Politica

La classifica dei fannulloni

Il coordinatore del pdl Denis Verdini è il parlamentare meno attivo nella graduatoria stilata da Cittadinanzattiva, Controllo Cittadino e Openpolis

di Redazione

di Lucia Ritrovato

L’opposizione perde le elezioni, ma “vince” in Parlamento per iperattivismo nell’azione legislativa. La maggioranza risulta pigra, ma presenzialista solo al momento di votare. I “voti” di fine anno lanciati dal 1 rapporto “Camere Aperte” dell’Osservatorio Civico sul Parlamento Italiano realizzato da tre associazioni: Cittadinanzattiva, Controllo Cittadino e Openpolis stizziscono gli italiani, che ieri hanno invaso di richieste i siti delle associazioni per ottenere il documento ( più di 500 le copie scaricate), e innervosiscono i politici assenteisti e definiti “fannulloni”.
La fotografia scattata che ha misurato la “quantità” e non volutamente la “qualità” dell’attività parlamentare di ciascun rappresentante del popolo, ha preso in considerazione il primo anno della XVI legislatura (Aprile-Maggio 2008, Aprile-Maggio 2009). Il focus del lavoro è ruotato attorno al coinvolgimento nei processi legislativi (ovvero quante volte ogni parlamentare è stato firmatario di un atto, quante volte è stato relatore di un progetto di legge, quante volte è intervenuto in un dibattito) e la presenza alle votazioni in aula. Il documento in 32 pagine che rende ai cittadini italiani trasparente il lavoro dei politici (i dati in realtà sono sempre noti e fruibili dai siti istituzionali) ha acceso anche un faro sul ruolo del Parlamento, risultato totalmente sordo alle proposte avanzate da Regioni e cittadini e ridotto a ratificare leggi presentate per il 90% dal Governo.

L’Italia dei Valori capeggiata da Antonio Di Pietro è in assoluto il gruppo parlamentare più attivo. Su una scala da 0 a 10 la loro media di attività si attesta al 3,57. I deputati del Partito Democratico, con 2,65 sono al terzo posto, superati di poco dai colleghi della Lega (2,67). I parlamentari del PdL risultano i meno attivi in assoluto, con un indice di attività di 2,01. Meglio di loro, anche i colleghi dell’Udc (2,47) e del gruppo misto (2,3). L’attivismo dei rappresentanti dell’IdV è ancora più marcato al Senato, dove ottengono un indice di attività di 4,9. Seguono il gruppo dell’Udc-Svp (2,79), Pd (2,7), Lega (1,73) e PdL (1,68).  


I parlamentari che spiccano per presenze e proposte sono da ricercare nella sfera femminile: Angela Napoli, eletta in Calabria nelle liste del Pdl è la deputata più attiva al pari della senatrice Donatella Poretti, eletta per il Pd in Puglia. Entrambe ricevono un 10 nei loro indici di attività. Alla Camera la Napoli è seguita da Rita Bernardini (PD, eletta in Sicilia) e Gabriella Carlucci (PdL, Puglia), mentre al Senato, dietro la Poretti troviamo Elio Lannutti (IdV, Veneto) e Rosario Giorgio Costa (PdL, Puglia).

Tra i “fannulloni”  invece in testa alla graduatoria c’è  il deputato Denis Verdini (in foto), tra i coordinatori del PdL ed eletto in Toscana, che ha ricevuto uno 0,09, e il senatore del PdL Marcello Pera, ex presidente del Senato eletto nel Lazio, con lo 0,18. Il podio è completato da Niccolò Ghedini (PdL, Veneto) e Massimo D’Alema (Pd, Puglia) per la Camera dei deputati, e da Beppe Pisanu (PdL, Sardegna) e Marcello Dell’Utri (PdL, Lombardia) per il Senato.

La situazione si rovescia, confermando la differenza dei ruoli tra opposizione e maggioranza, quando si analizzano le presenze in aula durante le votazioni. I partiti di Governo risultano i più presenti alla Camera: la Lega in particolare spicca con un 86% nelle votazioni seguita dal Pdl con un 83%. Al terzo posto il Pd, seguito da Udc e Italia dei Valori. Stessa cosa al Senato dove i sentori della Lega sono preseti nel 93% dei casi. Primeggia per assenteismo Maurizio Balocchi (eletto in Liguria) con un 37% di assenze al voto non giustificate da missioni istituzionali. Tra i più assidui in aula invece Nicola Casentino del Pdl con il 69% di presenze al voto.

In questo primo anno di legislatura emerge un altro dato, probabilmente il più preoccupante: il Parlamento si è occupato quasi totalmente di tradurre in legge le iniziative del Governo con ben 61 leggi sulle 68 approvate (90%). Ancora più chiaro il raffronto delle percentuali relative ai Ddl divenuti legge sulla base dei soggetti che li hanno proposti: quelli presentati dal popolo, dalle Regioni e dal CNEL totalizzano, pari merito, lo 0%; i dati sottolineano che le proposte avanzate da Regioni (21) e cittadini (12) non sono mai state prese in considerazione.


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