Mondo

Il vallo atlantico

La dura presa di posizione di Francia e Germania sull’intervento in Iraq non è che l’ennesimo segnale di una frattura profonda.

di Giampaolo Cerri

“Voi pensate all?Europa come Francia e Germania, io no: Francia e Germania sono la vecchia Europa”. A Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa americano, la decisione dei due più importanti Paesi europei di sposare la tesi che “la guerra non è inevitabile” non è piaciuta. “Non è la vecchiaia, ma la saggezza a spingere l?Europa su posizioni contrarie al conflitto”, ha replicato Romano Prodi . Episodio che testimonia come le distanze si facciano sempre più incolmabili. Bush sa che deve fare i conti con due potenziali ?no? nel Consiglio di sicurezza Onu in cui, da gennaio, è entrata la Germania. Ma la distanza sulla guerra è solo l?ultima di una serie di divergenze (ogm, ambiente, diritto alla salute) che fanno pensare davvero che gli occidenti siano o possano essere due: quello fondamentalista di Bush e quello tollerante dell?Europa. Il fatto che l?asse franco-tedesco accomuni due potenze governate una da uno schieramento conservatore e l?altra da unoprogressista, toglie ogni pretestuosità ideologica alla presa di distanza dagli Usa. Sono sempre più due visioni del mondo e dello sviluppo a contrapporsi. Ma la svolta europea sarà forse dettata da un contrapposto egoismo rispetto a quello americano? Le partite aperte, in primis quella sui sussidi agricoli, dovranno dimostrare che il Vecchio continente ha invece capacità di allargare le sue vedute. E di stringere un?alleanza, questa sì ricca di speranze, con il Sud del mondo. Giuseppe Frangi La guerra degli ogm L?America transgenica Washington moltiplica le richieste di rimuovere il bando alle piante e ai prodotti biotech. Greenpeace: stanno perdendo Prima aveva parlato, e duramente, Robert Zoellick. Il ministro per il Commercio di George Bush era stato chiaro: “L?Europa rimuova la moratoria sugli ogm o ricorreremo alla World Trade Organization”. Poi è stata la volta di Silvio Berlusconi. Incontrando, negli Stati Uniti, i rappresentanti della Camera di commercio italoamericana, aveva annunciato “un nuovo approccio al tema delle biotecnologie in agricoltura”. “Prima dell?estate, il governo presenterà un disegno di legge per aprire il mercato italiano ai prodotti transgenici”, si era affrettato a precisare, dall?Italia, il ministro per le Attività produttive, Antonio Marzano. Operazione moratoria Voci e volti di una fenomenale campagna di pressione che l?industria del biotech sta dispiegando. Obiettivo: far cadere il bando europeo contro le coltivazioni ingegnerizzate, che ormai risale al 1998. Il 2003 potrebbe infatti diventare l?annus horribilis per il fronte ambientalista che si oppone al transgenico. Entro la metà di quest?anno il Parlamento europeo potrebbe approvare definitivamente i regolamenti relativi alle due direttive in materia, quella sulle sementi e quella su etichettatura e tracciabilità. “Così verrà meno l?elemento su cui si appoggia la moratoria: la mancanza di una legislazione in merito”, conferma Luca Colombo, responsabile della Campagna ogm di Greenpeace, “anche se Alemanno e altri ministri dell?Agricoltura chiedono che, per completare il quadro, siano approvate anche le norme di compatibilità, per stabilire come i due sistemi possano coesistere”. Inizia la campagna d?inverno Prevedibile la campagna d?inverno del biotech, quindi. All?attività routinaria della lobby di EuropaBio, referente continentale dell?italiana Assobiotec, l?associazione dei biotecnologi di Federchimica, si aggiunge semplicemente la voce del padrone. Zoellick, l?uomo che minaccia di adire le vie del Wto, rappresenta infatti gli interessi della grande industria biotecnologica statunitense, dalla Monsanto alla Pioneer. L?idea del ricorso all?organizzazione del commercio mondiale, per la violazione degli accordi di libera circolazione delle merci, è uno spauracchio che gli americani agitano da tempo e che preoccupa non poco la Commissione. Il meccanismo è quello che sta costando ai