Welfare

Le colpe di Milosevic e quelle dell’Europa

Editoriale che da una parte denuncia le violazioni dei diritti umani compiute da Milosevic e dall'altra denucia le coperture europee che hanno impedito un intervento in Iugoslavia tempo prima

di Riccardo Bonacina

Dovremo dire grazie a quel ?porcellone? di Clinton se la Comunità internazionale si darà una mossa di fronte al dramma del Kosovo? Pare proprio di sì, anche se spiace ammetterlo. Grazie a una posizione dura degli Stati Uniti e alla mobilitazione delle forze Nato, il 23 settembre è stata approvata dal Consiglio di Sicurezza Onu la risoluzione n. 1199 che impone a Belgrado «l?immediato cessate il fuoco, la ripresa dei negoziati, e l?immediata riapertura dei corridoi umanitari per portare aiuto agli sfollati». Di fronte alle titubanze europee e anche italiane, il 5 ottobre Clinton ha avuto il merito di dire in un discorso al Fmi che «è chiaro che Slobodan Milosevic è il primo responsabile della situazione in Kosovo. Ed è ora di fermare la violenza». Milosevic, lo ricordiamo per i più distratti, è certamente stato uno dei massimi responsabili della tragedia della ex Jugoslavia, della pulizia etnica costata la vita a quasi 300 mila civili, delle migrazioni di rifugiati calcolate in quasi 4 milioni di persone in fuga. Milosevic che sull?altare della pace di Dayton ha sacrificato il suo braccio armato, il generale Karadzic, ha continuato a intessere rapporti diplomatici e d?affari con il resto del mondo, con l?Europa e in particolare con l?Italia. Coperture che hanno consentito a Milosevic, appena ripresa qualche energia, di gettarsi nell?ennesima operazione di pulizia etnica, questa volta contro la minoranza albanese del Kosovo. Un?azione costata a oggi quasi mille morti tra i civili, di cui 150 donne e 120 bambini. Solo 21 di questi morti erano combattenti dell?Uck (i kosovari che hanno imbracciato il fucile). Altrettanti sono i dispersi, 300 mila i profughi, tra cui almeno 70 mila bloccati sulle montagne all?aperto, su trattori o camion improbabili, giorno e notte. Il freddo già in ottobre, dicono dalle agenzie umanitarie, potrebbe ucciderne a migliaia.
Ebbene, di fronte a tante efferatezze abbiamo dovuto aspettare l?uscita chiara del ?porcellone? Clinton, e il conseguente tintinnar di armamenti delle forze Nato. È un peccato. Da qualche settimana rendiamo conto delle inziative di don Albino Bizzotto di ?Beati i costruttori di pace?, del vescovo Diego Bona presidente di Pax Christi, di don Benzi e dell?Associazione Papa Giovanni XXXIII, e ancora dei Gruppi autonomi di volontariato civile e del Movimento internazionale di riconciliazione. Iniziative di sostegno umanitario ma anche di appello alla mobilitazione civile, che vorrebbe culminare in una grande manifestazione a Prishtina il 10 dicembre, 50° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. ?I care?, mi riguarda, è slogan che invita alla mobilitazione per la pace. Peccato che questo cammino civile e di impegno di migliaia e migliaia di giovani e meno giovani non trovi, in Italia e in Europa, una sua degna rappresentanza politica. Così non ci resta che discutere, a reti unificate (Raiuno; Raidue; Canale 5), del match tra Bertinotti e Cossutta o prendere parte alla più ipocrita delle polemiche: quella sui gettoni d?oro in tv. Buona settimana.

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