Draghi di fuoco. Invece che attaccarlo come capofila del disegno “eversivo” contro il governo, dovrebbero fargli un monumento. Il sistema bancario italiano non è mai stato debole come oggi. Eppure è stato quello meno toccato (o tramortito, dipende dai punti di vista) dalla crisi finanziaria. Invece eccoli lì, tutti più o meno con il cappello in mano, ai piedi del potere politico. Unicredit devitalizzata, Intesa a far cordate tricolori per Alitalia, Mps tramortita, la PopoMilano a Ponzellini, le popolari in ordine sparso e, con il sistema di credito cooperativo, ad aspettare tremanti cosa può venire di male dall’Europa.
Draghi International. Invece no. Invece che ringraziare sono lì a temere. Già, non basta un sistema bancario asservito alla politica. Temono le relazioni internazionali del governatore, la sua capacità di tessere la tela globale e mietere successi laddove loro ottengono, quando va bene, solo disinteresse… Si teme Draghi a Palazzo Chigi. Sarebbe come immaginare che Geronzi possa puntare al ministero delle Pari opportunità.
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