Non profit

L’anno d’oro dei Gas

La crisi non ferma il boom dei gruppi di acquisto solidale

di Daniele Biella

Da aprile 2008 i soggetti censiti dal network reteGas.org sono cresciuti del 50%.
Oggi, in tutto, sono 1.200, per 30mila famiglie che muovono un giro d’affari di 75 milioni. Un’economia alternativa che si prepara a conquistare anche il Sud Benvenuta sia la crisi. Il popolo dei Gas, Gruppi d’acquisto solidale, non ha mai vissuto una stagione d’oro come quella da un anno a questa parte: più 50% di nuovi gruppi censiti sul network reteGas.org, dai 400 dell’aprile 2008 ai 600 attuali. «E altrettanti non registrati ma attivi», spiega Andrea Saroldi, 47 anni, uno dei referenti nazionali del pianeta Gas che ha contribuito, nel 1997, a scriverne il manifesto d’intenti. A conti fatti, sono quindi 1.200 i gruppi attuali, «l’80% informali, il 20% riuniti in un’associazione, ciascuno con una media di 25 famiglie ovvero 100 partecipanti alla spesa». Tradotto, 30mila famiglie (120mila persone) che spendono in media 2.500 euro all’anno, per un giro complessivo di 75 milioni di euro: cifre che fanno della “spesa solidale” il più riuscito fenomeno di massa – critica – degli ultimi decenni.
«Una vera e propria economia alternativa che, crescendo a macchia d’olio, si sta interrogando sulle prossime sfide da affrontare», chiarisce Saroldi, padre di tre figli e membro di uno degli almeno 40 Gas presenti a Torino. Grandi le manovre in vista, e grande è l’impegno dei “gasisti” nell’organizzare il nono convegno nazionale, dal 26 al 28 giugno a Petralia Sottana, a 100 chilometri da Palermo. È questa la prima novità: per un movimento nato e radicato soprattutto al Centro-Nord (Lombardia e Toscana sono le due regioni con più Gas), è il primo sbarco a Sud. Un battesimo col botto, «perché in Sicilia sono fioriti almeno 50 Gas in meno di un anno, un fermento incredibile», afferma Roberto Li Calzi, 53 anni, fondatore dell’associazione Siqillyàh e gestore del consorzio agricolo Le galline felici, nel siracusano. È lui, con Siqillyàh, che ha preparato il meeting («previsti almeno 5mila partecipanti»), e che sta tenendo le fila dei gruppi siciliani: «Mi chiamano università e case editrici interessate al fenomeno, ma soprattutto gente comune, amministratori e produttori del Sud, che vedono nei Gas un modo per sconfiggere l’assistenzialismo e generare economia sostenibile». Un esempio? «Il gruppo d’acquisto dell’Arsenale di Messina, composto da ben 250 famiglie, acquista la verdura da un orto biologico creato ad hoc che ha dato lavoro a giovani del luogo. È un ottimo esempio di ponte Sud-Sud», ribadisce Li Calzi. Nel frattempo, per il convegno sono sbarcati a Petralia Sottana diverse centinaia di gasisti del Nord, trait d’union del cambiamento in atto. «Ma saremo lì anche per discutere dei temi più pressanti», riprende Saroldi, «primo fra tutti quello del riuscire a tutelarci di fronte a chi ha scoperto le potenzialità dei Gas e vuole approfittarne economicamente, stravolgendone l’etica».
Ulteriori priorità dei gasisti d’Italia riguardano le nuove forme di organizzazione da inventare, visti gli alti numeri. In un mondo – composto esclusivamente da volontari e votato sempre più al “chilometro zero” (ridurre al minimo le distanze della filiera produttore-consumatore, spesso creando un Des – Distretto di economia solidale) – in cui l’oggetto della spesa non è più solo il settore alimentare ma abbraccia altri prodotti (igiene, vestiario, editoria), per la prima volta si parla di “figure retribuite”: «In particolare per i gruppi con un centinaio di famiglie e i Des, per far fronte ai problemi logistici si sta pensando di affidare l’ordine e la distribuzione della spesa a una cooperativa sociale che, con il ricarico, si ripaga il servizio», rivela Mauro Serventi, 60 anni, storico fondatore del primo Gas d’Italia, nel 1994 a Fidenza. Ma c’è un’altra grande novità in arrivo: «Se l’accordo con l’azienda Cleanpower di Padova va in porto, da luglio 2009 per la prima volta i gasisti potranno contare su un “loro” fornitore di elettricità, verde e sostenibile, che promuoverà la decrescita dei consumi e la produzione di energia da fonti rinnovabili».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.