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Aggredito il padre di Randa Ghazy

Ibrahim Ghazy, padre della collaboratrice di Yalla Italia e di Vita, è stato picchiato da cinque persone che gli hanno urlato di tornare in Egitto. L'Italia è un paese razzista? Vota il sondaggio di Vita.it

di Martino Pillitteri

Hanno aspettato ibrahim Ghazy, (63 anni di origine egiziane in Italia da più di vent’anni) davanti all’officina di un meccanico a Limbiate dove questi si era recato a recuperare la sua macchina lunedi scorso. Ad attenderlo 5 persone: la famiglia intera di Roberto Genovesi (padre, madre, moglie e figlio). A parte l’atto di vigliaccheria, 5 contro 1, la dinamica del pestaggio è agghiacciante:ad agire per prima è stata la signora anziana della famiglia, la quale, invece di usare il bastone per camminare l’ha utilizzato contro Ibrahim. Una volta entrato in officina per cercare rifugio, il bastone l’ha colpito alle spalle facendolo cadere a terra contro un muro, posizione ideale per continuare il pestaggio. E così è stato. Mentre Ibrahim era a terra ed immobile, questi è stato ripetutamente colpito a calci. Dopo “il linciaggio” Ibrahim, è stato portato nell’ospedale di Garbagnate Milanese. Ha due costole fratturate, una vertebra scheggiata e una prognosi di almeno 45 giorni. «Un accanimento del genere lascia scioccati» ha detto Randa, la figlia di Ibrahim. «Mio padre è una persona onesta e pacifica, rigorosa nel rispettare i diritti degli altri, non si meritava una cosa del genere, e oltre al dolore fisico ora si porta dietro un senso di offesa e umiliazione. La nostra identità non cambia, siamo sempre italiani. È la fiducia nei confronti degli altri ad essere profondamente danneggiata. Ora spero che la giustizia faccia il suo corso e punisca severamente questa ferocia. Altrimenti lo sconforto e il senso di ingiustizia minano gravemente le persone che la subiscono e la loro fiducia e il loro amore per il Paese in cui hanno scelto di vivere».
Hassan Bruneo, anche lui collaboratore di Yalla Italia ed amico di Randa, ci teneva ad esprimere queste parole: «Siamo un paese razzista? Fino a qualche mese fa pensavo di no, che si volesse “cercare” la strumentalizzazione per fare notizia. Oggi mi chiedo se vivo davvero nel paese che crede nei valori dell’uguaglianza, della libertà e della serena convivenza. Ed è tremendo essere assalito da questi dubbi».


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