Welfare
Gli educatori che non ci sono
Intervista a Riccardo Gatti nella giornata mondiale della lotta alle droghe. Il rapporto dell'Onu
Droga, è emergenza educativa. “Ma non per i giovani. Piuttosto, per gli adulti, che non stanno più al passo delle nuove generazioni e delle loro forme di comunicazione”. Ha le idee chiare in tal senso Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento delle Dipendenze della Asl di Milano. Vita.it gli ha chiesto, in occasione della Giornata internazione della lotta alla droga (“una ricorrenza che rischia di essere di debole impatto, visto che oggi le energie per combattere le droghe non sono sufficienti”, afferma Gatti), di fare il punto sul significato attuale del ‘fare prevenzione’, anche alla luce del suo impegno con Prevolab, l’Osservatorio nato in seno al Dipartimento che Gatti dirige.
In che senso l’emergenza educativa di oggi riguarda gli adulti?
Ai nostri giorni esistono differenze generazionali molto grandi nell’attribuire un significato univoco al fenomeno droga. Ci sono almeno tre categorie che vedono le cose in modo completamente diverso: quella dei ‘grandi’, con più di 50 anni, quella media tra i 30 e i 50, e i ‘ragazzi’, sotto i 30. Ebbene, per i primi la prevenzione significa lotta alle droghe in genere, per i secondi alle tossicodipendenze, mentre i giovani pensano più agli incidenti stradali. Tre mondi distinti anche per quanto riguarda i filtri educativi a disposizione: per gli over 50 c’erano scuola, famiglia, radio e giornali, per la fascia intermedia è arrivata la televisione, per gli under 30 si è aggiunta la multimedialità, internet, un media senza filtri.
C’è comunicazione tra questi tre mondi?
Sempre meno. Con internet, Youtube e via dicendo il processo educativo ‘vecchio’, quello basato sull’esperienza, è oggi inutile. L’educatore di un tempo non educa perchè non riesce più ad ‘accompagnare’ il giovane. Ad esempio, ci si riferisce al web come “realtà virtuale”, ma per lo meno è interattiva, non a senso unico come invece lo sono tv e giornali, in questo senso quindi ancora più virtuali. Faticando a stare al passo con i nuovi linguaggi dei ragazzi, l’unico argine che si riesce tuttora a trovare sono nuove norme, che però arrivano sempre troppo tardi, quando, volendo usare una metafora, “si è già andati a sbattere contro il guard rail”, ovvero il danno è già compiuto. Prevenire oggi significa arrivare a capire che internet non è né un alleato né un avversario, ma un media che va valorizzato. Purtroppo oggi però non siamo ancora in grado di trovare in che modo valorizzarlo, e quindi si è preda dei ‘furbi’ che invece sanno usare alla perfezione le nuove tecnologie, veicolando messaggi in cui si ha un ritorno commerciale, legale o illegale che sia. E i mezzi d’informazione, per certi versi, fanno il loro gioco.
In che senso?
Sempre più spesso sulle testate on line si discute di nuovi fenomeni legati all’uso di sostanze, se non di nuove sostanze stesse e dei loro effetti, si intervistano persone magari anche famose “che ne hanno fatto uso”. È controproducente, più se ne parla più si sta al gioco di chi vuole guadagnarci, sia con la vendita on line che tramite i canali normali.
Come uscirne?
Bisogna trovare un nuovo modo di fare prevenzione. Non dico di creare siti web appositi, non servirebbe a nulla. Piuttosto, entrare sempre di più in questo nuovo mondo multimediale volendo “studiare”, imparare, per poi riuscire a intervenire. Non si è davanti a continue emergenze legate alla droga, ci si trova di fronte invece a una realtà sempre più complessa, che va prima accettata come tale per poi riuscire a essere davvero efficaci sulla lotta alle droghe. In questa direzione, istituzioni e operatori hanno molta strada ancora da compiere, e lo si è visto nell’ultimo Convegno nazionale di Trieste, che è risultato essere una fotografia statica, senza slancio né conclusioni concrete. Una lentezza, quella degli addetti ai lavori, che si rivela anacronistica, perchè lavora con un mondo sempre più rapido e sfuggevole, quindi più difficile da intercettare.
Il World Drug Report 2009
Secondo il rapporto “World Drug Report 2009” (il rapporto mondiale sulla droga), diffuso dall’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), i mercati globali della cocaina, dei narcotici e delle canape sono stabili o in diminuzione. Si teme però che la produzione e l’uso di droghe sintetiche possano aumentare nei paesi in via di sviluppo. Il rapporto di 314 pagine, è stato presentato a Washington dal direttore esecutivo dell’UNODC Antonio Maria Costa e dal nuovo responsabile dell’US Office of National Drug Control Policy, Gil Kerlikowske.
