Mondo

Crisi, l’aut aut di Confindustria

Appello della Marcegaglia: o si fanno le riforme oppure la recessione durerà 5 anni. Intanto aumentano gli interrogativi sul destino degli stabilimenti italiani della Fiat

di Stefano Arduini

«Riforme o niente ripresa». Il numero uno della Confindustria Emma Marcegaglia lancia il suo diktat. Tremonti risponde mentre Berlusconi incontra Marchionne. La crisi torna il prima pagina sui giornali in edicola oggi.



“«Riforme o niente ripresa»”, tuona la Marcegaglia e per il CORRIERE DELLA SERA vale l’apertura dell’edizione di oggi. Il presidente di Confindustria: «Senza riforme ci vorranno 5 anni per far tornare l’economia al livello pre-crisi». Confindustria stima anche in un milione i posti di lavoro a rischio entro il primo trimestre 2010. Più ottimista il ministro dell’Economia Tremonti: l’economia non peggiorerà, scende la velocità di utilizzo della cassa integrazione. Replica la leader degli imprenditori: «Qualche segnale di crescita c’è, il nostro centro studi ha stimato nel 2010 un + 0,7%, ma parlando con gli industriali prevale una situazione pesante con fatturati in calo del 40/50%». Questi i desiderata di Viale dell’Astronomia: sburocratizzazione delle imprese, potenziamento delle infrastrutture, allineamento del capitale umano alla scolarizzazione media europea e liberalizzazioni. Sul tema il CORRIERE  apre due focus. Fiat e Obama. Ieri a palazzo Chigi Berlusconi ha incontrato Marchionne. Una nota dell’azienda ha chiarito che la Fiat cambierà linee produttive a Pomigliano d’Arco, cui, dopo il 2010, verranno assegnati nuovi modelli e a Termini Imerese, dove dal 2011 si produrrà altro, non più automobili. Intanto nel voto per le rappresentanze delle Rsu di Mirafiori perde ancora consensi la Fiom-Cgil (8 delegati, erano 11), mentre sale l’Ugl (5 delegati al posto di 4). Massimo Gaggi, partendo dalla prima pagina “I tempi (stretti) di Obama” guarda agli Stati uniti: «Costretto da una corsa contro il tempo per varare le riforme prima che la crisi eroda il sostegno del quale ancora gode, Obama rischia di diventare troppo populista e di cedere all’ossessione del centralismo: misure calibratissime per minimizzare la vulnerabilità ad attacchi di destra e da sinistra, ma che rischiano di rivelarsi, alla prova dei fatti, poco efficaci». Ieri – riporta il quotidiano – il New York Times criticava Obama per aver varato una riforma dei controlli sui mercato finanziari molto meno radicale e coraggiosa di quella imposta da Franklin Delano Roosvelt negli anni Trenta del secolo scorso.

“Fiat: restiamo italiani ma il governo ci aiuti Marcegaglia: riforme o la ripresa si allontana”: è la foto notizia di LA REPUBBLICA (il titolone è riservato a Berlusconi: “Bari, altre ragazze nell’inchiesta”). I servizi alle pagine 8 e 9. “La Fiat non chiuderà in Italia ma chiede aiuto al governo”. Un vertice a Palazzo Chigi per illustrare al premier il piano Fiat: continuità negli stabilimenti italiani, ma tagli alla capacità produttiva (via l’auto da Termini Imerese, dove dal 2011 ci sarà un cambio di produzione). Tagli anche a Pomigliano (ma forse è una riduzione momentanea; per ora la 147 sarà costruita a Cassino). Marchionne propone eco inventivi e finanziamenti alla ricerca sulle auto a basso impatto ambientale. Scajola presente all’incontro: «Istituiremo tre tavoli di confronto con le regioni, i sindacati e l’azienda. Il primo affronterà gli andamenti di mercato e i riflessi sull’occupazione. Il secondo sarà dedicato alla ricerca e il terzo alla componentistica». I sindacati giudicano interlocutorio l’incontro e dicono no alla chiusura a Termini. Da segnalare l’intervento di Sergio Marchionne, ad Fiat: “Sognando l’auto europea” (è una sintesi di quanto ha detto a Palazzo Chigi). Due i problemi del settore automobilistico, secondo Marchionne: l’eccesso di produzione rispetto alla capacità del mercato di assorbire le auto costruite; l’eccesso di regolamentazione che fa lievitare i costi di produzione (già oggi 80 direttive europee e quasi 120 regolamenti internazionali per i veicoli). Ovviamente difende la scelta di Fiat di allearsi con Chrysler: l’azienda, scrive Marchionne, «sta facendo e farà tutto ciò che è in suo potere per reagire alle difficoltà, per limitare al massimo le conseguenze sulle persone. Ma i tempi sono stretti …». C’è bisogno di unità d’intenti: «Azioni di conflitto immotivate regalano solo occasioni d’oro alla concorrenza». A pagina 9, “Confindustria, previsioni nere sulla crisi «In due anni un milione di posti in meno»”. Secondo l’associazione degli industriali il tasso di disoccupazione raggiungerà quest’anno l’8,9% per sfiorare il 10% nel 2010. Il Pil sarà a -4,9%. L’emergenza non è finita, insomma, e la ripresa sarà lenta e impegnativa. Da qui, scrive Roberto Mania, l’appello della Marcegaglia al governo a fare presto le riforme. Tre le priorità, detassare gli utili reinvestiti, rilanciare il credito d’imposta per chi investe in innovazione, aprire subito i piccoli cantieri.

