Non profit
PREVIDENZA. Fondi pensioni: barcollano ma non crollano
Presentato oggi a Roma il rapporto annuale sulla previdenza complementare in Italia
di Redazione
di Costantino Coros
La previdenza complementare ha le spalle grosse. Nonostante l’urto della crisi ha tenuto le posizioni. Questo è in estrema sintesi quanto è emerso dall’annuale relazione sull’attività della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (Covip) e lo stato della previdenza complementare in Italia, presentati questa mattina a Roma nei saloni del Palazzo della Cancelleria.
Un calo contenuto
A marzo 2009 sono 4,9 milioni gli iscritti alle forme pensionistiche complementari, 50% in più rispetto al periodo precedente la riforma delle pensioni (del gennaio 2007). Non ci sono però solo luci, anche qualche ombra caratterizza questo settore. Infatti, a gennaio 2008, complice la crisi finanziaria, la Covip ha registrato un calo delle adesioni, incassando solo un 6% d’incremento. Scendendo nel dettaglio, le adesioni alla previdenza complementare sono pari al 26% del totale dei lavoratori dipendenti del settore privato, corrispondono al 18% le adesioni nel lavoro autonomo, mentre il fanalino di coda sono quelle del settore pubblico, praticamente assente ad eccezione della scuola. Le categorie e gli ambiti dove la previdenza complementare soffre di più sono: i giovani, le donne, i lavoratori autonomi, le piccole imprese e le regioni del Sud.
Il futuro della previdenza
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenuto nel corso della presentazione ha detto che: «il Governo considera la previdenza complementare come un importante pilastro per creare il nuovo welfare prospettato nel Libro Bianco, basato sulle opportunità e sulla responsabilità». Ha aggiunto anche, che per garantire maggiore trasparenza è allo studio l’introduzione della cosiddetta “busta arancione” la quale conterrà, per ogni singolo contribuente, i dati sull’andamento dei contributi versati. Sempre secondo Sacconi: «bisogna rendere il sistema più flessibile, ipotizzando, per esempio, l’introduzione di forme di reversibilità o portabilità dei vari fondi. Inoltre», ha concluso il Ministro, «i fondi dovranno essere gestiti con sobrietà e i consigli d’amministrazione e i collegi dei revisori dei conti dovranno essere composti da persone molto competenti».
Lavoro incerto e fondi pensioni non vanno a braccetto
L’andamento altalenante del mercato del lavoro aggiunge elementi di difficoltà nel mantenere continuità contributiva. La Covip avverte che questo aspetto rischia di generare una frattura sociale che deve però essere necessariamente sanata.
Senza fondi la vecchiaia sarà amara
Secondo Antonio Finocchiaro, nuovo presidente della Covip: «i fondi pensione complementari rappresentano comunque l’assicurazione per vivere una serena vecchiaia». Infatti, secondo le considerazione contenute nella relazione, nel lungo termine, il sistema pubblico potrebbe non risultare in equilibrio, quindi la pensione integrativa rappresenta una necessità, soprattutto per i giovani. La relazione Covip si spinge più in là e avverte che: «i fondi pensione possono alimentare il processo di produzione e contribuire allo sviluppo del Paese, attraverso finanziamenti per le infrastrutture, per i piani di sviluppo regionali e per investimenti ad alto contenuto tecnologico».
La proposta
Per il presidente della Covip si potrebbe introdurre il life cycle. Si tratta di un meccanismo che consente di modificare l’investimento dei fondi in base all’età del sottoscrittore, con meno rischi quando ci si avvicina all’età della pensione, senza compromettere, per i più giovani, la possibilità nel lungo periodo di ottenere rendimenti più alti.
Una campagna per sensibilizzare
A dieci anni dal varo della riforma c’è ancora scarsa conoscenza della previdenza complementare. La Covip sta valutando una seconda campagna mediatica per colmare questo vuoto.
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