Il rapporto mostra una tendenza verso il basso nei mercati importanti.
La coltura dell’oppio in Afghanistan, paese che rappresenta il 93% dell’oppio mondiale, ha registrato una diminuzione del 19% nel 2008. La Colombia, che produce metà della cocaina mondiale, ha visto un declino del 18% della coltura, mentre, rispetto ai dati del 2007, la produzione è scesa del 28%. La produzione globale della coca, attualmente a 845 tonnellate, è al più basso livello degli ultimi 5 anni, malgrado alcuni aumenti nella coltura in Perù ed in Bolivia.
Anche se le stime non sono precise, la cannabis rimane la droga più coltivata ed usata al mondo. I dati inoltre indicano che la cannabis è più nociva di quando fosse stato ipotizzato in passato. Negli ultimi 10 anni, il contenuto medio delle componenti nocive di marijuana idroponica in America del Nord è quasi raddoppiato. Questo comporta considerevoli implicazioni sulla salute come provato dall’aumento significativo del numero di persone che hanno richiesto un trattamento sanitario.
Per quanto riguarda il consumo, i più grandi mercati per la cannabis (America del Nord, Oceania ed Europa occidentale), per la cocaina (l’America del Nord ed alcune parti dell’ Europa occidentale) ed dei narcotici (Asia Sud-Orientale ed Europa occidentale) sono stabili o in diminuzione. I dati sono meno precisi per quanto riguarda i pæsi in via di sviluppo.
Probabile aumento dell’uso e della produzione delle droghe sintetiche nei paesi in via di sviluppo:
Le notizie sulle droghe sintetiche – anfetamine, metamfetamina e ecstasy- sono composite. Il loro utilizzo si è stabilizzato nei paesi in via di sviluppo. Nonostante i dati e le informazioni non siano consistenti, nel mondo in via di sviluppo c’è la preoccupazione che la produzione ed il consumo possano aumentare.
Quello che una volta era l’industria di cottage (degli immobili) ora sta diventando un’ affare colossale. I laboratori industriali nel sud est asiatico, specialmente nella regione del Mekong, stanno producendo massicce quantità di pastiglie di metamfetamina ed altre sostanze come il Ketamine. Alcuni paesi in Unione Europea sono i maggiori fornitori di ecstasy; Il Canada è diventato un dei maggiori hub per il traffico di metamfetamina e di estasi. L’uso dell’anfetamina Captagon è salito alle stelle in Medio Oriente. In 2007, l’Arabia Saudita si è conquistata un terzo di tutte le sostanze di anfetamina nel mondo, un volume che è maggior di quello della Cina e degli Stati Uniti messo insieme.
Le vie di transito si stanno spostando
«Il mercato globale della cocaina che si aggira sui 50 miliardi di dollari, sta affrontando spostamenti sismici» ha detto Costa. «I livelli di purezza dei prodotti e delle confische (nei principali pæsi di consumatori) sono giù, i prezzi sono saliti, ed i modelli di consumo sono in continuo cambiamento. Tutto ciò può contribuire a spiegare l’aumento della violenza in paesi come il Messico. In America Centrale, i cartelli stanno combattendo per un mercato che sta diventando sempre più ristretto».
Nell’Africa occidentale, la diminuzione delle confische di terreni sembra riflettere una diminuzione dei flussi della cocaina dopo cinque anni di rapida crescita. «Gli sforzi internazionali stanno ottenendo dei risultati», ha detto Costa. Tuttavia la violenza causata dai cartelli per la droga e l’instabilità politica continuano, particolarmente in Guinea-Bissau. «Finchè la domanda delle droghe persiste, i paesi deboli saranno sempre nel mirino dei mercanti. Se l’Europa vuole realmente aiutare l’Africa, dovrebbe porre freno al suo appetito di cocaina». ha detto uno dei funzionari più importanti dell’ UN. Mentre il 41% della cocaina mondiale è stata confiscata (principalmente in Colombia), solo un quinto (19%) di tutti i narcotici è stato intercettato. L’Iran e il Pakistan sono tra i paesi che hanno avuto più ripercussioni a causa dei traffici di droga e quelli che hanno confiscato la maggior parte dei narcotici (oppio, morfina ed eroina). In 2007, l’Iran ha requisito l’84% dell’oppio mondiale e il 28% di tutta l’eroina. Il Pakistan si è classificato secondo in termini di confisca di morfina.
Per migliorare la condivisione delle informazioni e per portare avanti operazioni congiunte anti narcotici, l’ UNODC ha sviluppato un’iniziativa triangolare tra l’Afghanistan, l’Iran ed il Pakistan. «Più oppio è sottratto ai paesi confinanti con l’Afghanistan, e meno eroina arriva nei canali europei. E viceversa, meno eroina è consumata in occidente, e più stabilità ci sarà nell’Asia occidentale» detto Costa che porterà questo messaggio all’incontro interministeriale di outreach sull’Afghanistan a Trieste il 27 giugno.