“Marcegaglia: riforme ora o ripresa solo tra 5 anni”: è questo l’aut aut al governo della presidente di Confindustria cui ovviamente il SOLE24ORE dedica la prima pagina. Nessuna illusione, piano con l’ottimismo: “La crisi costerà un milione di posti”, ha detto ancora Marcegaglia, per la quale quest’anno il Pil crollerà del 4,9% e solo nel 2010 ci sarà un timido +0,7%. Cosa serve allora per invertire la tendenza? Semplice: «un ambiente più competitivo che solo un mix di politiche strutturali convergenti può garantire» agendo su «liberalizzazioni, semplificazione amministrativa, miglioramento dell’istruzione e potenziamento delle infrastrutture». Solo?, verrebbe da dire. Ma gli industriali sono determinati, certi che «queste riforme potrebbero consentire una maggiore crescita del Pil del 30% in vent’anni». Sulla questione Fiat, che segue immediatamente nell’impaginato, titoli e articoli improntati all’ottimismo: “Marchionne, radici italiane per Fiat” è la promessa dell’ad, che incassa i complimenti – lui dice – addirittura di Obama per le auto a basse emissioni e del ministro Sacconi che definisce il suo piano sugli stabilimenti «credibile».

LA STAMPA apre su Fiat, ovviamente, riportando nel titolo le parole di Sergio Marchionne “Fiat terrà le radici italiane. Ma ognuno rispetti i patti”. Alle pagine 2-3 gli esiti dell’incontro ieri a Palazzo Chigi tra Fiat, sindacati e governo (Fiat, in Italia ristruttura ma non chiude”) e le parole di Emma Marcegaglia (“Dal 2010 ripresa faticosa”). Nessun editoriale o commento,  LA STAMPA pubblica direttamente uno stralcio dell’intervento di Marchionne ieri a Palazzo Chigi (“È in gioco il futuro del paese”), dove dice tra l’altro: «Se una società liberale deve durare nel tempo, è nel suo interesse sostenere coloro che sono colpiti dalle conseguenze causate dai movimenti del mercato. È necessario dare sostegno a queste persone, in modo da permettere loro di trovare un nuovo lavoro e mantenerle integrate nella società»

