Non c’è formula elettorale che tenga: la politica italiana vive di brevi primavere, e di lunghi, truci periodi di guerre senza quartiere. Così è accaduto anche a Berlusconi, che dopo una “primavera” culminata nella buona gestione del terremoto abruzzese, è scivolato rovinosamente sulla propria incontinenza. L’opposizione, a cortissimo di idee, di leader (e anche di voti a guardare i risultati elettorali), si è buttata a capofitto nella bagarre mediatica, scambiandola, ahinoi, per uno spazio politico. Il risultato è quello che abbiamo davanti tutti i giorni, da un mese a questa parte: la politica è sparita, o meglio s’è ridotta alle rivelazioni piccanti delle notti a palazzo Grazioli.
Insomma, siamo riprecipitati in quel pantano in cui affondano anche le mille questioni rimaste aperte che la politica in tutt’altre faccende affaccendata, rinvia all’infinito.
Davanti a questo spettacolo indecente facciamo alcune riflessioni semplici. La prima riguarda l’informazione. Immaginiamo che le “donne del presidente” si siano tradotte in un salvagente per tanti giornali boccheggianti, nei conti e nelle tirature. Ed è una constatazione che vale sia per chi attacca che per chi difende. Vada per questa scelta, ma che non ce la vendano come un baluardo della libertà informativa. Dell’informazione abbiamo un’idea diversa: giudica le cose fatte dalla politica, analizza i fatti, racconta la vita. Insomma tutto un altro film, a servizio di chi legge e della vita di tutti.
La seconda riguarda la politica. Le amnesie di cui soffre stanno trasformandosi in un danno devastante per tutti noi: le amnesie di un presidente del Consiglio che smentisce la sua cultura del fare con distrazioni adolescenziali. E le amnesie di un’opposizione ridotta all’ultima spiaggia del pettegolezzo (con filo diretto con i giudici… vecchio, inguaribile vizietto).
Intanto, mentre informazione e politica s’intrattengono in questo spettacolo poco decoroso, tutto il resto viene messo in quarantena. Con buona pace di chi, da quel “tutto il resto” aspetta risposte molto importanti per la propria vita o la propria attività. Prendiamo un caso che, come sapete, ci sta molto a cuore: la legge che dovrebbe rendere stabile il 5 per mille. Una legge su cui c’è un’unanimità bipartisan, tanto che la proposta in discussione in commissione Finanze al Senato è firmata da Vannino Chiti del Pd e da Maurizio Gasparri del Pdl. Il testo è stato messo a punto dall’Intergruppo per la sussidiarietà e gode di un amplissimo consenso; il relatore è il Pd Barbolini. Una legge che non ha “nemici” politici e che eppure non si riesce a sbloccare, perché si sta ancora aspettando una relazione tecnica sulla copertura finanziaria. Tra breve arriverà la pausa estiva. Con la ripresa l’agenda dei lavori politica verrà stressata dalla nuova Finanziaria. E per il 5 per mille si rinnoverà il film, spesso a tinte gialle, di ogni anno: inserimento nella Finanziaria stessa, con regole sempre nuove e soliti margini di incertezza nel dispositivo. Le vere vergogne della politica non sono quelle che si consumano in camera da letto.
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