Nessuna relazione tra salute pubblica e sicurezza pubblica
Nel rapporto c’è un focus speciale che analizza l’impatto del crimine originato dalla droga, e cosa bisogna fare a questo proposito. Nella parte introduttiva del rapporto, Costa propone una panoramica sul dibattito relativo all’abrogazione dei meccanismi e dei poteri di controllo nei confronti dei possessori di droga. Costa riconosce che i poteri di controllo hanno generato un mercato nero illecito dalle proporzioni macroeconomiche e che usa la violenza e la corruzione per sostenersi. Tuttavia, avverte che la legalizzazione delle droghe, come strategia per rimuovere questa minaccia sarebbe un errore storico. « Le droghe illecite pongono un pericolo per la salute. Ecco perché sono droghe ed ecco perché devono essere controllate», ha detto il numero uno dell’ UNODC.
Secondo Costa, i sostenitori delle politiche di legalizzazione hanno sia ragione che torto. «Un mercato libero per le droghe favorirebbe un’epidemia della droga, mentre la politica basata su un sistema regolato e controllato genererebbe un mercato criminale parallelo. La legalizzazione non è una bacchetta magica che ha soppresso sia le mafie che l’abuso di droga» ha detto Costa. «Le società non dovrebbero scegliere tra la protezione della sanità pubblica o la protezione della pubblica sicurezza: possono e dovrebbero beneficiare di entrambe» ha detto. Quindi, ha richiesto più risorse per la prevenzione ed il trattamento della droga e per più forti misure per combattere il crimine legato alla droga.
Per Gil Kerlikowske «Il rapporto 2009 della droga del mondo dimostra che le droghe sono un problema che tocca ogni nazione. Tutti noi abbiamo la responsabilità di affrontare l’abuso di droga all’interno delle nostra società. L’amministrazione Obama è impegnata globalmente in varie iniziative volte alla riduzione della domanda e per assicurare che tutti quelli che lottano per battere la dipendenza, particolarmente nei pæsi in via di sviluppo, abbiano accesso ad efficaci programmi di trattamento. Abbiamo imparato molto sulle malattie provocate dalla tossicodipendenza e sappiamo che il trattamento funziona. Attraverso un “compehensive” ed effettivo impegno, formazione, prevenzione e trattamento, riusciremo a ridurre la dipendenza dalla droga illegale e le sue devastanti conseguenze».
Come migliorare il controllo della droga
Per prima cosa, l’uso della droga dovrebbe essere trattato come una malattia. «La gente che assume droghe ha bisogno di un sostegno medico, non di essere punto».detto Costa cha ha fatto anche un appello per l’accesso universale al trattamento della droga. Poiché la gente con i problemi seri di tossicodipendenza è quella che fornisce la massa critica della domanda di droga, affrontare questo problema è uno dei migliori modi per restringere quel mercato.
In secondo luogo, Costa ha fatto un appello per «mettere fine alla tragedie nelle città fuori controllo». La maggior parte della coltura illecita avviene nelle regioni senza controllo governativo. La maggior parte delle droghe è venduta nelle vicinanze delle città in cui l’ordine pubblico non è all’altezza della situazione. «L’alloggio, il lavoro, la formazione, i servizi pubblici e la ricreazione possono rendere le comunità meno vulnerabili verso droghe e al crimine» ha detto Costa.
In terzo luogo, i governi devono fare rispettare gli accordi internazionali contro il crimine organizzato. Gli strumenti “crime-fighting” internazionali come le convenzioni delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato e la corruzione non sono state implementate. «Di conseguenza, troppi Stati hanno problemi di crimine di propria fabbricazione. Sono inadeguati, secondo Costa, gli strumenti attuali per combattere il riciclaggio di denaro e il cyber-crime.
In quarto luogo, Costa ha proposto una maggior efficienza nell’applicazione delle leggi. Ha incoraggiato la polizia a focalizzarsi sul un piccolo numero di criminali violenti di alto profilo anziché investire tempo e risorse a rincorrere tanti colpevoli di reati minori. In alcuni paesi, il rapporto della gente incarcerata per uso della droga confrontato con i responsabili del traffico della droga è di 5: 1. «Questo è uno spreco di soldi per la polizia e uno spreco di vite per quelli messi in prigione. Che la polizia vada alla ricerca dei piranha non dei ciprinidi» ha detto Costa.
«Invito i governi a condividere più informazioni. Ciò fornirà un’immagine più chiara dei trend della droga e di conseguenza ne migliorerà anche il controllo» ha concluso Costa.
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