Anche su ITALIA OGGI Emma Marcegaglia non sottovaluta i dati occupazionali ed economici e avverte:«Senza riforme ci vorranno cinque anni per uscire dalla crisi». La sua ricetta, liberalizzazione e meno burocrazia, e una panoramica sui dati economici dell’economia italiana,nell’articolo “Riforme subito o 5 anni di crisi”.
Tra le riforme strutturali, il presidente di Confindustria ha elencato «la burocratizzazione, la riforma dell’istruzione, la legalità soprattutto nel mezzogiorno, le liberalizzazioni e la riforma del processo civile». Inoltre ha osservato Emma Marcegaglia, «Abbiamo chiesto interventi a favore degli investimenti in nuove tecnologie: in un momento come questo, chiediamo che chi continua a fare il proprio mestiere sia supportato da uno sgravo fiscale».Nell’articolo, che è pubblicato nella sezione Economica e Politica, anche un botta e risposta di commento dei politici. Per Franceschini:«Sarebbe intollerabile che il governo continuasse a girare la testa dall’altra parte, a non mettere in campo subito riforme strutturai». Per Maurizio Gasparri invece:«Apprezziamo il nuovo invito della Marcegaglia a spingere l’acceleratore sulle riforme,ma ricordiamo che quelle finora fatte e le azioni avviate per fronteggiare la crisi, il governo e la maggioranza le hanno presi da soli, contro un’opposizione disfattista».
 
Il GIORNALE dedica alla vicenda Fiat  due pagine intitolate “Le sfide del Lingotto”.  Da una parte Marchionne dice «Le radici del gruppo devono restare in Italia. È un’impresa possibile ma ognuno si assuma le sue responsabilità. Ci vuole uno sforzo comune» e dall’altra il Premier risponde «Governo vicino ai lavoratori. Gli impianti resteranno in Italia». Ma i sindacati suonano l’allarme: «Garanzie sulle risorse». Per i sindacati parla Antonino Regazzi, della Uil che considera «Il mercato dell’auto è cresciuto e la Fiat ha diminuito la produzione. Nel 2008 in Italia sono state prodotte  650 mila vetture in Polonia 800mila.  Se in alcuni stabilimenti c’è cig e in altri si fanno gli straordinari siamo pronti a contribuire a gestire questa contraddizione. Che senso ha dare gli incentivi da parte del governo e delle Regioni e poi produrre all’estero?  Bisogna  sostenere l’occupazione e creare ricchezza qui». L’altra questione riguarda l’Europa. IL GIORNALE sottolinea le parole di Scajola: «Il Governo intende  farsi interprete di politiche  che favoriscono i consumi  senza creare distorsioni  della concorrenza. I maxi prestiti come quello tedesco a Opel  non devono, secondo Scajola,  trasformarsi in scelte protezionistiche  che portano a crisi ancora più gravi». IL GIORNALE  rivela poi che la sinergia con Chrysler per Fiat significa un gran vantaggio. Alessio Ribaldo scrive: «Consentirà a Torino di sfruttare le tecnologie ibride, beneficerà  dell’avanzato stato dei prototipi americani di auto elettriche  che la casa Usa ha già realizzato e che potrebbe  produrre l’anno prossimo. Chrysler potrà sfruttare le piattaforme e i sistemi italiani  a basso inquinamento».

“«In aumento i senza lavoro». Fiat: si cambia, non si chiude” è lo strillo di AVVENIRE in prima, con le pagine 6, 7 e 8 dedicate all’argomento. Marchionne fra l’incudine e il martello, ossia fra l’esigenza dio razionalizzare la produzione e quella di mantenere l’occupazione. Pietro Saccò firma il pezzo di cronaca, riportando i passaggi salienti delle 17 pagine dell’a.d. Fiat («Non si può immaginare una Fiat senza forti radici in Italia… E questa è una sfida alla nostra portata», una fotografia «realistica (e quindi preoccupante)» del settore auto, le assicurazioni relative al fatto che «Stiamo gestendo una situazione drammatica in maniera responsabile… Ma tutti gli sforzi che abbiamo fatto finora non sono più sufficienti», lo spirito costruttivo dei sindacati e la disponibilità del governo a dare una mano). Dall’altra parte, le reazioni degli operai e delle amministrazioni locali al futuro incerto dello stabilimento di Termini Imerese. Tanto l’assessore regionale all’Industria, Marco Venturi, quanto il sindaco Salvatore Burrafato, affermano in una nota congiunta la necessità «che lo stabilimento vada adeguatamente rilanciato». Cauto il giudizio di Cgil e e Uil, mentre la Fiom promette battaglia: «noi inizieremo la lotta da subito, è inutile aspettare». Contraria alla riconversione dello stabilimento siciliano anche l’opposizione. Sullo sfondo l’appello della Marcegalia a imboccare la via delle riforme, senza delle quali la ripresa dell’Italia sarà più lenta che nel resto del mondo e il Belpaese impiegherà almeno 5 anni per tornare ai livelli di ricchezza del 2007 (“Lavoro, la crisi in Italia costa un 1 milione di posti”). Quindi, l’invito ad agire subito. Pena la perdita di una parte produttiva del Paese. Segue una descrizione dettagliata del rapporto del Centro studi di Confidustria.

