Economia

Sul baratro della crisi

La crisi finanziaria è al centro del tredicesimo summit dell'Unione africana in corso a Sirte, in Libia

di Emanuela Citterio

L’impatto della crisi finanziaria globale sul continente africano e la crisi politica in Somalia. Sono i due argomenti che dominano il tredicesimo vertice dell’Unione africana che si sta svolgendo a Sirte, in Libia e che si chiuderà il 3 luglio. Entrambe sono questioni spinose, secondo il presidente della Commissione africana Jean Ping, che minacciano più di altre la stabilità e la pace in Africa e che «necessitano della massima attenzione da parte dei leader africani».

«La crisi economica e finanziaria globale sta proponendo una varietà di sfide e di opportunità» ha detto Ping all’agenzia di stampa africana Panapress. «Ci sono delle difficoltà che vanno affrontate molto seriamente».

«Dopo cinque anni di crescita il rallentamento dell’econonomia mondiale mette a rischio le prospettive economiche, politice e sociali dell’Africa» si legge nell’African economic outlook, il rapporto che l’Oecd (Organisation for economic cooperation and development) sta presentando in diversi Paesi africani in questi giorni. Secondo il rapporto, il prodotto interno lordo dell’Africa subsahariana continuerà a crescere ma solo del 2,8%, meno della metà del 5,7% stimato per il 2008.

In Africa i primi effetti della crisi comporteranno un peggioramento del commercio con l’estero, determinato dal calo dei prezzi delle materie prime (minerali e non minerali) e dal crollo della domanda dei paesi industrializzati. Molte industrie esportatrici dell’Africa sub-sahariana rischiano il fallimento.

A subire un impatto più importante saranno le economie più integrate nel sistema mondiale, come Egitto e Sudafrica.

Per il 2009 si prevede una diminuzione delle rimesse, degli scambi finanziarie e degli investimenti esteri diretti, che potrebbe mettere gravemente a rischio la sostenibilità dei pagamenti. Nel 2009 le rimesse degli immigrati diminuiranno di circa il 10%, facendo affluire meno risorse nei Paesi africani.
«Tuttavia, grazie al riorientamento del commercio verso i mercati emergenti, alle prudenti riforme macroeconomiche e alla cancellazione del debito, l’Africa ha oggi maggiori possibilità di superare la crisi» afferma l’African Economic Outlook.

C’è anche chi vede nella crisi un’opportunità per l’Africa. È il caso dell’African Progress Panel diretto da Kofi Annan, un organismo indipendente nato sulla scia del G8 di Gleneagles del 2005.
«La crisi economica importata dal nord del mondo sta colpendo il continente africano più duramente rispetto a qualsiasi altra regione del mondo» ha detto Kofi Annan in occasione del World Economic Forum sull’Africa che si è svolto dal 10 al 12 giugno in Sudafrica. Ma la crisi globale può diventare «un’opportunità unica» per dar vita a «un nuovo modello di sviluppo che garantisca sicurezza, stabilità e che risponda ai bisogni delle popolazioni». Un compito che spetta innanzitutto ai leader africani con il sostego della comunità internazionale, secondo l’ex segretario generale dell’Onu.

Sull’impatto della crisi in Africa leggi lo speciale di AFRONLINE, il nuovo portale in inglese sull’Africa di Vita.


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