Non profit

Calamari o baccalà, il pesce diventa low cost

Piatti di mare a buon mercato grazie al franchising

di Redazione

Tutti al mare, tutti al mare, dice la canzone. Ma non c’è nulla come un buon piatto di pesce per portare il gusto dell’estate anche in città. Di quelli che ci si lecca anche le dita, consumati all’aperto fra tavolini e chioschi “fish and chips”, o nelle antiche trattorie costiere, dove il profumo di spezie e di alici marinate si perde nella brezza rivierasca. Salvo poi guardarsi intorno e, teatro Regio a sinistra, palazzo Carignano a destra, scoprirsi nel bel mezzo di Torino. Complice l’atmosfera di Re Calamaro, la prima catena italiana di friggitorie di pesce, dove in un mix di tradizione e innovazione rivive la cultura dello street food: piatti semplici, sfiziosi, a prezzi popolari, che trasmettono in modo schietto e informale le tradizioni culinarie del territorio.
«L’idea dei nostri punti ristoro, a metà fra il ristorante e il take away, è quella di rendere accessibile, e in un certo senso meno impegnativo, un alimento spesso troppo caro», spiega il presidente Cesare Bonino. «Puntando sulla qualità, col meglio del pescato atlantico congelato, e sul recupero della cultura marinara, siamo diventati un punto fisso nella mappa dei peccati di gola torinesi, con circa 30mila scontrini all’anno per locale, e una nuova apertura ogni tre mesi. Da settembre anche in franchising». I quattro negozi in gestione diretta attualmente operativi (a Torino, Roma e dal 4 luglio a Firenze) sono veri angoli di mare in territorio urbano, dove si pasteggia accomodati sulla chiglia di una barca e dove si rinnova la storia di Italo Parodi, inventore ligure della frittura di calamari, costretto a trasferirsi per servire Sua Altezza Reale. Ma sono soprattutto luoghi di sfizio, dove gustare ghiottonerie dorate preparate davanti ai clienti: Corone reali (anelli di totani), Ciuffetti del Re (calamari), Pepite del cortigiano (palline di baccalà), Scettri del re (gamberetti sgusciati) e molto altro.
La via del franchising, nuova in questo settore alimentare, si affaccia sul mercato nostrano con le prime timide ma promettenti esperienze. Segno che anche nell’universo del pescato i tempi stanno cambiando. Non solo attraverso catene come Martin Pescatore, primo fast-food all’italiana a base di pesce, o Zio Pesce (prodotti freschi, variabili in base alla disponibilità del giorno), ma anche esperienze come quella della Cooperativa Pescatori Coomarpesca di Fano (PU) che, per promuovere il consumo del prodotto ittico nazionale, ha deciso di replicare il successo del suo self-service Al Pesce Azzurro (156.791 presenze dal 23 aprile al 31 ottobre 08) avviando una rete di locali, attraverso contratti di affiliazione franchising. Il rapporto qualità/prezzo? I migliore che ci sia sulla piazza: menù a soli 10 euro.

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