Il MANIFESTO apre sul “night della Repubblica”. «La grande crisi. Un milione di disoccupati in più», titola IL MANIFESTO. Doppia pagina che riunisce dati e materiali vari sulla crisi, pressoché senza commento. Si va da Confindustria, che dice che il 2009 «sarà un disastro» e «ci vorranno cinque anni per tornare ai livelli produttivi pre-crisi» a Marchionne che «tutti gli sforzi che Fiat ha fatto non sono sufficienti». A margine i dati su turismo e made in Italy: un’inchiesta Cgil dice che il turismo nelle città d’arte italiane è a -7%, con investimenti scesi a 39 miliardi di euro (la Spagna è a 70), mentre i dati Istat parlano di esportazioni calati del 26% nei primi quattro mesi del 2009.



E inoltre sui giornali di oggi:


BERLUSCONEIDE
AVVENIRE – Per quanto riguarda le indiscrezioni «su possibili governissimi», al termine della riunione Fiat, Berlusconi cerca di spazzare via le voci: «Non date retta ai “rumors” che girano su Tremonti e Draghi», quali possibili alternative al premier in carica. In un editoriale in seconda pagina, Gianfranco Marcelli definisce «inquietante, che il capo del governo debba chiudere una riunione di lavoro… Preoccupandosi di sgombrare il campo da indiscrezioni che riguardano la sua personale tenuta». Tanto più che il fiume di notizie, pettegolezzi, rivelazioni non sembra volersi arrestare, e il caso barese è l’ennesimo «ad abbattersi su un’opinione pubblica sempre più frastornata». Chi sostiene l’inattaccabilità del premier garantisce che l’ondata di fango finirà all’indomani dei ballottaggi alla fine del G8. Ma emerge la «percezione di un disagio sempre meno sopportabile in chi, dall’esterno, assiste a una battaglia durissima in uno scenario ai più incomprensibile». Proprio per questo clima di smarrimento crescente, sostiene Marcelli, è lecito domandarsi se Berlusconi abbia finora scelto la linea di resistenza migliore. «Il punto centrale, ci sembra, è la necessità di arrivare il più presto possibile a un chiarimento sufficiente a sgomberare il terreno agli interrogativi più pressanti, che non vengono solo dagli avversari politici ma anche da una parte di opinione pubblica non pregiudizialmente avversa al premier». 


MINORI
CORRIERE DELLA SERA – Il Comune di Milano vuole il divieto totale degli acquisti di alcolici da parte dei minorenni. L’assessore Landi di Chiavenna: «Una nostra ricerca dice che il 40% dei 15enni milanesi ha già vissuto l’esperienza di almeno una sbronza». Il 50% degli inetrventi della Cri al venerdì e sabato sera è per soccorrere ragazzini cotte di Caipirinhe e Negroni. Soddisfatto il Moige: «il provvedimento dimostra grande sensibilità sociale». Perplesso don Rigoldi: «Non serve la tolleranza zero».
 

SICUREZZA
LA REPUBBLICA – “Roma, la Capitale violenta” è il titolo che apre le pagine locali del quotidiano diretto da Ezio Mauro. Si riferisce  a due episodi particolarmente gravi avvenuti ieri. Un raid in un bar gestito da un bengalese (15 uomini sono arrivati con mazze e l’hanno sfasciato), dei vigili presi a martellate nel corso di un controllo antiabusivi in un mercato rionale, una giovane donna aggredita, picchiata selvaggiamente e derubata. Fatti delle periferie che avvengono in modo ormai ricorrente.