Quindici pesanti sanzioni commerciali, in termini di dazi doganali su prodotti esportati negli Stati Uniti. Si tratta di una ritorsione al divieto europeo sull?import di carne all?estrogeno prodotta al di là dell?Atlantico. L?Europa si era infatti rifiutata di applicare il decreto Wto, che nel 96 imponeva di riaprire alla ?carne gonfiata?, legittimando così Washington ad applicare balzelli su generi alimentari europei di largo consumo negli States. Luddisti a Bruxelles? Questa volta però, Zoellick ha esagerato, infarcendo la sua minaccia con accuse colorite, come quella di luddismo. Non proprio un complimento, visto che ci si vuol riferire a quel movimento che agitò l?Inghilterra della prima rivoluzione industriale quando, alla fine del 700, l?operaio tessile Ned Ludd guidò alcuni compagni alla distruzione dei telai che, nell?immaginario collettivo del tempo, ?rubavano? il lavoro ai povericristi. Luddismo, da allora in poi, definì la paura irrazionale della modernità e della tecnologia. Per questo Pascal Lamy, commissario all?Agricoltura, e David Byre, responsabile della Salute dei consumatori, hanno risposto per le rime. Poul Nielson, commissario per la Cooperazione internazionale, ha invece replicato dettando alle agenzie una dichiarazione sibillina, con cui dava a Zoellick del bugiardo. Il politico danese, infatti, era stato tirato in ballo per una sua recente visita in Sudafrica, in cui avrebbe messo sull?avviso gli africani: se avessero accettato aiuti transgenici all?agricoltura, non avrebbero poi potuto esportare i loro prodotti in Europa. “Bugie”, aveva liquidato Nielson, invitando gli americani a un confronto più civile. “C?è un?offensiva del biotech dettata dallo stato di difficoltà che queste multinazionali attraversano”, conferma Luca Colombo. Prego? E le cifre monstre che l?Isaaa – International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications, la madre di tutte le lobby, ha sbandierato nei giorni scorsi? Oltre 58 milioni di ettari coltivati, più 12% di crescita, 6 milioni di agricoltori entrati per la prima volta nel club del transgenico. “Numeri trionfalistici”, dice Colombo, “ma la situazione è sostanzialmente di stallo: il mercato europeo è chiuso, quello africano per ora non esiste, in Asia cresce la sfiducia dei consumatori, che è fortissima qui da noi. Di qui, la scelta di premere sull?acceleratore”. E con la sortita dell?accoppiata Berlusconi-Marzano, come la mettiamo? “Esigenze di comunicazione politica: confermare Oltreoceano la linea filoamericana che l?Italia ha dimostrato di voler abbracciare, sulla guerra e non solo. Di fatto, l?eventuale normativa dovrà iscriversi nei vincoli e nei divieti delle direttive comunitarie che saranno definite entro quest?anno”. Per Greenpeace, insomma, la campagna del biotech mondiale non è altro che il tentativo di muovere le acque, in vista della ridiscussione della moratoria. “Anche il ricorso al Wto è problematico”, spiega, “il bando non è tecnicamente una legge, ma un accordo politico fra i Paesi membri, e questo i legali dell?amministrazione Bush lo sanno bene. Anzi, da ambienti vicini all?organizzazione per il commercio arriva una voce che dice: ?Preferiremmo non occuparcene, la nostra immagine è già troppo negativa?”. Zoellick, come il cane dell?adagio popolare, abbaierebbe molto senza però mordere mai. Lobby al lavoro A Bruxelles, intanto, i lobbisti di EuropaBio, l?organizzazione che raggruppa il gotha biotech europeo, con un board popolato dai più bei nomi della industria chimicofarmaceutica del Vecchio continente, prepara un coup de théatre: una delegazione africana, composta da scienziati, agricoltori e politici, che giri l?Europa perorando la causa delle biotecnologie e chiedendo di rimuovere il blocco. E si è cominciato proprio dall?Italia. Ospite di Assobiotec, la delegazione ha tenuto una conferenza stampa a Montecitorio, dove gli ospiti, tutti africani eccetto un contadino indiano, hanno esaltato “le magnifiche sorti e progressive” dell?agricoltura ingegnerizzata.


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