qualche giorno fa al sottosegretario ha lamentato «con amarezza, che invece di favorire la diffusione del servizio civile nazionale lo si ostacola sia per i giovani, sia per gli enti. Un atteggiamento incomprensibile per uno Stato che abbia a cuore la promozione della cultura della solidarietà, della pace e della cittadinanza attiva».
Ad alzare di qualche grado la temperatura del dibattito ci si è messa anche la Lega Nord, che, dopo aver punzecchiato per mesi Giovanardi con un paio di pepatissime interrogazioni parlamentari, per mano della deputata Erica Rivolta ha depositato una proposta di legge spiccatamente federalista (il Fondo nazionale dovrebbe essere totalmente ripartito fra le Regioni in base al numero di cittadini italiani di età compresa fra i 18 e i 28 anni residenti nei vari territori regionali).
Altro paradosso. Il piano del Carroccio, che potrebbe perfino incontrare il consenso della Regione Lombardia, guidata da un compagno di partito dello stesso Giovanardi che, da parte sua, per usare un eufemismo, ha accolto senza alcun entusiasmo l’iniziativa dei lumbard. Come se non bastasse, sul terreno del servizio civile è intervenuto a gamba tesa anche il braccio destro del premier, Gianni Letta. Che in un recente incontro con i vertici dell’Unione italiana ciechi si è impegnato a unificare i ddl 952, 1094, 1138 depositati in Parlamento e a farli confluire nel solco della riforma Giovanardi. Se così fosse, la riserva delle posizioni da attribuire per legge all’assistenza ai grandi invalidi passerebbe dal 2 al 20%. In altri termini cambierebbero in modo radicale i connotati del servizio civile. Piano Letta, bozza Giovanardi, proposta Rivolta, piattaforma delle Regioni. Che ne sarà del servizio civile?


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