TECNOLOGIE
SOLE24ORE – “Le famiglie Usa spengono la tv”: interessante pezzullo su un trend in vigore negli Stati Uniti, dove è già realtà lo switch verso il digitale di cui in Italia stiamo avendo i primi assaggi. Un passaggio epocale che interessa milioni di americani, ma tra questi sono tantissimi (2,5 milioni di famiglie) quelli che non si sono ancora collegati al nuovo segnale. «C’è stato qualche problema tecnico? O si tratta di cittadini che hanno scelto di togliere la tv dal salotto, magari per vivere solo di internet e dvd?», chiede il SOLE. Una questione di capitale importanza che troverà la sua risposta tra qualche giorno, quando si sbloccheranno le erogazioni dei contributi chiesti dai cittadini per cambiare apparecchio (40 dollari a testa). Se saranno in pochi a voler cambiare tv, i broadcaster dovranno far fronte a una situazione senza precedenti.


ABORTO
IL GIORNALE – “In Spagna aborto libero a 16 anni. I vescovi: Cattolici, non votate” è il titolo della notizia  dl disegno di legge che permette alle adolescenti l’interruzione di gravidanza senza il parere dei genitori.  Da Madrid Davide Mattei riporta le proteste in corso  soprattutto da parte dei cattolici.


BIOETICA
AVVENIRE –  “«Disabili e malati. Dignità umana fuori discussione»”. Un pezzo sull’intervento di Eva Kittay, docente di filosofia alla Stony Brook University di New York, al convegno di ieri su «Etica, disabilità e giustizia», organizzati dal Centro di Bioetica della Cattolica e della Fondazione Irccs Istituto neurologico Carlo Besta.


ASSOCIAZIONI
AVVENIRE – “Dalla parte dei genitori” (inserto di Milano). Genitori in prima linea a Milano per una città a misura di bambini e ragazzi. Un focus sulle iniziative e le associazioni che supportano le famiglie con figli nell’affrontare le difficoltà di una metropoli, prime fra tutte il disagio giovanile, quindi, un affondo su L’Amico Charly (per aiutare i genitori con “figli a rischio”); e la multicularalità, con la onlus CeliMondo (per l’educazione alla mondialità).


RIFUGIATI
LA STAMPA – Dalla prima e poi a pagina 16 Francesco Grignetti racconta la storia di Salvatore Cancemi, comandante del peschereccio Twenty Two, oggi, nell’ambito della Giornata mondiale del rifugiato, consegneranno a Cancemi il premio «Per mare. Al coraggio di chi salva vite umane». Il 28 novembre scorso ha salvato 300 clandestini da un naufragio sicuro a Lampedusa. «Il peschereccio Twenty Two era appena entrato in porto. “Ci eravamo riparati perché il mare si era fatto davvero grosso”, racconta il comandante Salvatore Cancemi. Arrivò trafelato il responsabile della Capitaneria di Porto. C’è da salvare della gente in mare – mi dice -, voi ve la sentite? Certo. Chiamo in coperta l’equipaggio. Ci guardiamo in faccia. Siamo tutti d’accordo. E si esce. Noi pescatori eravamo in undici, quattro quelli della Capitaneria. Ma il mare era cattivo. Uh, se era cattivo”. (…) “Erano trecento anime su una carretta. Urlavano. Piangevano. Ti tendevano le mani. Ma io non sapevo come portarli a bordo. Di avvicinarci, neanche a parlare». Il peschereccio gira attorno ai naufraghi a lungo. «Gli urlavo che dovevano avvicinarsi loro. Ma gli scafisti a quel punto facevano finta di essere normali clandestini. Dopo ci hanno raccontato che quelli li minacciavano: “Ti ammazzo se fai capire che sono scafista”. Insomma, la barchetta non la governava più nessuno”».

AVVENIRE – La prima pagina di Agorà è dedicata alla giornata del rifugiato: “Rifugiati, la vita ricomincia con un pallone”. Negli Usa, il paese di Clarkston, piccolo centro della Georgia (il cui motto è «una città piccola ma dal cuorE grande»), è divenuto per decreto governativo punto di raccolta per i profughi di mezzo mondo. E qui l’integrazione passa per una squadra di calcio. Un caso raccontati dal giovane giornalista d’assalto Warren St John nel suo libro “Rifugiati Footbal Club” (Ed. Neri Pozza), in libreria dal 25 giugno.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA