Politica

Oms, nuovo direttore. Usa contro Ue, ma la spunta il non allineato

Un outsider si inserisce nello scontro per il governo della salute mondiale. Un esperto italiano spiega cosa farà.

di Carlotta Jesi

Alla fine ha vinto il terzo incomodo. A guidare l?Oms, l?Organizzazione mondiale della sanità, per i prossimi 5 anni e a gestire il suo budget annuale di 2.220 milioni di euro, sarà il sudcoreano Jong Wook Lee. Non il primo ministro del Mozambico, Pascoal Mocumbi, candidato gradito ai Paesi africani ed europei, e nemmeno il ministro della Salute messicano, Julio Frenk vicino agli Stati Uniti, che a Ginevra tutti davano per favoriti. Il 21 luglio, dopo che la sua nomina sarà approvata dall?Assemblea mondiale della salute, il timone dell?Oms passerà al dottor Lee, che dovrà decidere come gestire la salute di 6 miliardi di persone nei prossimi anni. Tramite partnership fra Onu e soggetti privati, la linea tenuta finora dalla norvegese Gro Harlem Brundtland con l?appoggio Usa, oppure con maggiore attenzione per i bisogni del Sud del mondo come vorrebbe l?Ue? Secondo Eduardo Missoni, direttore dell?Osservatorio italiano sulla salute globale, il curriculum professionale di Lee lascia ben sperare. “Lavora come tecnico all?Oms da 19 anni, di cui gli ultimi due passati a dirigere il programma Stop Tb. Una partnership tra pubblico, privato e ong proprio come il Fondo globale per la lotta all?Aids. Ma in cui, per merito di Lee, la leadership è rimasta saldamente in mano Oms. Assicurandole un ruolo politico e un?indipendenza che ha perso in altre alleanze con il privato. Speriamo che, trovandosi a trattare con partner come aziende farmaceutiche o Bill Gates, Lee si ricordi di questa positiva esperienza”. L?indipendenza dell?agenzia specializzata dell?Onu che nell?esercizio 2002-2003 ha avuto un budget per il 40% stanziato dai 192 Paesi membri e per il 60% da donazioni di Stati e privati, non è l?unica preoccupazione della società civile impegnata a difendere il diritto alla salute dei poveri. “Il rischio”, spiega Missoni, “è che Lee imponga una visone verticalista della salute: ossia che si concentri sulla lotta a singole malattie, come la malaria, invece che sul potenziamento dell?accesso ai servizi sanitari di cui ha bisogno la maggior parte dei malati che vive nei Paesi poveri”. Come si comporterà il neo direttore dell?Oms? In molti, nel Nord e nel Sud del mondo, si augurano che rispetti le dichiarazioni programmatiche fatte alla rivista scientifica The Lancet, e pubblicate sul sito web www.thelancet.com alla vigilia della sua nomina, Lee ha spiegato di voler associare gli investimenti sui servizi sanitari a quelli per debellare specifiche malattie. E questa non è l?unica promessa del successore di Gro Harlem Brundtland che potrebbe far sperare in una gestione dell?Oms più attenta ai bisogni dei malati del Sud del mondo che a quelli delle multinazionali. Lee ha dichiarato sul British Medical Journal di voler puntare a una decentralizzazione dell?Oms potenziando il supporto ai Paesi membri dell?Organizzazione mondiale della sanità. Una dichiarazione che per Missoni vuol dire: “Far arrivare il denaro dove ce n?è bisogno invece di canalizzarlo in megafondi globali”. Le conseguenze immediate dell?elezione di Jong Wook Lee? La sua nomina potrebbe avere ripercussioni immediate in seno al Wto dove Stai Uniti e Unione europea si fronteggiano da mesi per arrivare a un accordo sull?esportazione dei farmaci tra Paesi poveri. Accordo, atteso per l?11 febbraio, che Washington vuole restringere solo all?Aids, la tubercolosi e la malaria e che, invece, Bruxelles vuole estendere a 22 malattie infettive.


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